Come si risponde a crimini contro umanità?

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da ilmondodiannibale.globalist.it

Non più schiavi, ma fratelli dei siriani, non possiamo non chiederci: come si risponde ai crimini contro l’umanità?

Dopo anni di torpore, di silenzio assordante, ora si levano molte voci. Non è mai facile pronunciarsi a favore di interventi militari. Ma il silenzio e l’acquiescenza che hanno accompagnato due anni e mezzo di massacri brutali, di pulizia etnica, di bombardamenti spietati di villaggi, città, profughi, è stato facilissimo.

Poche giorni fa è stato perpetrato l’ennesimo crimine contro l’umanità: per qualcuno sarebbero stati i padri, i figli, i cugini delle vittime, cioè gli insorti, a perpetrarlo. Per noi, come dimostrano i cinque giorni di divieto di accesso all’area agli ispettori Onu, è stato il regime familistico guidato dal Sig. Bashar al-Assad.

Oltre centomila vittime non hanno scosso le coscienze: è questo il motivo della diffusione dell’estremismo qaedista prima insesitente in Siria, ma ben pilotato dal regime in Iraq negli anni trascorsi.

Ora noi ci chiediamo: a cosa si riferisce Albert Camus quando dice che l’uomo in rivolta nasce da un no? Lui, prendendo le mosse dall’inizio della storia dell’uomo in rivolta, dice che nasce dal no alla schiavitù. Noi, parlando per noi oggi, diciamo che nasce dal no al sentire il nostro prossimo schiavo, di interessi, di calcoli, di paure, di menefreghismi, di tiranni assassini, ma fratello.
Non più schiavi dei nostri menefreghismi o ideologismi, ma fratelli dei siriani, del popolo siriano. Fratelli del suo anelito alla dignità, non possiamo non chiederci: cari amici, come si risponde ai crimini contro l’umanità?


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