Giornalismo sotto attacco in Italia

Tu quoque Cesare, padre a me!

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di Nadia Redoglia
L’onorevole Cosentino nell’intervista a Repubblica si dichiara schifato. Confida d’essere stato pugnalato, come fece Bruto con Cesare Giulio (da non confondere con Cesaro Gigino: un altro affezionato che l’ha colpito),  ma a parti invertite: è il Cesare che ha pugnalato il “fili mi” (o alla bisogna “mi fili”). A quel Cesare lì, in totale spirito d’abnegazione e devozione (quanto a “incondizionato” non sono pervenuti dispacci d’agenzia) il pugnalato dice d’aver sempre offerto il suo sangue pur di procurargli le migliori liste vincitrici, ma non solo: lo levò da impicci severissimi, lo portò in palmo di mano a tutti i suoi tantissimi estimatori sudisti che, perciò, fornirono al Cesare lo strepitoso successo che ottenne colà. Così è stato ricompensato?!

E mo’? E mo’ tutta l’Italia che  in quel Cesare ha creduto mai e mai crederà, confida, per quanto paradossalmente,  che quel “fili mi”, brutalizzato da demoniaca (non più divina)  commedia, c’abbia preso nell’auspicare la  pena del contrappasso per quel Cesare lì, ovvero che a farlo perdere rovinosamente sarà proprio tutta quella marea di elettori che per troppi anni invece lo fece vincere…


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