Vince la casta delle regioni. Il caffè del 21 Giugno

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Sole24Ore e Corriere della Sera aprono con le semplificazioni fiscali. Dal 2015 il modello 730 sarà precompilato, si dovrebbe chiudere “l’epoca delle tasse fai da te, dei conti e controlli temendo l’errore”. Il Sole tuttavia precisa che si potrà parlare di “Fisco amico solo quando caleranno le tasse”. E il Corriere, quasi a mortificare gli entusiasmi, racconta “lo scontro segreto con il partito dei burocrati” che avrebbe costretto il premier a cedere sul pensionamento di magistrati e di alti burocrati, a non ridurre gli onorari dei 347 avvocati dello Stato (vorrei sapere se la prenderanno, invece, in saccoccia gli avvocati del Comune, che non hanno santi in paradiso). Insomma per Verderami “Renzi deve fare ora i conti con il temibile «partito dello Stato». Che non ha voti, ma sa come mettere veti”.

Per il Giornale si “Riapre la caccia a Berlusconi”. La sentenza d’appello per il processo Ruby è attesa per il 18 luglio, e prima arriveranno al Giudice di Sorveglianza, le frasi contro i magistrati pronunciate dal condannato davanti al tribunale di Napoli. C’è la possibilità che venga revocato a Berlusconi il beneficio dei servizi sociali e che venga, per di più. accusato di “oltraggio alla corte”. La gamba del tavolo delle riforme è, dunque, zoppa e torna a chiedere “rispetto”.

“Il senato dei cento, ecco la riforma, torna l’immunità”, scrive non senza enfasi la Repubblica. “Primo voto entro luglio”, promette la Stampa. Gli emendamenti dei relatori, Anna Finocchiaro e Roberto Calderoli, depositati ieri in commissione, disegnano -diciamolo subito- una riforma assai diversa da quella prevista dal testo Boschi e giudicata il 6 maggio non negoziabile, così da giustificare la destituzione di due commissari, cosa inaudita in 70 anni.

Innanzitutto la camera alta si chiamerà  “Senato della Repubblica” e non “delle autonomie”. Il numero dei componenti, 100, è preso dal testo Chiti. Le competenze sono accresciute. È scomparsa l’idea balzana del “Senato dopo lavoro”: pare di capire che i cento saranno senatori a tempo pieno e pagati per questo.

Coraggio dice, con sense of humor,  Vannino Chiti a pagina 3 di Repubblica: ancora un piccolo sforzo, recuperiamo in aula l’elezione diretta insieme ai consigli regionali, e saremo molto vicini al mio testo, fino a ieri considerato una sfida.

Renzi però ha un’altra gatta da pelare. Calderoli, l’uomo che il 6 maggio mandò in minoranza Boschi e Finocchiaro e presentò poi oltre 3mila emendamenti, si presenta ora come il vero vincitore della battaglia del Senato.

La presenza dei sindaci, così cara ai consiglieri del premier, ridotta a un orpello, la Casta delle delle Regioni molto rafforzata. Gli emendamenti Calderoli hanno edulcorato la riforma del titolo quinto e confidato ai Consigli Regionali il compito di eleggere 95 dei 100 senatori (gli altri 5 restano carico del Presidente della Repubblica). Si capisce il tripudio di Calderoli, tanto che Renzi è costretto a riesumare contro di lui l’anatema già sperimentato con Mineo. “Ha bisogno di visibilità, faccia pure”. Poi dettagli di quel che gli resta in mano: i senatori saranno come sindaci, “Infrastrutture, energia, commercio con l’estero, turismo che tornano alla struttura centrale”. Contento lui!

Resta che il nuovo Senato non sarà il Bundesrat (tanto poco le regioni somigliano ai laender) né il Sénat francese, eletto da 165mila grandi elettori invece che da mille e cento. Ma il punto dolente è ancora un altro. Se resterà l’impianto della legge elettorale maggioritaria, approvata in prima lettura dalla Camera, una legge che non prevede né collegio uninominale né voto di preferenza, con tre soglie di sbarramento per far fuori i partiti minori e un premio generoso alle coalizioni impossibili, l’Italia diverrà il paese europeo in cui un Governo, scelto da una minoranza degli elettori in nome della governabilità, avrà i poteri più ampi sulla Costituzione e le nomine degli istituti di garanzia. Dal vecchio bicameralismo perfetto, passeremo a una cogestione Governo Centrale – Governi Regionali.

Però Renzi è un sincero democratico e non ne approfitterà! Vero. Ma se un giorno gli italiani si distraessero (stava succedendo con Grillo) e per un pelo vincesse le elezioni un italico mister Farage o un clone di madame Le Pen?

Da corradinomineo.it


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