Giornalismo sotto attacco in Italia

Parole e atti violenti nel silenzio istituzionale

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Più che rassegnazione è assuefazione. Improvvisamente, negli ultimi tre anni, dall’aggressione russa all’Ucraina in poi, nel nostro quotidiano sono entrate parole di una violenza estrema: aggressione, guerra, bombe, massacri, genocidi. Ed ogni giorno vengono inserite in contesti modificabili a seconda delle finalità che si vogliono perseguire. Talvolta in maniera completamente subdola, come esemplarmente sono riusciti a fare e continuano a fare Giorgia Meloni, Matteo Salvini, Piantedosi, Fazzolari. La critica politica trasformata, nelle loro interpretazioni, quasi in atti terroristici, predicatori di violenza e odio beatificati come martiri, l’invenzione di una situazione di rischio interno che esiste solo nelle loro menti. Perché? Quale il fine ultimo di un’operazione pericolosissima che forse mira ad ottenere quel che finge di combattere?


Come ha già ricordato su questo stesso sito Giuseppe Giulietti, di precedenti gravissimi questo povero Paese ne ha conosciuti tanti e di diversa origine: la P2, i servizi deviati, il terrorismo fascista, le Brigate Rosse. Non è proprio il caso di continuare a scherzare con il fuoco e forse le tre principali cariche istituzionali dovrebbero farsi sentire per ricondurre la politica governativa sui binari della corretta dialettica di uno Stato tutelato da una Costituzione che fa del rispetto tra i poteri, democraticamente divisi, uno dei suoi capisaldi. Almeno Mattarella, memore della sua storia personale e politica, dovrebbe farlo.


Possibile che non ci sia nulla da dire a un vice premier che non solo esprime la sua solidarietà ad un condannato per eversione come Bolsonaro, ma addirittura lascia intendere che elogia il suo tentativo di golpe? E non c’è nulla da dire a chi, come la presidente del consiglio, paragona l’assassinio di Kirk alla lotta antifascista e accusa gli avversari di predicare l’odio contro la sua parte politica? O suggerire prudenza al ministro dell’interno che, dato il clima che a suo giudizio si sta facendo sempre più caldo, prevede di aumentare ancor più misure chiamate di ‘sicurezza’? O il sottosegretario Fazzolari che – secondo quanto scrive la Repubblica – in un dossier preparato per i parlamentari di Fratelli d’Italia evoca i terribili anni di piombo attribuendone la responsabilità morale, per quel che potrebbe accadere oggi, alla Cgil e ai principali partiti d’opposizione, Pd, M5S e Avs.


Forse la scelta dell’aggressività nasce da consapevoli modelli imitativi, primi fra tutti quelli rappresentati da Trump e Netanyahu. Entrambi alle prese con pesanti atti d’accusa, perseguono i loro progetti di potere incontrastato per cercare di far dimenticare che su loro gravano pesanti indizi. E il pericolo maggiore lo corre la democrazia. Trump che non nasconde la sua ammirazione per la dittatura, Netanyahu che rifiuta qualunque ipotesi di Stato Palestinese e cerca di distruggere anche fisicamente i luoghi che a quella popolazione fin dal 1967 erano stati assegnati. Libero di continuare ad uccidere, nonostante sia sotto processo in Israele e condannato a livello internazionale.


Copiare i potenti, ma, al contempo, ignorare la formidabile azione di solidarietà da parte degli equipaggi delle 55 imbarcazioni che partite dai porti di Siracusa, Tunisi, della Grecia, della Spagna e della Corsica stanno raggiungendo Gaza per portare aiuti alimentari e sanitari ai palestinesi che stanno sopravvivendo al massacro operato dalle truppe israeliane. Gara di solidarietà ignorata se non inconcepibilmente disprezzata, derisa o addirittura definita provocatoria da voci che non conoscono umanità.


Che dire, infine, del fatto che le stesse parole di compianto e vicinanza espresse dai nostri governanti per Charlie Kirk non trovino spazio per i bambini, le donne gli anziani palestinesi massacrati nella loro quotidianità. Strabismo e mutismo condizionati dalla vicinanza/sudditanza politica, non certo da spirito umanitario.


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