Giornalismo sotto attacco in Italia

SLAPP, l’Italia al bivio: nel 2026 dovrà recepire la Direttiva europea contro le querele bavaglio

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In Italia si moltiplicano i casi di azioni legali intimidatorie contro attivisti, giornalisti e difensori dei diritti civili. Un fenomeno noto come SLAPP (Strategic Lawsuits Against Public Participation), ovvero cause civili o penali intentate da soggetti economicamente o politicamente forti per mettere a tacere chi denuncia fatti di interesse pubblico.

Secondo le principali organizzazioni europee per la libertà di stampa, l’Italia è tra i Paesi UE con la più alta incidenza di SLAPP pro capite. In molti casi, la semplice minaccia di una causa — con richieste di risarcimento sproporzionate — genera un effetto di autocensura e dissuade i cittadini dall’esprimere opinioni legittime su questioni ambientali o sociali.

Nel 2026 l’Italia sarà chiamata a recepire la Direttiva europea anti-SLAPP, approvata dal Parlamento Europeo nel febbraio 2024 con larga maggioranza. La direttiva introduce garanzie fondamentali: la possibilità di archiviazione anticipata delle cause infondate, la condanna alle spese legali per chi promuove azioni abusive e l’accesso a tutela legale e finanziaria per le vittime. L’obiettivo è impedire che i tribunali diventino strumenti di pressione nelle mani di aziende, lobby o politici.

Due casi italiani — entrambi nella città di Pesaro — sono emblematici del problema: quello di Roberto Malini e Lisetta Sperindei, attivisti del comitato Pesaro: No GNL, e quello dell’avvocato Pia Perricci, impegnata nella difesa ambientale e nella tutela dei diritti dei cittadini. Malini e Sperindei sono stati citati in giudizio dalla società Fox Petroli S.p.A., che ha chiesto loro 2 milioni di euro di risarcimento per aver definito “degradata” un’area industriale dismessa oggetto di progetto di riqualificazione per un impianto di gas liquefatto (GNL). La causa è stata riconosciuta come SLAPP dalla Coalition Against SLAPPs in Europe (CASE) e inserita nella Gallery of Shame, accanto a casi internazionali di abusi legali ai danni di giornalisti e ambientalisti. Anche FrontLine Defenders e l’Hub di Protezione hanno riconosciuto il caso come una SLAPP del tipo “Davide contro Golia”.

L’avvocata Pia Perricci, che assiste i due attivisti, è a sua volta oggetto di intimidazioni e di azioni giudiziarie per la sua attività di difesa dei diritti civili. È referente per le Marche dell’Hub di Protezione nazionale, rete che sostiene le vittime di SLAPP e promuove la trasparenza nei rapporti tra istituzioni e cittadini. A Pesaro, infatti, la conflittualità tra poteri economici e società civile ha raggiunto livelli allarmanti: querelati attivisti, politici, perfino cittadini che hanno espresso opinioni critiche sul tema ambientale. Un fenomeno che rivela come il diritto alla parola stia diventando terreno di scontro.

L’Unione europea osserva con crescente preoccupazione questa deriva. Le SLAPP — ha dichiarato Tiemo Wölken, relatore della Direttiva — “sono una forma di molestia legale e un abuso del sistema giudiziario, utilizzato da individui e organizzazioni potenti per evitare il controllo pubblico”.

La Direttiva anti-SLAPP rappresenta dunque una svolta: impone agli Stati membri di garantire strumenti rapidi di protezione, di rifiutare il riconoscimento di sentenze abusive emesse da Paesi terzi e di istituire fondi di sostegno alle vittime.

Nel caso di Pesaro, l’impatto economico e umano delle SLAPP è tangibile. La richiesta record di due milioni di euro — mai vista nell’Unione europea contro singoli attivisti — minaccia la stabilità personale dei convenuti e, più in generale, il diritto dei cittadini a partecipare alla vita pubblica senza timore di ritorsioni. Come ricordano le principali ONG europee, “le SLAPP non riguardano solo i tribunali: sono un attacco al cuore della democrazia”.

“Quello che è più grave,” commentano i difensori dei diritti umani e dell’ambiente Malini e Sperindei, “è il timore che si diffonde, in seguito alle SLAPP, nella società civile e fra gli stessi cittadini. Il nostro impegno volto a evitare l’installazione di un’impianto industriale inquinante e pericoloso a ridosso di case, scuole e luoghi di cura ha ottenuto all’inizio una notevole partecipazione popolare. Più di mille cittadini sono accorsi a uno dei nostri gazebo informativi, nella piazza principale di Pesaro. Dopo la notizia della SLAPP milionaria, solo poche decine di pesaresi accorrono alle iniziative contro il pericolo industriale. Gli altri si scusano con noi, affermando di avere paura di essere a propria volta presi di mira dall’azienda. Le stesse istituzioni locali non ci esprimono vicinanza né solidarietà, mentre la stampa ha finora dedicato ben poco spazio alla notizia. Alcuni giornalisti ci hanno detto di essere — comprensibilmente, a nostro giudizio — preoccupati, data l’entità della richiesta danni nei nostri confronti”.

La vicenda pesarese, insieme ad altri casi simili in Italia e in Europa, mostra la necessità urgente di un cambiamento culturale e legislativo. Le istituzioni devono riconoscere che il dibattito pubblico non è un rischio da contenere, ma una risorsa da proteggere.

La direttiva europea offre ora agli Stati membri una chiara opportunità: trasformare la tutela della libertà di parola in un pilastro concreto dello Stato di diritto. Perché la democrazia, per vivere, ha bisogno di voci libere. E oggi, difendere chi parla è il primo passo per difendere tutti.

Nella foto, in primo piano da sinistra: Lisetta Sperindei, Pia Perricci e Roberto Malini


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