La vera sicurezza viene dall’integrazione

0 0

Tardo pomeriggio. Aspetto la metro per tornare a casa. In ufficio, il lavoro è stato continuamente interrotto dalle notizie delle bombe di Bruxelles, una esplosa proprio in una stazione come questa. Si aprono le porte, salgo sorprendendomi per la mia strana tranquillità. Non è né paura, né coraggio, ma lucidità. Me la impongo, nonostante tutti dicano che siamo in guerra. Che gli islamici sono nemici. Che se loro ci odiano – tutti –  noi li dobbiamo odiare – tutti – sennò siamo buonisti. Che dobbiamo trattarli con il pugno duro, così capiscono che a casa nostra comandiamo noi.

No, non stiamo in guerra. Pronunciare questa frase significa fare il gioco dei terroristi, che vogliono il nostro panico, per azzerare la capacità di distinguere e far divampare l’incendio delle rappresaglie razziste. Così che moltissimi giovani di seconda generazione scelgano l’accoglienza dei terroristi, dopo essere stati ripudiati dalla nostra diffidenza e segregati nelle grandi periferie europee.
Arrivo alla mia stazione. Scendo e vedo i due militari di guardia da giorni nella metro, che imbracciano i loro enormi mitragliatori d’assalto. Sono riconoscente a questi ragazzi e ragazze per l’effetto placebo di sicurezza che offrono. Ma so perfettamente che la vera sicurezza viene dall’integrazione. Dai tanti volontari e associazioni che non hanno abbandonato gli immigrati. Che hanno evitato che energie e frustrazioni entrassero in combustione, con una dedizione di anni. Che ci hanno fatto capire con la loro tenacia che la vera sicurezza è drenare le paludi di emarginazione con progetti d’inclusione lunghi e faticosi. Quei volontari e operatori non sono in divisa, non si mostrano, ma sono la nostra vera protezione.
Dal peggio, non da tutto.

Iscriviti alla Newsletter di Articolo21