Una democrazia sempre meno facile

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Di fronte a quel che succede nel nostro Paese c’è davvero da chiedersi come faremo ad andare avanti con le regole attuali. Abbiamo Enrico Letta un presidente del consiglio di notevoli qualità politiche ed umane ma che ha, nella squadra che dirige, personaggi molto discutibili come il vicepresidente Alfano e alcuni ministri che appartengono da sempre alla variopinta  corte dell’uomo di Arcore.

E, nello stesso tempo, le circostanze politiche sono state tali da spingerlo ad innestare una vera e propria marcia di grande rallentamento sul suo governo con i risultati che la maggior parte degli italiani hanno potuto oggettivamente constatare, nel tempo trascorso dall’entrata in scena dell’incontro ministeriale tra  PD e PDL (più Scelta Civica colpita da scissioni sempre più decisive) fino ad oggi e con un traguardo elettorale ancora indeterminato. La situazione del paese – è inutile che facciamo finta di non tenerne conto in parte o del tutto – è tragica perchè chi, come me  ricorda  ancora con stima e rispetto personalità  come Enrico Berlinguer o  Giuseppe Dossetti, che avevano in mente di costruire, con le donne e gli uomini che avevano vicino a sè e che guarderebbero oggi di sicuro con grande disagio e incertezza l’avvenire che ci attende tutti.Come studioso devo confessare di guardare oggi anch’io con notevole incertezza quello che ci attende nei prossimi anni.

Sappiamo tutti che probabilmente, grazie all’azione che le forze di centro-sinistra sapranno esplicare, è probabile – almeno questa resta da sempre la mia speranza – che  riusciremo ad emergere dalla crisi e andare verso la ricostruzione del nostro Paese ma ora è tempo di emergere al più presto (e non lo abbiamo ancora fatto!) da un ventennio, fitto di promesse non mantenute e di populismo trionfante. Soltanto così saremo in grado di superare in maniera positiva  la crisi difficile in cui siamo ancora immersi da ogni punto di vista e andare incontro a un avvenire adeguato alle speranze e ai traguardi che non soltanto i giovani ma anche le più vecchie generazioni, pensavano- prima dell’ultima crisi  di poter raggiungere nei prossimi anni.

Io credo che sia necessario fare in modo che, nei prossimi dieci  anni, la lotta al populismo trionfante come alle mafie, ancora attestate in tutta la penisola con avamposti forti ed efficaci, utilizzino  non soltanto le armi  di polizia e della magistratura ma anche altri mezzi culturali e psicologici necessari  per aver ragione dei metodi molto spregiudicati degli avversari  basati di frequente  sul denaro e sull’uso dei sistemi mafiosi e siano in grado così di poter arrivare alla costruzione di un paese nuovo che possa finalmente render possibile la successione delle giovani generazioni alle più anziane, delle persone meglio dotate a chi non ha le qualità necessarie nè la competenza indispensabile per governare il paese.

Insomma che siano in grado di fare dell’Italia (che resta ancora, malgrado le sue notevoli contraddizioni, uno dei paesi più avanzati del vecchio continente) un paese civile e giusto  nel senso pieno e concreto della parola.Se questo avverrà  e saranno in grado di farlo donne e uomini, giovanni e vecchi che hanno scelto un programma chiaro  di centro-sinistra, allora potremo guardare al futuro  con maggiore speranza di quella che purtroppo, da alcuni anni, ci guida nel nostro lavoro quotidiano, personale o di gruppo.


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