Strage Pizzolungo, non dimentichiamola

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Fu una strage, morirono una madre ed i suoi due bambini, eppure non se ne parla mai abbastanza. Sulla strage di Pizzolungo c’è un filo di silenzio che riguarda ognuno di noi. Parliamo troppo poco di quella maledetta giornata del 2 aprile 1985, 37 anni fa, quando Barbara Rizzo (30 anni) e i suoi due gemellini, Salvatore e Giuseppe Asta (6 anni), saltarono in aria in un attentato di mafia.
Un’autobomba era stata preparata dalla mafia per uccidere il giudice Carlo Palermo e, quando venne fatta esplodere dai mafiosi, a saltare in aria fu l’auto di Barbara che stava portando a scuola i suoi due gemelli. Il corpo squarciato della donna venne catapultato fuori dall’auto, mentre sul muro di una palazzina a duecento metri di distanza una grossa macchia mostra dove è finito un corpicino irriconoscibile dei due bimbi.
Margherita Asta, l’altra figlia di Barbara, da quel giorno chiede incessantemente Giustizia, per arrivare alla piena verità di quella strage.
Non sono stati soltanto i mafiosi. C’è qualcosa di più radicato e profondo che dobbiamo capire. Questa bomba esplose dopo qualche settimana dall’arrivo del giudice Carlo Palermo a Trapani. E’ una strage che si connette a tanti altri misteri trapanesi.
L’esplosivo impiegato nell’attentato, è lo stesso utilizzato in altre stragi: in quella del rapido 904, nel fallito attentato all’Addaura e nella strage di via d’Amelio. Tutti fatti attraversati da un unico filo conduttore e, cioè, da un possibile contatto tra pezzi dello Stato e Cosa nostra, mediati da poteri occulti, servizi deviati e massoneria.
Tutti fatti che ho raccontato nel mio libro, Traditori.
Facciamo luce sui misteri della Repubblica.

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