Giornalismo sotto attacco in Italia

Il mito. Il rito. Il sito. “Il pomo della discordia” di Luana Rondinelli

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Ideazione e Regia: Nicola Alberto Orofino
Con: Egle Doria, Barbara Gallo, Laura Giordani, Luana Rondinelli
Scene e costumi: Vincenzo La Mendola
Assistente alla regia: Gabriella Caltabiano
Produzione: Madè teatro

 

Dove? Negli anni Sessanta Dario Fo e Franca Rame stupirono i benpensanti facendo Teatro dentro le fabbriche occupate. Quasi mezzo secolo dopo, andarono dal re di Svezia… Di questi tempi finirebbero in Albania. Per fortuna oggi si fa teatro nei luoghi più belli e a volte impensati. Nei migliori dei casi la collocazione è di ispirazione agli spettacoli. Essendo risaputo che il Topos determina anche aspetti psicologici per chi ci vive. Nel caso dello spettacolo di Luana si sovrappongono causa ed effetto. La Valle dei Templi, Il tempio di Era a Selinunte e le saline dello Stagnone di Marsala hanno ispirato, ed altrettanto bene ambientato, lo spettacolo, che, riprendendo la tradizione classica, ha raggiunto la condizione di un vero e proprio Rito. Teatro rito moderno.

Lo spettacolo riprende la celebre vicenda del Pomo donato ad Afrodite, preferita a Era e Atena, da Paride, che ne ebbe in compenso l’amore di Elena. La rivisitazione (con godibili lacerti di Lingua Siciliana) diventa l’occasione per riportare ai nostri giorni la storia millennaria, grazie al provvidenziale intervento di Eris, dea della discordia, che smaschera le realtà (molto umane) delle tre dee in competizione. Sullo sfondo la guerra di Troia e tutte le guerre dell’umanità. Anche noi occidentali, oggi, siamo pronti a lottare per un finto benessere (mediocre pomo) vivendo alienati dal contesto, per finire bruciati nel nostro falò delle vanità, nascondendoci sempre il dolore del mondo.

Regia solida del Ronconiano Alberto Orofino, splendide attrici in ogni registro e sincronia, scena solida e compatta, costumi regali e barocchi. Scenario incomparabile. Serate memorabili.

Uno spettacolo che sarà appunto ricordato ed entrerà nella vera e propria mitologia del teatro, oggi che pochi umani sanno riconoscerne il valore. Forse anche per questo, volutamente, si riducono le possibilità per l’unica forma di spettacolo che non potrà essere sostituita dall’Intelligenza Artificiale (I.A. – che ricorda un raglio).


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