La mafia conta sempre

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I rapporti tra mafia e politica vanno oltre la persona e la carriera di Silvio Berlusconi:quest’ultima è quasi alla fine e non è difficile prevedere che non sarà,con ogni probabilità, il vincitore delle prossime elezioni di febbraio 2013 ma  questo non significa che il problema di questi rapporti sia risolto.  Basta seguire lo scontro ambiguo che in questi giorni si svolge tra lo stesso Berlusconi e il suo grande amico senatore Marcello dell’Utri che ripropone la frase e il comportamento che ebbe il cavaliere nelle elezioni del marzo 1994:o andare in parlamento o rischiare(per usare un eufemismo) di andare in carcere.

Dell’Utri ne è convinto alla vigilia del nuovo processo di appello in cui il procuratore generale ha chiesto sette anni per lui e ha parlato di un rapporto lungo trent’anni tra Cosa Nostra e il siciliano amico di Silvio. Del resto,la storia è nota ai pochi studiosi  e giornalisti che hanno analizzato la rapida fortuna imprenditoriale di Berlusconi e Marcello Dell’Utri è stato dall’inizio l’uomo intelligente e fidato che ha fatto da spalla  o qualcosa di più al giovante imprenditore milanese.

Ho scritto tre anni fa una breve  ricostruzione storica di quegli  avvenimenti in un libro Populismo autoritario , pubblicato coraggiosamente dall’editore Dalai, che mi è costato certo l’amicizia  con Laterza( che non volle pubblicarlo malgrado il  contratto )ma. in compenso, l’amicizia di tanti lettori che non avevano mai saputo come fosse nata e avesse avuto un fulmineo successo la carriera politica del padrone di Canale 5. La verità è che la figura di Dell’Utri non si può staccare da quella di Berlusconi e che,senza l’assiduo  lavoro e i rapporti privilegiati,del palermitano,difficilmente il cavaliere sarebbe asceso velocemente alla presidenza del Consiglio già una volta nel ’94 e avrebbe ripetuto poi  l’esperienza nel 2001 e ancora  nel 2008.  Ma, a questo punto le due vite si dividono. Già Berlusconi è in un mare di guai giudiziari e corre il rischio di qualche condanna ma come capo della coalizione di destra(il centro non c’è più da quella parte) potrà ancora per qualche anno evitare di scontare  una  condanna  e,se vivrà ancora a lungo,potrà incorrervi soltanto-verrebbe da scrivere-in articulo mortis.   Differente è la condizione del palermitano che è a un passo da una nuova condanna che, difficilmente, potrebbe essere messa in discussione da un  prevedibile nuovo  ricorso alla corte di Cassazione.  Dell’Utri, da  uomo che conosce i linguaggi adatti parla e non parla,dice e non dice,minaccia e allude ma certo ha bisogno più che mai di una candidatura, anche se capisce che la sua come quella dell’ex sottosegretario Cosentino corrono il rischio di appesantire ancora di più l’immagine di una coalizione. Un cartello elettorale  che potrebbe andare in caduta libera di fronte alla presenza di un’altra destra corretta come quella guidata dal prof. Mario Monti e di fronte a  un bisogno di opposizione alla vecchia classe politica che si respira in tutto il paese,dal Nord al Sud,al di là dei propositi specifici degli elettori che sono ancora piuttosto incerti e ,in qualche  caso,  persino confusi.  Non sappiamo ancora che cosa succederà anche se ormai le liste devono essere presentare e la nebbia avvolge la composizione di quelle del PDL. Vale la pena in ogni caso sottolineare che il sacrificio della candidatura di Dell’Utri, sarebbe difficile e persino pericoloso per l’uomo di Arcore.


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