Alla lotteria del coronavirus: chi vince e chi perde

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Hanno detto: “E’ come una guerra”. E come ogni guerra, anche quella contro il coronavirus ha avuto le sue vittime: fino a oggi trentamila caduti, come tutti gli abitanti di città come Pescara, Busto Arsizio, Monza o Torre del Greco. Un’ecatombe soprattutto di anziani che lascia sgomenti.

C’è chi con la pandemia ha perso la vita, chi il lavoro, chi l’azienda, chi un familiare stretto o un vero amico. Ma c’è anche chi alla lotteria del coronavirus dove si vince e si perde come in tutte le lotterie, ha vinto e anche parecchio, sia nelle grandi città sia nei piccoli centri. Chi vince si arricchisce, chi perde s’impoverisce.

Hanno vinto i supermercati aperti a tutte le ore del giorno e della notte, hanno perso i negozietti troppo a lungo costretti alla chiusura. Hanno perso le linee aeree con i Boeing fermi in aeroporto, hanno vinto le multinazionali che hanno fatto registrare in Italia un boom di vendite online, ma le tasse le pagano nei paradisi fiscali.

Hanno vinto le farmacie, sempre affollate, molte delle quali hanno lucrato anche sulle mascherine prima che il governo le costringesse a venderle a 50 centesimi e non a 5, 10 anche 20 euro. Hanno vinto gli uffici postali, dove la fila perenne una volta ordinata oggi è ulteriormente complicata per il rispetto della distanza di sicurezza. Hanno perso le agenzie immobiliari: chi compra o vende una casa in piena emergenza economica da virus?

Hanno perso i ristoranti, i bar, le pizzerie, le tavole calde, nonostante la scappatoia del take-away. Hanno vinto le ditte di trasporti perché i camionisti hanno continuato a scorrazzare su e giù per l’Italia per recapitare merci indispensabili, ma non automobili nuove. Hanno, infatti, perso i concessionari di auto: chi cambia la macchina di questi tempi?  Hanno perso le compagnie di navigazione: le grandi navi non approdano più in piazza San Marco e nei canali di Venezia l’acqua è tornata così limpida che perfino una medusa si è fatta fotografare mentre fluttuava elegante in un rio: si è vista al telegiornale. Anche l’aria è più pulita, le centraline dello smog in città tacciono. La primavera sta trionfando ovunque. La gente torna a correre nei parchi dove l’erba è alta come grano maturo: pazienza, il Comune di Roma prima o poi manderà i suoi giardinieri, se riesce a stanarli dal secondo lavoro in nero.

Da quando sono sigillati certi ristoranti e certe pizzerie a taglio, i rifiuti sui marciapiedi di Roma non sono più ingombri di sacchi della spazzatura come prima, non si vedono più cinghiali grufolare fra le auto in sosta. E i gabbiani?  Da temibili concorrenti dell’Ama, com’erano diventati nell’affrontare i cassonetti, si sono ricordati di essere uccelli rapaci e si sono dati alla caccia, non più dei sacchi dell’immondizia, ma delle prede naturali come piccioni, ratti e addirittura qualche pesciolino del Tevere. Hanno dunque, vinto gli ambientalisti ai quali non sembra vero di vedere rinascere un ambiente che sembrava destinato a estinguersi, come tante specie animali.

Hanno perso i tifosi che si sono visti troncare il campionato di calcio a poche giornate dalla fine, come un doloroso coitus interruptus sul più bello. Hanno vinto le ferramenta e le profumerie, chissà perché rimaste aperte: chiusi in casa, lui si è dato a lavoretti di bricolage domestico lei si è imbellettata più del solito.

Hanno perso alberghi e pensioni, (ma si rifaranno con il turismo d’èlite), mentre la moria del turismo di massa col tempo farà strage dei furbetti del bred & breakfast che nelle città d’arte hanno ridotto migliaia di appartamenti dei centri storici a bivacchi per i turisti mordi e fuggi.

Hanno vinto alcune categorie oggi fra le più amate dagli italiani, i medici, gli infermieri, i volontari, gli uomini e le donne della Protezione Civile e delle forze dell’ordine: tutti contro la pandemia si sono adoperati con grande sacrificio e centinaia di caduti sul campo. Hanno perso le abbiette categorie degli spacciatori di droga, degli usurai che speculano sulle disgrazie altrui, dei ladri e dei rapinatori che con tanta polizia in giro non riescono più a organizzare un colpo come si deve. Hanno perso quei parroci, in verità pochi, che hanno polemizzato con il governo per la chiusura delle chiese e sono stati smentiti dal Papa in persona.

Stanno perdendo quei politici, uomini e donne, che per futili motivi stanno polemizzando con il governo colpevole secondo loro di non farsi da parte e cedere il posto. Quando si andrà a votare, (quel giorno l’epidemia sarà stata sconfitta) gli italiani si ricorderanno di chi a Palazzo Chigi ha preso decisioni e di chi da casa si è limitato a criticare. E nel segreto dell’urna a un’intera classe politica sarà fatto, come i tamponi di oggi, un test severissimo.

Stanno vincendo tutti gli italiani di buona volontà che si sono visti arrivare in testa una tegola senza precedenti, e stanno reggendo alla botta con ammirevole senso di responsabilità. Manco fossero diventati tutti tedeschi. A dire il vero, nella guerra al coronavirus, siamo stati più bravi di quei popoli che spesso prendiamo a modello, e che oggi ci guardano con rispetto e considerazione. E’ ancora Italia-Germania 4 a 3. Come trent’anni fa.


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