Disobbedienza civile, Articolo 21 risponde all’appello del Fatto Quotidiano

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L’associazione Articolo 21 non può che aderire all’appello lanciato da Marco Travaglio e da il Fatto quotidiano, relativo alla cosiddetta“disobbedienza civile” per riaffermare la libertà di informazione e contrastare qualsiasi bavaglio. Del resto le stesse parole erano state scritte da Barbara Scaramucci, presidente onoraria di Articolo 21. Paradossalmente potremmo chiamarlo appello alla “obbedienza civile”, anzi alla iper obbedienza e al rispetto integrale di sentenze, norme, leggi.

Il testo approvato alla Camera – manca ancora il voto finale al Senato – ha il sapore di una provocazione,di un avvertimento contro quello che resta del giornalismo di inchiesta. Del resto questo voto è arrivato nello stesso giorno nel quale Nordio e Crosetto tornavano a minacciare i magistrati. Una minaccia non solo contro l’articolo 21 della Costituzione, ma contro tutta la Costituzione, antifascista, antirazzista, pacifista, solidale, fondata sulla divisione dei poteri.

Un guanto di sfida lanciato non solo ai giornalisti, o almeno a quelli che ancora non si sono prostrati ai piedi della “Meloni moderata”, ma in generale verso chiunque intenda contrastare il progetto di premierato forte, a reti unificate, dopo aver colpito ruolo e funzione di qualsiasi potere di controllo. Nel merito, la norma approvata cozza non solo contro le sentenze della Corte europea, ma anche contro quelle della Cassazione, dei tribunali, della legge istitutiva dell’ordine dei giornalisti che, sempre e comunque, prevedono l’obbligo dipubblicare ogni notizia che abbia i requisiti della rilevanza sociale e del pubblico interesse.

L’oscuramento previsto dalla norma approvata dalla Camera dei deputati, riguarda esattamente casi e situazioni che hanno tali requisiti. Per questo è giusto ribadire che giornaliste e giornalisti rispetteranno alla lettera le norme già in vigore, ad esse è solo ad esse, obbediranno in modo “civile” e in caso di denuncia praticheranno la disobbedienza “civile” contro una norma “incivile”. Magari cominciamo ad istituire, da subito, un comitato di giuristi, costituzionalisti, legali che si metta a disposizione di chi dovesse essere costretto a rivolgersi alla Corte europea e alla medesima Corte costituzionale.

Nel frattempo sarà il caso di suscitare iniziative e manifestazioni, ovunque sarà possibile, perché il bavaglio contro i cronisti di oggi altro non è che il bavaglio di domani contro la Costituzione antifascista.


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