Rai: con i soldi di tutti, pagata la campagna elettorale di pochi

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L’8 maggio scorso, il TG1 delle ore 20.00 ha trasmesso una intervista a Silvio Berlusconi della durata di 2 minuti e 22 secondiIl leader di Forza Italia ha potuto usufruire di un mega spot per riproporre ai telespettatori i soliti temi della sua propaganda elettorale. Facciamo finta, per un attimo, che l’intervistato non sia uno condannato in via definitiva per frode fiscale ai danni dello Stato e concentriamoci, invece, sul ruolo della RAI in questa campagna elettorale. Secondo i dati di ascolto dell’Auditel, a guardare il TG1 dell’8 maggio ci sono stati mediamente 4.559.662 telespettatori. Se Berlusconi avesse dovuto pagare lo spazio di tempo che gli è stato concesso dal TG1 per la sua intervista-spot, avrebbe dovuto sborsare alla Rai non meno di 142.000 euro. Ovviamente sarebbe paradossale, oltre che lesivo di ogni principio democratico nonché dell’autonomia giornalistica e della libertà di informazione, stabilire la regola che nei programmi di informazione si ha diritto di parola soltanto se si paga. Significherebbe che può parlare solo chi se lo può permettere. Verrebbe, cioè, sancita una discriminazione contro ogni principio costituzionale di parità di accesso e di trattamento per tutte le forze politiche. Quando, però, la discriminazione avviene lo stesso, e i soggetti politici che se ne avvantaggiano non pagano nemmeno una lira, allora il riferimento a quanto costano 2 minuti e 22 secondi concessi a Berlusconi in prima serata non è, poi, così peregrino. Serve a mettere in evidenza che con i soldi di tutti – il canone RAI – viene “pagata” la campagna elettorale di pochi. E’ quello che accade sotto i nostri occhi tutti i giorni in tutte le edizioni dei Tg e nei giornali radio della RAI, dove solo Renzi, Berlusconi e Grillo godono del privilegio di far conoscere le loro opinioni ai milioni di telespettatori che guardano la TV .
In un esposto all’ Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, che anziché vigilare sembra sprofondata in un sonno profondo, la lista “L’altra Europa con Tsipras” ha fornito dati molto illuminanti.
Secondo i dati elaborati dall’Osservatorio di Pavia, nel periodo che va dal 19 marzo al 15 maggio 2014, tutti i Telegiornali RAI del prime time hanno trasmesso dichiarazioni in voce di esponenti politici e istituzionali per un tempo complessivo di parola di 442 minuti e 28 secondi; il 27,8 % di tale tempo complessivo è stato attribuito soprattutto al Presidente del Consiglio e a esponenti del Governo; il 25,9 % è stato attribuito al PD e ai partiti che appoggiano il Governo; il 14,6 % è stato concesso a Forza Italia; mentre il 13,8%, del tempo di parola complessivo è stato attribuito a esponenti del Movimento 5 Stelle.
Alla lista “L’altra Europa con Tsipras” è stato attribuito soltanto lo 0,4% del tempo complessivo che aggiunto al 2,4% di SEL, non arriva nemmeno al 3% .
Evidentemente per la RAI, pagata con i soldi di tutti, il rispetto delle regole della par condicio vale zero e soltanto i soliti noti hanno il diritto di poter rappresentare in tv le loro opinioni.


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