Il suicidio del Mediterraneo

0 0

Se potessi seguire la mia indole, farei il periplo del Mediterraneo, da Gibilterra risalendo la costa spagnola fino a tornare a Gibilterra dalla costa africana, portando con me “Mediterraneo” di Braudel e il trattato politico-teologico di Spinoza (nella foto). Se Braudel mi aiuta a capire dove sono, e cosa voglia dire essere, come sono, “figlio del Mediterraneo”, Spinoza è la lanterna che mi impedisce di cadere nei tranelli che mi tende il mio carattere passionale e impulsivo, e ricordarmi sempre che “le azioni umane non vanno lodate, irrise, detestate, ma capite”. Solo così eviteremo di fraintenderci.

Braudel ci spiega che l’Italia è la cerniera del Mediterraneo, naturale che abbia avuto uno sguardo sia a Oriente sia a Occidente, e che abbia desiderato farlo “suo”, tutto. Il tumulto che avvolge il Mediterraneo, dalla Spagna al Marocco dunque ci riguarda, tutto. Tutti i tumulti mediterranei sono il nostro tumulto. Lo si sappia o no, se ne abbia consapevolezza o no, è così. Ci riguarda il tumulto della riva nord e quello della riva sud, ci riguarda il tumulto al nostro occidente e il tumulto al nostro oriente. Non possiamo salvarci fuori di qui. L’illusione di non essere mediterranei è un’illusione, ma va capita, per forza, non basta dire “pazzi!” E questa illusione giace nella subalternità culturale all’atlantismo, “una sirena” di cui ci siamo innamorati senza poterla possedere. E’ stata una fuga dalla realtà? Forse no, ma come negare che davanti al traino atlantico abbiamo rinunciato al sogno euro mediterraneo, il solo correttivo che ci avrebbe salvato. Presi dall’isteria collettiva dipietrista, abbiamo buttato a mare Moro, Andreotti e Craxi per seguire Agnelli nella impossibile ricerca di un’atlantizzazione dell’Italia. Ed eccoci qua, con Grillo.

L’Italia vive se vive il Mediterraneo, e se lo spazio euro mediterraneo diviene realtà. Ecco perché per noi il dialogo inter religioso non è un’opzione, è la vita. Noi siamo votati all’amicizia tra i tre monoteismi, ma anche alla difesa del suo avvenire in uno spazio cosmopolita, come lo volle Alessandro il Macedone. Non possiamo cedere su questo. Dovrebbe andare da sé. E invece. Guardandoci alle spalle dovremmo chiederci se abbiamo fatto bene a chiudere le porte dell’Unione Europea ai turchi. Erano pronti? Una stato musulmano in associazione all’ Europa? Ecco qua il risultato: abbiamo perso senza combattere, non abbiamo tutelato il nostro interesse negando fondamento alla probabilità che la prospettiva europea avrebbe potuto facilitare la demo islamizzazione dei Fratelli Musulmani di Erdogan, li abbiamo lasciati ad altri orizzonti: altri interessi uguale altre opzioni. Ora i conti a Istanbul si fanno, feroci e tragici, tra Erdogan e Fetullah Gulen, non era meglio se fossero stati fatti tra loro due e Bruxelles?

Il viaggio prosegue, è obbligatorio passare dalla Siria. Qui il viandante è tentato di credere che Spinoza non valga più. Come capire le azioni di Assad? E quelle dei fanatici islamisti che perseguitano la popolazione quasi con pari follia?

Per capire bisogna partire da un dato oggettivo: dalla fine della Nahda, la grande stagione del rinascimento arabo, quel mondo è stato martoriato da due fascismi: quello del nazionalismo deturpato in tirannide e quello dell’Islam deturpato in tirannide. La prima deturpazione ha la sua capitale a Damasco, capitale del nazismo baathista, la seconda a Riyadh, capitale del tetro oscurantismo islamicheggiante saudita. Poi è arrivato il khomeinismo, che ha tentato di fare suoi entrambi i totalitarismi, quello nazionalista e quello islamista, in un geniale mix di entrambi gli orrori. Ora accade che sia proprio a Damasco che i tre morbi si incontrino, si accavallino, si scontrino e si abbraccino, con la possibilità concreta che il qaidismo sia l’utile e orribile idiota che consegna la vittoria al nemico khomeinista.

E’ patetico il nostro tentativo di non capire, salvandoci in Egitto con un nuovo Mubarak, in Siria con l’eterna sacra famiglia, confidando di chiudere gli arabi nella loro bottiglia. C’è poco da fare: non ci stanno, non ci staranno più.
E allora bisogna fare pace con il cervello e distinguere: il nazismo baathista è un’ideologia, si può condannare, si deve condannare. Il khomeinismo è un’ideologia, si può condannare, si deve condannare. Il totalitarismo oscurantista saudita è l’ ideologizzazione di una religione; il totalitarismo va combattuto e condannato, ma la religione va aiuta e curata; condannare una religione identificandola con la malattia che la avvelena non solo è sbagliato ma è anche tragico.

Il problema però è capire per quale motivo noi non vogliamo curare la malattia, ma vogliamo identificare l’Islam con essa. Per due motivi: dai tempi della stipula del patto sauditi-Usa si ritiene utile che il petrolio sia in mano a despoti amici e soprattutto che garantiscano che i proventi non vengano reinvestiti ma depositati nelle banche “occidentali”. Questo creerà sottosviluppo e consentirà un’ arretratezza araba che non creerà competizione, ma ulteriore possibilità di sfruttamento . In prospettiva poi così facendo si eviterà che il Mediterraneo torni ad essere luogo cruciale e vitale del progresso e soprattutto dello sviluppo, a tutto vantaggio del fronte atlantico (che ora guarda all’interlocuzione con il pacifico).

Ecco perché non abbiamo visto milioni di musulmani passare dall’urlo “Dio è più grande ” all’urlo “il popolo vuole”. Il nazismo baathista che ha negato l’individuo e l’universalismo che ne consegue non poteva che rispondere con il suo slogan più naturale: “ammazzateli tutti.” Il khomeinismo invece vuole usare questo disperato baathismo per impossessarsi del suo spazio, arrivare sulle rive del Mediterraneo e gestire con i russi il cuore dell’Eurasia.

Anche le tenebre saudite deturpanti l’Islam vogliono uccidere l’urlo nuovo, per loro eversivo, ma con la sola speranza di sopravvivere. E’ del tutto evidente che mentre il khomeinismo si è costruito con sapienza una fitta rete di complicità (new age, antagonisti, russi, cinesi, chaveziani, lefebvriani) e quindi pur detestato in patria gioca all’attacco all’estero, in Iraq, in Siria, in Libano , i sauditi giocano in difesa; si sentono assaliti, e giustamente, dalla Primavera, dai Fratelli Musulmani, dai qaedisti ovviamente, che vogliono sostituirli a Riyadh, dal tesoro di Gheddafi. Riyadh va dunque costretta a prendere atto che le lancette della storia valgono anche per le moschee della pazzia wahhabita. E per farlo bastava difendere la Primavera. E’ del tutto evidente che un piano Marshall per i paesi del Levante della Primavera, se non l’avessimo respinta, tradita, li avrebbe terrorizzati ma anche coinvolti, con il lucroso guadagno di una direttrice petrolifera verso l’Europa: saudita-siriana-turca. E così il Mediterraneo avrebbe salvato se stesso, e il suo spazio cosmopolita. Invece non abbiamo mosso un dito, lasciando che tutti i mostri della regione (qaedisti, salafiti, khomeinisti, baathisti) si avvantassero sulla Primavera. Che prova a resistere, sola…e da noi pure irrisa.

Tuto questo è evidente. E’ evidente a tutti, tranne che a noi. Perché ci interessa criminalizzare una religione. Ci vuole Spinoza per capire perché? Io, nel mio piccolo, ho indicato due motivi. E proseguo il mio viaggio. Ma da disperato e cocciuto figlio del Mediterraneo però il nostro tradimento di noi stessi non riesco proprio a capirlo. Un tradimento che ci porta a non vedere i barili bomba lanciati sull’inerme popolazione della mediterranea Aleppo. ( E allora, non capire per non capire, voglio fare una domanda non a noi inconsapevoli e ciechi mediterranei, ma agli atlantici: se dovevamo arrivare qui, perchè con Assad non avete trattato 120 o 200mila morti fa? Non era meglio? Io un sospetto ce l’ho, ma per ora lo tengo per me. Tanto il carnefice lo faranno fuori loro, i khomeinisti, interessati alla Siria, non agli Assad… )

http://ilmondodiannibale.globalist.it/Detail_News_Display?ID=94203&typeb=0&Il-suicidio-del-Mediterraneo


Iscriviti alla Newsletter di Articolo21