Renzi straparla mentre l’Italia affonda.

0 0

Spread a quota 182. Deflazione –0,2. Cig +7%. Il cavallo non beve. Truccati i numeri del decreto fiscale. Il j’accuse di Boccia

Di Alessandro Cardulli

Renzi sempre più incontenibile. Occupa tutti gli spazi possibili, complice la Rai, ma non scherzano neppure altre reti e i media, i giornaloni i quali annunciano che  non si schierano per quanto riguarda il referendum, parlano un sì e un no, per lor pari sono, ma nelle cronache  della giornata  il sì straborda. Il capo del governo e segretario del Pd ormai  nella mente ha solo il referendum. E’ lui che crea il clima di incertezza. E’ lui che afferma se non vince il sì siamo nella palude. E’ lui che accusa di disfattismo chi osa pronunciarsi, parola molto usata prima della Liberazione e della promulgazione della Costituzione. Verrebbe da dire che lui è il vero gufo, dal momento che ogni volta che parla arriva un dato negativo sulla situazione economica del nostro paese. Il “mercato”, grandi agenzie di affari, grande finanza internazionale che manovra immense quantità di capitali, banchieri d’alto bordo, cenacoli riservati dei capitalisti d’assalto e non, i “poteri forti” che esistono eccome, credono a Renzi Matteo. Come farebbero a non credergli, capo del governo e segretario del Pd? Insomma il gufo è Renzi stesso. Scherziamo, sì ma non troppo. A Renzi gufo si aggiunge Renzi e il suo governo che non esprimono alcun indirizzo di politica economica e sociale  che punti allo sviluppo, alla crescita, creando lavoro, per i giovani in particolare, guardando alle disuguglianze sempre più crescenti, alla fasce di povertà. Il mondo del lavoro per Renzi Matteo e i suoi ministri pare non esistere. Per di più si aggiunge la incapacità dei ministri, neppure una legge, un decreto, sono in grado di elaborare, inviare alle Camere.

Piazza Affari, unica Borsa europea ad andare sotto, chiude a -075

Fantasie nostrane? Ogni giornata ha la sua pena. Il cronista ha, purtroppo diciamo, tanto materiale da sistemare. Ogni giorno ha la sua cruccia. Ieri è stata una giornata tipo. Andiamo per ordine. La giornata parte dalla Borsa. Piazza Affari apre in positivo ma ben presto, unica piazza europea, va in negativo. Chiude a -0,75. Nel frattempo galoppa lo spread, il differenziale fra i nostri bot e i bund tedeschi, tocca quota 182. Non avveniva da due anni. Un segnale chiaro che l’economia non tira. E Renzi che dice? “Se c’è l’incertezza lo spread aumenta. Non è una  minaccia ma una costatazione”. Eccola la “incertezza” dovuta ovviamente ai gufi del no. Quasi che una riforma sbagliata, una manovra pericolosa, pasticciata, sia colpa di chi non l’accetta e non di chi l’ha messa in campo ed ha personalizzato lo scontro, quasi si trattasse di un duello rusticano. Già che c’era il premier si è trasformato pure in mago. Ha consultato la sfera di cristallo e si è aggiudicato i voti di chi non vota. Un gioco di parole? No è proprio così. Parlando di chi non vota, stando perlomeno ai sondaggi, ha detto: “La maggioranza silenziosa sta con noi”.

Trefiletti e Lannutti. Il Paese prigioniero di una profonda fase di stallo

Tace Renzi sulla deflazione che tocca il -0,2 su base annua, 0,1 su base mensile. Segnale netto che l’economia tira, che siamo in una fase di “congelamento”, che la recessione non è superata. “Questi dati – affermano Rosario Trefiletti, presidente di Federconsumatori e  Elio Lannutti, presidente di Adusbef – riproiettano il Paese nella profonda fase di stallo di cui è prigioniero da molto, troppo tempo. Per questo si rende sempre più urgente una vera e propria scossa all’economia, in grado di aprire una nuova fase di sviluppo e di crescita”. Ma il premier da questo orecchio non  ci sente. Eppure è proprio la politica degli annunci, quelli del governo, a provocare danni. Notano  le due associazioni dei consumatori che solo l’annuncio dell’aumento dell’Iva dal 10 al 13% e dell’IVA ordinaria dal 22 al 25% nel 2018 ed al 25,9% dal 2019, ha  avuto un “allarmante effetto depressivo sull’economia”. Parlano di “un colpo  sull’intero sistema economico”, di aumenti che comporterebbero “ricadute a regime di +782 euro annui a famiglia”. Chiedono che di questi aumenti si parli ma Renzi tace.

Emendamenti al Decreto fiscale. Il governo assicura la copertura. Ma non c’è

Tace anche per il pasticcio combinato nella stesura del decreto fiscale, cardine della manovra, in discussione alla Camera. La parola  incertezza non la  può usare. Si tratta proprio del contrario, c’è la certezza del pasticcio, per non parlare di trucchi, di decreto farlocco. Avevano ragione i “gufi” i quali affermavano che alcune voci non avevano copertura. Così è stato. Il decreto dovrà tornare in Commissione, martedì mattina la Camera dovrebbe  mettere il bollino a questa decisione dovuta. Si tratterebbe di emendamenti al testo, due sarebbero senza copertura. Una riguarda la deroga di due anni al regime dei minimi per la soglia dei forfait fino a 15 mila euro per chi ha scelto questa forma di tassazione. Salta il voto dell’Aula previsto, appunto, per martedì. Ovviamente, non c’è bisogno di dirlo, voto di fiducia. Va su tutte le furie il presidente della Commissione Bilancio della Camera, Francesco Boccia il quale fa presente – riferiscono le agenzie di stampa – che a luglio aveva inviato una lettera al ministro dell’Economia dopo la che la Ragioneria aveva dichiarato  non “bollinabili” alcune proposte di emendamenti al disegno di legge di conversione del decreto legge sulle misure finanziarie per gli enti locali. E arriva il j’accuse di Boccia: “Ho scritto per dire che quando un sottosegretario dà una risposta, questa deve essere certificata. Allora era il sottosegretario Baretta. In Commissione sugli emendamenti al decreto fiscale il viceministro Zanetti, che  è stato smentito dalla Ragioneria. I nostri tecnici avevano già fatto notare che era necessario un approfondimento; il ministero ha detto invece che andava tutto bene e poi si è creato un problema”. E annuncia una drastica decisione: “Chiederò che ogni riformulazione che abbia una spesa sia firmata dalla Ragioneria. Non inizio la discussione sulle riformulazioni se non c’è chiarezza ex ante sulle coperture”.

La Cassa integrazione torna a crescere, due aumenti consecutivi

Chiudiamo con un’altra notizia che completa la giornata. L’Osservatorio mensile dell’Istat rende noti i dati relativi alla Cassa integrazione ordinaria, straordinaria, in deroga. A settembre rispetto allo stesso mese del 2015  si registra una diminuzione del 32,9% ma arriva un segnale molto negativo: rispetto a settembre c’è stata una crescita del 7%, il secondo aumento consecutivo dopo il più 29,8% del mese scorso, che fa seguito a un trimestre tra giugno e agosto in cui le ore autorizzate erano costantemente calate. Un segnale, come dicevano gli economisti negli anni cinquanta e sessanta, che il cavallo non beve. L’economia – significava – era debole, non aveva capacità di reagire. Il guaio è che neppure le iniezioni di liquidità di cui generosamente fa uso la Banca centrale europea non fanno il miracolo, non diciamo di guarire il malato ma di sollevarlo un po’. Se non c’è un buon medico, un collettivo di buoni medici, il malato, se va bene, ha una lunga agonia.

Da jobsnews


Iscriviti alla Newsletter di Articolo21