Non è TV di Stato. È servizio pubblico

0 0
È importante usare le parole giuste. Servizio pubblico, non TV di Stato. La Rai è l’ azienda concessionaria del servizio pubblico. È ai cittadini che deve rispondere, a quei cittadini che pagano il canone come contributo fiscale. Obbligatorio. Non ad uno stato, né ad un governo. L’ interlocutore è il Parlamento non l’ esecutivo di turno, perché i cittadini elettori hanno opinioni diverse e votano diversamente. E tutti hanno il diritto, pagando la tassa Rai, di veder rappresentato il loro punto di vista, la loro visione, la loro ispirazione culturale. Tutti. Per questo è necessario che l’informazione sia pluralista, che consenta a tutti di formarsi un’ opinione. Formare non imporre un’ opinione. So bene che riforme sbagliate hanno sempre più sottoposto la Rai ad un controllo governativo. Gravissimo errore. Che può e deve essere corretto. Per il bene del servizio pubblico e della democrazia.
Anche per tutto questo la censura cui è stato sottoposto Scurati è gravissima. Ancora più grave perché l’antifascismo è un dovere. Un dovere sancito dai principi della Costituzione. Un dovere anche per la Rai. Minare la credibilità dell’ azienda significa minare la sua stessa esistenza. È quello che vuole il Governo? Ridurre l’importanza del suo ruolo? Procedere secondo la linea suggerita dal piduista Gelli?
È necessario che i giornalisti del servizio pubblico facciano sentire la loro voce autonoma e indipendente. È necessario che il pubblico pretenda di essere rispettato e non aggirato.
Serena Bortone ha indicato la strada: il coraggio della libertà. Un coraggio che non può mancare ai giornalisti della Rai. Mai e in nessun caso. Non esiste linea editoriale da rispettare di fronte ad una censura. Non può esistere libertà nella censura.

Iscriviti alla Newsletter di Articolo21