Michela Murgia. Un’intellettuale che anche da morta fa paura?

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In questi due giorni mi sono capitate sotto il naso cose ignobili e vigliacche sulla figura della compianta e da me molto amata Michela Murgia. Le più stupide dicevano: “e basta ora parlarne, ne abbiamo le tasche piene!”

Dette poi, ironia della sorte, da gente ripetitiva fino all’ossessione, che parla solo in soggettivo, pensando, narcisisticamente, che la propria esperienza sfiori l’universale.

Ridicolo e misero ma passiamo oltre.

Ci sono poi i beceri odiatori in lotta perenne con il prossimo che passano agli insulti da denuncia. Che interpretano la visibilità della sua atroce malattia come mezzo per farsi promozione e accusano i media di rullare i tamburi per gli acquisti.

Sono esplicita: mi fanno schifo!

Chi la conosceva, la seguiva, l’aveva letta, non avendo un rapporto fideistico col suo pensiero (cosa che Lei stessa avrebbe aborrito) ma anzi critico, ne ha potuto cogliere tutte le sfumature e le convergenze col proprio sentire.

Tante sono le cose sue che ho fatto mie. Per esempio quando parla di amore, senza tabù, e di famiglia affettiva e non di sangue. Pur avendo io partorito con amore due figlie che sono la mia essenza e la mia vita. Ma per me non è stato cosi, e le sue parole mi hanno dato consolazione e permesso un lavoro interiore sulle mie ferite.

Poi la sua perenne gioiosità e il suo sorriso caldo, avvolgente, amicale, materno in senso lato. La sua generosità che andava di pari passo alla sua intellettualità, capace di parabole di pensiero fantasmagoriche.

I suoi libri, che rileggerò, e altri che non ho mai letto, ma che leggerò presto, sono densi e lievi insieme, immaginifici e razionali, sanno fare voli pindarici per poi planare sul nostro quotidiano ed essere così alla portata di tutti. E non sono meno ricchi di esperienze, che definirei di valore universale, le sue conferenze e le sue visioni di critica letteraria e di costume. Che spaziavano da tutte le tematiche della nostra contemporaneità, dalla teologia alla filosofia, dalla fisica alla politica. Da vera intellettuale indipendente ed organica. Figure ormai rare e perciò preziose per la collettività. Alcune sue opinioni e intuizioni sono entrate a far parte del nostro sentire comune.

Ma spesso divisoria, un’antropologia ribelle quella di Michela, ispirata ad una libertà di scelta assoluta, che ribaltava aspetti tradizionali della famiglia e della morale comune spesso solo formale. Che non tiene conto dei cambiamenti sociali, ma segue solo la consuetudine del pensiero retrogrado e negazionista dell’aspirazione legittima alla felicità.

Il suo pensiero fa tanta paura perché era e resta scomodo. Oseremmo dire rivoluzionario in un mondo di conformismo dominante

Ma era la sua dialettica, il suo linguaggio innovativo, deflagrante, le sue nuance espressive che la rendevano “unica”. Aveva un uso delle parole e un modo di parlare da “incantatrice”, che richiamava la sapienza arcaica e immaginifica della sua terra natia.

Spero che tutto il suo materiale venga raccolto e ordinato cronologicamente e per temi dalla sua bella famiglia affettiva, Queer, perché nulla vada perso di questa splendida donna che un male feroce ci ha portato via troppo presto.

Il suo impegno civile e letterario era ancora in gran parte da scrivere.

Ci mancherai tanto cara Michela, ci mancherà tua intelligenza sottile, la tua etica, la tua voglia di vivere e godere la felicità come un diritto di tutti, la tua cura verso gli altri da te, la tua dignità, fino all’ultimo dei tuoi respiri.


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