Giornalismo sotto attacco in Italia

La Toscana in piazza per Gaza: studenti, sindacati e associazioni chiedono la fine del genocidio

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Una giornata di mobilitazione diffusa ha attraversato la Toscana in sostegno al popolo palestinese. In occasione dello sciopero generale indetto dai sindacati di base con lo slogan “Blocchiamo tutto”, migliaia di persone hanno manifestato a Firenze e Calenzano , oltre che a Livorno, Pisa e altre città della regione, unite dalla richiesta di fermare il genocidio a Gaza e di interrompere la complicità dell’Italia con l’economia di guerra.

Articolo 21, insieme alle sigle sindacali e a decine di associazioni del territorio, ha aderito alle manifestazioni, ribadendo la necessità di ridare spazio alle voci palestinesi, troppo spesso marginalizzate nel dibattito pubblico e nel racconto mediatico.

Nel centro di Firenze, centinaia di studenti hanno sfilato in corteo fino a ridosso del consolato degli Stati Uniti, denunciando la responsabilità americana nel sostegno militare a Israele. Parallelamente, i più piccoli hanno animato laboratori creativi insieme a insegnanti e genitori: dal ponte alla Carraia sono state lanciate in Arno decine di piccole barche di carta, gesto simbolico in solidarietà con la Global Sumud Flotilla, iniziativa internazionale che unisce la società civile contro l’assedio e le occupazioni.

A Calenzano, già dalle 9 del mattino, migliaia di manifestanti si sono concentrati alla rotonda dell’uscita dell’Autostrada del Sole, bloccando l’accesso all’A1 e causando lunghe code. Lo slogan che si alzava dalla piazza era chiaro: “Il lavoro ripudia la guerra”. Il corteo si è poi spostato nella zona industriale, fino a uno degli uffici di Leonardo, simbolo dell’economia bellica e della produzione di armamenti. Presente il sindaco di Calenzano, Giuseppe Carovani, da tempo attivo nella Rete degli Enti Locali per la Palestina. La rete ha già assunto posizioni nette contro Israele, interrompendo rapporti istituzionali e approvando nei consigli comunali il riconoscimento dello Stato di Palestina.

Per questo oggi ribadiamo con forza la necessità di continuare a illuminare ciò che accade a Gaza e in Cisgiordania con un’informazione attenta, plurale e libera da omissioni, che sappia dare voce ai palestinesi e raccontare la società civile che resiste. È tempo che soprattutto il servizio pubblico riconosca questo dovere e apra spazio reale a chi lotta per la giustizia e i diritti umani, nel rispetto anche delle colleghe e dei colleghi giornalisti che, con coraggio e professionalità, documentano le manifestazioni e rendono possibile che la verità non venga insabbiata.


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