Yara e la strage degli innocenti

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Lo chiamiamo (seppur stancamente) “presunto” perché, in quanto giuridicamente assoggettabile a tre gradi di giudizio, si potrà proclamare ufficialmente assassino solo con sentenza definitiva.  Sicché è per noi doveroso, partendo da tale principale assunto, informare, trasmettere, comunicare i reali «chi, che cosa, quando, dove e perché» del fatto di cronaca.
Nel fatto particolarmente mostruoso perché è toccato alla giovanissima Yara essere protagonista nel modo più atroce per mano d’umano essere, abbiamo dovuto attendere tre anni abbondanti per conoscere il “chi” (per quanto presunto con buona pace del “politicamente corretto”). I «che cosa, quando, dove e perché» da mo’ sembrano già scontati e archiviati e dunque già comunicati e trasmessi in onore del dovere e diritto di informare. Ma non è così vero. Forse solo i “che cosa, quando e dove” sono esaurienti, ma il perché non è ancora dato sapere.

In ogni caso, per quanto riguarda il “chi” (presumibilmente presunto) siamo certi di non aver agito secondo i sacri dettami della nostra deontologia così severa in fatto di privacy, diritto all’oblio per non parlare poi di tutto ciò che riguarda il supremo diritto dei minori a essere protetti nel massimo rispetto.

Non appartiene al diritto di cronaca svelare il DNA di ciascuno o anche solo per qualcuno di noi. Eppure del presunto carnefice di Yara siamo prima di tutto riusciti consegnare alla gogna più spietata suoi ascendenti e discendenti arrivando persino al punto di consegnare alle colonne infami titoli sul tipo “sì, il presunto è figlio illegittimo!” distruggendo così in un colpo solo madri, padri, fratelli, nipoti appartenenti a innocenti famiglie.


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