Torna “Imbavagliati”, l’edizione 2024 ha “Strumenti di pace”

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Dall’Ucraina al Medio Oriente, fino alle “guerre dimenticate”, come in SiriaRepubblica del CongoAfghanistan: i conflitti nel mondo si stanno moltiplicando, in maniera drammatica, arrivando a contare 55 scontri armati, in cui Il 90% delle vittime sono civili innocenti. Confermando quello che Papa Francesco ha denunciato da tempo: siamo in una “Terza guerra mondiale a pezzi”.

In un contesto così tragico, in cui non è il giornalismo mainstream a fornire una visione più veritiera ed approfondita dei fatti, ma è quello indipendente, torna “Imbavagliati”, in programma dal 22 al 24 aprile, all’Istituto Italiano degli Studi Filosofici di Napoli. “Io ho visto – Strumenti di pace” è il tema della nona edizione del Festival Internazionale di Giornalismo Civile, che dal 2015, ideato e con la direzione artistica di Désirée Klain, ha portato a Napoli, da tutto il mondo, quei cronisti che hanno sperimentato il bavaglio della censura e la persecuzione di regimi dittatoriali, ma nonostante questo mettono in pericolo la loro vita per poter parlare, raccontare, denunciare.

Il titolo scelto sottolinea il cambiamento che le nuove tecnologie hanno portato nella nostra capacità di essere testimoni diretti di eventi drammatici: grazie a internet, agli smartphone e ai social media, possiamo essere informati, quasi istantaneamente, su ciò che accade nel mondo e condividere le testimonianze dirette delle vittime e dei testimoni. Questo ha reso più difficile negare o ignorare i fatti, poiché le prove sono accessibili a tutti. “In questo senso – spiega Klain – siamo tutti “Strumenti di pace”, nella “Globalizzazione dell’indifferenza”, come lo sono anche i tanti artisti, operatori, manifestanti che subiscono censure, violenze, manganellate, semplicemente perché hanno chiesto un pacifico ‘Fermate il fuoco!’”.

Il festival, prodotto da “O.R.M.U. srl”, è realizzato dall’associazione “Periferie del Mondo – Periferia Immaginaria” con il patrocinio del Comune di Napoli – che per l’anno 2024 inoltre promuove e finanzia il “Premio Pimentel Fonseca” – e in collaborazione con l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, Articolo21, l’Ordine Nazionale dei Giornalisti, la Federazione Nazionale della Stampa, il Sindacato Unitario Giornalisti della Campania e il patrocinio di Amnesty International Italia.

L’iniziativa, che ha come simbolo la “Mehari” di Giancarlo Siani (giornalista napoletano assassinato dalla camorra nel 1985) e lo slogan “chi dimentica diventa il colpevole”, si aprirà lunedì 22 aprile alle ore 17, con l’edizione 2024 del “Premio Pimentel Fonseca”, dedicata ai reporter assassinati in questi mesi di bombardamenti nella striscia di Gaza. Oltre un centinaio, tra giornalisti e personale che lavorano sui media hanno perso la vita: ovvero ci sono stati più morti in pochi mesi che in un anno intero. Con 109 vittime, secondo le stime di IFJ (Federazione Internazionale dei Giornalisti), si è configurato un vero e proprio “giornalisticidio”: la più grande opera di censura operata da uno stato in guerra. In onore delle vittime sarà premiata la coraggiosa giornalista egiziano-palestinese Youmna ElSayed, corrispondente dalla Striscia di Gaza di Al Jazeera English, per “la coerenza etica e il senso della missione che sono propri del giornalismo, che hanno in Eleonora un eterno esempio, vivono nelle sue scelte di vita e nella sua determinazione a raccontare gli eventi sfidando rischi e sacrifici indicibili. Ciò le ha procurato ammirazione in tutto il Mondo tra le persone che desiderano e amano la ricerca della verità e detestano manipolazioni e deformazione dei fatti; con umanità, empatia, e oggettività ha messo a rischio ogni cosa perché il suo raccontare facesse giungere ovunque possibile notizie e immagini della tragedia umanitaria immane che è in corso a Gaza”, scrive Nino Daniele, presidente della giuria scientifica del premio, che sarà consegnato dalla giornalista inviata della Rai, Lucia Goracci. Il “Premio honoris causa” sarà conferito alla giornalista sotto scorta campana, Marilena Nataleper il suo coraggio nel denunciare la criminalità organizzata e per il suo instancabile e fattivo impegno; per essere vicina ai bambini oncologici e le loro famiglie con la sua associazione ‘Terra di cuori’. Nel segno di Donna Eleonora la sua vita è un esempio di come si possa avere un impatto significativo sulla società e le persone”.

Dopo i saluti di Massimiliano Marotta, presidente dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, sono previsti gli interventi di Omar Suleiman e Jamal Qaddorah referenti della comunità palestinese in città, Nino Daniele, presidente della giuria scientifica, Giuseppe Giulietti, coordinatore nazionale di Articolo21, Tina Marinari, Campaigner Amnesty International Italia, di Gianmario Siani, presidente della “Fondazione Giancarlo Siani” e del giornalista Marco Cesario.

Durante l’evento, Amnesty International Italia sarà presente con attiviste e attivisti per chiedere, ancora una volta, il cessate il fuoco nel Medio Oriente, iniziativa realizzata insieme con il gruppo “Fermatevi!”, madrina Marisa Laurito, che con un suo video appello farà partire da “Imbavagliati”, una campagna di sensibilizzazione contro la guerra. Durante la premiazione è, inoltre, prevista una performance teatrale a cura dell’Accademia Vesuviana del Teatro e Cinema di Gianni Sallustro, abiti storici di Costantino Lombardo.

 

VOCI LIBERE DAL MONDO. Il festival proseguirà, martedì 23 aprile dalle ore 10, con “Guerre Dimenticate”. Questi i focus: “Messico, la mattanza dei giornalisti”, nel quale interverrà la giornalista messicana Kena A. Megan.  Si parlerà del conflitto in Ucraina nell’incontro “Cessate il fuoco!”, con la testimonianza dei giornalisti Zhanna Zukova (Ucraina), Antonio Musella e del console ucraino a Napoli Maksym Kovalenko.  “Giù le mani dal Congo” vedrà la partecipazione della presidente ivoriana della consulta immigrati e di Articolo21 Campania, Fatou Diako e i giornalisti Enzo Nucci Antonella Napoli. Concluderà il ciclo di incontri internazionali “Afghanistan, il paese senza diritti”, intervengono i giornalisti afghani Farzana Jadid, Najeeb Farzad, coordina la giornalista Barbara Schiavulli A seguire per “Verità e giustizia” l’omaggio a Mario Paciolla, con i genitori Anna Motta e Giuseppe Paciolla, interverrà il giornalista Guido Piccoli dell’associazione “CultHurra”.

GIORNALISTI NEL MIRINO. “Bavagli e manganelli” è il titolo del dibattito che aprirà la seconda giornata del festival, mercoledì 24 aprile, alle ore 10. “Un appuntamento importante – dice la Klain –  per chi ama la Costituzione, difende l’Articolo 21 e il diritto al pensiero critico” All’incontro parteciperanno, il giornalista Vincenzo Vita, garante dell’associazione Articolo21, il presidente della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Vittorio Di Trapani, il segretario generale aggiunto della Fnsi, Claudio Silvestri e l’avvocatessa, Elena Coccia. Si proseguirà con la presentazione del libro di Luciana Esposito “FRANCESCO PIO Per sempre diciotto anni” (Iod edizioni). Intervengono con l’autrice, il direttore del Corriere del Mezzogiorno, Enzo d’Errico e Giuseppe Giulietti.

RACCONTI DELLA RESISTENZA. Il festival si concluderà con “Racconti della Resistenza”, evento in collaborazione con l’Anpi, preludio della festa della Liberazione del 25 aprile, con le letture dai libri: “La guerra non torna di notte” (Solferino Libri) di Enza Alfano, “I Quindici Sciacalli” (Marlin Editore) di Massimo Zaninelli e, per la prima volta, la scoperta di un inedito di Gaetano Arfè dal racconto “Lassù col vento dell’Alpe” (Guida editori)Intervengono: Ciro Raia (Presidente del Comitato Provinciale Anpi Napoli) e Désirée Klain (Portavoce di Articolo21 Campania).

“Abed Zagout per Imbavagliati”. L’immagine simbolo della IX edizione di “Imbavagliati” è del fotografo professionista e fotoreporter palestinese, Abed Zagout, vincitore dell’Impact Awards 2023 e del Red Cross Photography Award nel 2008. Il suo profilo Instagram, che racconta gli orrori della guerra attraverso i suoi preziosi scatti, conta 43.200 followers. Ma la sua vita non ha nulla a che vedere con quella di un influencer. Insieme con sua moglie e i 5 figli, durante gli ultimi giorni a Gaza, Abed ha vissuto in una tenda a Rafah lottando per sopravvivere; affrontando il trauma e lo stress di dover vedere ogni giorno i suoi colleghi giornalisti morire. Esiliato con la famiglia in Egitto, dopo mesi di bombardamenti continui, ormai non gli è rimasto nulla. Ha perso anche la sua attrezzatura fotografica durante la guerra, e senza di essa gli è impossibile lavorare e quindi guadagnare. Per questo motivo ha organizzato una raccolta fondi, alla quale si può aderire consultando la piattaforma al link: https://gofund.me/964899d5


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