L’Ultimo in odine cronologico ad essere impiccato nella Repubblica Islamica è Mehran Bahramian. Lui è il dodicesimo manifestante delle proteste note come “Donna, Vita, Libertà” dal 2022 e il secondo nel 2025. Dall’inizio dell’anno 864 persone sono state impiccate in Iran. Solo nel mese di agosto sono stare registrate almeno 142 impiccagioni. Con un aumento di 35 per cento rispetto all’agosto del 2024, quando finirono sulla forca 105 persone.
Mehran Abbasian, arrestato il 16 gennaio 2023 durante una cerimonia di commemorazione per l’uccisione di suo cugino Morad, ucciso dalle forze di sicurezza a Semiron 29 dicembre 2022, è stato condannato a morte assieme a Fazel, fratello del manifestante ucciso. I due in un processo farsa sono stati condannati dal Tribunale della Rivoluzione di Isfahan a morte con l’accusa di moharebeh (inimicizia contro Dio). La Corte Suprema ha invalidato questa sentenza, ma in un nuovo processo la condanna a Morte di Mehran è stato confermato, mentre non è stata ancora emessa una nuova sentenza per Fazel Bahramian, l’altro imputato dello stesso processo.
Fino ad oggi 12 partecipanti alle manifestazioni popolari del 2022 sono stati impiccati. Oltre a Mohran Bahramiani, sono stati impiccati Mohsen Shekari, Majid Reza Rahnavard, Mohammad Mehdi Karami, Mohammad Hosseini, Saleh Mirhashemi, Saeed Yaghoubi, Majid Kazemi, Milad Zohrevand, Mohammad Ghobadlou, Reza Rasayi e Mojahed Kourkuor.
Intanto nella Repubblica Islamica continuano gli arresti di dissidenti.
In un recente rapporto pubblicato il 3 settembre Amnesty International e Human Rights Watch hanno lanciato l’allarme affermando che le autorità della Repubblica Islamica hanno lanciato un’ondata “terribile” di repressione in seguito alla guerra lampo con Israele l0 scorso mese di giugno.
Secondo queste due organizzazioni, dal 14 giugno sono state arrestate più di 20.000 persone, tra cui oppositori politici, attivisti per i diritti umani, giornalisti, utenti dei social media, familiari delle vittime delle proteste, afghani, minoranze etniche baluci e curde, nonché seguaci delle minoranze religiose baha’i, cristiani ed ebrei.
Secondo il rapporto, arresti di massa, processi sommari, esecuzioni sommarie, discriminazione contro gli afghani e repressione delle minoranze religiose sono alcune delle dimensioni di questa diffusa repressione. Almeno 54 cristiani sono stati arrestati, decine di baha’i sono stati accusati di spionaggio per Israele e i loro beni sono stati confiscati, e più di 30 ebrei a Teheran e Shiraz sono stati interrogati per legami familiari con Israele
I due organismi internazionali hanno sottolineato che la repressione in corso è segno di una profonda crisi strutturale della Repubblica Islamica e richiede un’urgente assunzione di responsabilità penale a livello internazionale. Le due organizzazioni internazionali hanno chiesto la cessazione immediata delle esecuzioni, il rilascio di individui detenuti arbitrariamente e l’avvio di un procedimento giudiziario internazionale contro i funzionari iraniani basato sul principio della giurisdizione universale.
Il Secondo Amnesty International, nella provincia di Sistan e Baluchistan, le forze di sicurezza hanno ucciso due donne baluci e ne hanno ferite almeno altre 10 quando hanno aperto il fuoco su un gruppo di donne che protestavano per l’acqua.
Il rapporto sottolinea inoltre che “le forze di sicurezza prendono di mira le persone anche ai posti di blocco dei veicoli”. Quattro cittadini, tra cui un bambino e sua madre, sono stati uccisi dalle forze di sicurezza a un posto di blocco nella città di Khomein la sera del 16 luglio”.
Nel rapporto si sottolinea che il 25 giugno i media statali iraniani hanno riferito dell’arresto di oltre 700 persone in tutto il paese con l’accusa di “collaborazione con Israele”, elencando le province di Kermanshah e Khuzestan . dove vivono le minoranze curda e arabe, tra le regioni con il maggior numero di arresti.
