Gli intenti di Bersani

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Se c’è un terreno su cui il centro-sinistra deve dimostrare subito la sua scelta di fondo e realizzarla nelle prime settimane di governo,questo è quello delle leggi ad personam. Appena andò al potere la prima volta, nella primavera del 1994, Silvio Berlusconi inaugurò quel modo di governare. Ricordiamo tutti il grande conflitto di interessi che si creò per il capo populista del governo tra la sua condizione di grande imprenditore dei media e della pubblicità e quella di politico e decisore della cosa pubblica. E quando uno dei suoi governi successivi cercò di intervenire su quel conflitto,la soluzione non fu nè soddisfacente nè persuasiva.

In quasi vent’anni di egemonia-sia pure con qualche intervallo-le leggi ad personam sono diventate (potremmo dire) un modo di essere e di agire della maggioranza berlusconiana e l’anno ultimo che ha visto Mario Monti presidente del consiglio nel governo tecnico  non ha permesso  in maniera adeguata di  invertire la tendenza. Ci troviamo, quindi, oggi in una situazione politica  in cui è possibile prevedere un’inversione di tendenza e una sconfitta del Berlusconi,ormai disperato e apertamente antieruro=  peista,di qui la necessità di dire con chiarezza quello che vorrà fare il centro-sinistra dopo le elezioni del 24-25 febbraio prossimo.

L’urgenza di ritornare a leggi che valgano per tutti e ristabiliscano nella società le leggi uguali per tutti, secondo il principio costituzionale dell’articolo 3 che non soltanto mette sullo stesso piano tutti i cittadini italiani ma sottolinea anche- al primo comma- che la repubblica si propone di intervenire sulle situazioni di disuguaglianza che si determinano nella realtà è un pilastro da cui non si può prescindere se si vuole realizzare un dettato costituzionale che resta uno dei più avanzati nell’Europa contemporanea.

Accanto a questo proposito,è comparsa nel discorso di Bersani l’espressione che riguarda la patrimoniale tra le tasse da inserire nel programma di governo.

Ora gli italiani sono ancora in gran parte traumatizzati dall’anno ultimo in cui i proprietari anche di un solo appartamento sono stati costretti a pagamenti sproporzionati  a differenza di ricchi e grandi imprenditori che hanno continuato a pagare troppo  poco per le loro rendite finanziarie. L’ingiustizia di un simile sistema fiscale è troppo evidente per dimostrare che va cambiato. Il governo Monti non lo ha fatto ma c’è da sperare che i vincitori delle prossime elezioni politiche lo facciano.

Ma quel che nessuno ha detto finora è che, per cambiare il fisco, è necessario procedere prima a perfezionale l’anagrafe tributaria che impedisca la ancora troppo ampia evasione fiscale che caratterizza il nostro paese rispetto agli altri grandi stati euoropei e occidentali. Quindi o si procede con una riforma strutturale del fisco che faccia pagare un numero maggiore di cittadini e imprese o anche l’introduzione di una patrimoniale ormai necessaria non conseguirà i risultati necessari. Spero che Bersani come gli altri leader del centro-sinistra siano  consapevoli di un problema di fondo come quello indicato e procedano attraverso le tappe indispensabili  in questa direzione.

Ecco possiamo dire che la cancellazione delle troppe leggi ad personam , introdotte negli ultimi vent’anni, e una patri= moniale degna di questo nome siano provvedimenti che un nuovo governo fedele al dettato costituzionale debba proporsi nei primi mesi di attività se vuole ricostruire un paese snervato dal pessimo dominio populista.  


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