Mattarella Presidente. Vincono lo spirito della Costituzione e l’orgoglio dell’antimafia

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“Il mio pensiero va alle difficoltà e alle speranze dei nostri concittadini”. Così, irritualmente, parlò Sergio Mattarella dal salone della Corte Costituzionale davanti ai microfoni e alle telecamere assiepate, quando la Presidente della Camera, Laura Boldrini, gli ha annunciato ufficialmente l’elezione a Capo dello Stato. Esordio promettente, non c’è dubbio, come il suo curriculum attesta di uomo retto, dalla schiena dritta, da sempre in prima linea nella lotta contro la mafia (lui che tenne tra le braccia il fratello Piersanti, giovane presidente della regione Sicilia, ammazzato in un agguato mafioso). Da sempre cultore del diritto costituzionale e difensore dello spirito della nostra Carta fondante della Repubblica. Inviso a quel gruppo di potere politico-affaristico che da 25 anni ha legato Berlusconi agli ambienti ex-socialisti, ex-democristiani e massoni.
Ora lo aspettano giorni difficili, impegno gravosi: dalla riforma costituzionale, avversata da sinistra e da ampi strati degli intellettuali, giuristi e movimenti che da decenni si battono perché la Costituzione non venga stravolta; alla riforma elettorale, dopo che proprio lui aveva riformato il sistema con il meccanismo del “Mattarellum”, poi stravolto dal “Porcellum” leghista-forzista, e da ultimo riportato alle origini grazie ad una sentenza della Corte Costituzionale che lo ha visto protagonista nella decisione. Ma anche il “Fiscal compact”, che da molti settori, specie dai sindacati, viene indicato come il male peggiore che ci stritola nella morsa del rigore europeistico e della esosità dell’imposizione fiscale, acuendo gli effetti della Depressione economica ed occupazionale. E poi la mancanza di una effettiva legge sui conflitti di interessi, la normativa antitrust, l’uso disinvolto e reiterato della decretazione d’urgenza. Insomma, a lui si rivolgeranno le attenzioni e le “suppliche” di quanti finora hanno visto di malavoglia gli accordi scellerati, ma pur sempre segreti, del cosiddetto “Patto del Nazareno”, stretto dal capo del governo Renzi e dall’ex-Cavaliere Berlusconi.
Senz’altro la nomina di Mattarella è una vittoria di Renzi, pressato dalle ventilate ipotesi nel PD di scissione delle varie correnti di sinistra e dal vento caldo dell’Est Mediterraneo, con la vittoria di Syriza, che si va propagando anche in Spagna, in Portogallo e in Francia.
Renzi ha capito, da “animale politico” di razza, che questa poteva essere una via d’uscita dall’angolo in cui lo avevano messo sia le richieste sempre più esose di Berlusconi, sia l’assottigliamento della sua maggioranza interna, oltre alla costante perdita di consensi presso i sondaggi di opinione. Spesso non ci siamo trovati d’accordo con i provvedimenti presi dal suo governo, ma in questa occasione dobbiamo prendere atto che il percorso per l’elezione del dodicesimo Presidente della Repubblica è stato trasparente, ineccepibile e condivisibile, specie nell’indicazione del nome di Mattarella.
Escono sconfitti da questa “battaglia per il Quirinale”, i leghisti con il loro “candidato di bandiera” Feltri e le giaculatorie euroscettiche ed irredentiste, Forza Italia con il loro leader sempre più impensierito dal suo futuro post-rieducativo e dai conti delle società, in vista della bagarre eriditiera patrimonial-familiare, e i Cinque Stelle che sembrano sempre più ululare alla luna, senza accorgersi che anche il loro elettorato sta fuggendo via, diviso tra l’astensionismo critico e il riposizionamento verso qualcosa di nuovo a sinistra sull’esempio di Syriza.
Staremo a vedere come il nuovo Presidente Mattarella affronterà i primi nodi istituzionali. Qualcosa, ovviamente capiremo la settimana prossima dal suo discorso alla nazione, a Camere riunite. Ma certo come Articolo 21 riponiamo molte speranze in un uomo che nel passato si è schierato a difesa dei valori e dei diritti che anche Articolo 21 propugna fin dalla propria nascita.
E’ una giornata speciale, questa di Sabato 31 Gennaio, nel pieno dei “giorni della Merla, quando il freddo si fa più intenso e la neve precipita insolente. I giornalisti italiani, riuniti a congresso a Chianciano, hanno eletto Presidente della FNSI, il sindacato unitario, Santo della Volpe, raffinato inviato speciale di grande spessore umano e professionale. A lui ci lega una storia professionale, sindacale e di amicizia quasi trentennale. Anche lui è un uomo schivo, pacato, ma determinato, che non ha mai piegato la schiena e che non ha mai fatti “sconti” a nessuno. Anche lui, come Mattarella, impegnato nel fronte della lotta alla mafia, con Libera Informazione. Dal 2002 tra i fondatori di Articolo 21, così come alla fine degli anni Ottanta, fu tra gli artefici del Gruppo di Fiesole, il primo movimento trasversale che riformò il sindacato dei giornalisti e pose le basi per cambiare le regole della nostra professione, nei diritti e nei doveri, nel senso di responsabilità e nella difesa dei cittadini, specie dei più indifesi, ad informare ed essere informati.
Da oggi, il nostro paese ha due figure cristalline che potranno essere di esempio anche per le nuove generazioni in questi momenti di crisi dei valori e nell’inverno della cultura. Vi staremo vicini, vi sosterremo e, quando sarà, vi sproneremo, perché la strada è ardua, ma il futuro è nostro.


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