Non ci resta che piangere.Un dissociante ritorno al Medio Evo

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Due giovani del XX secolo si ritrovano, inspiegabilmente, nel XV. E’ la trama del film di Troisi-Benigni: “Non ci resta che piangere”. Oltre alle esilaranti gag che il cambio d’epoca comporta, il film lascia intravedere un qualche riferimento al XX secolo. Una scena per tutte: quella del passaggio di frontiera, con conseguente pagamento del pedaggio (un fiorino), vicenda che stigmatizza una allora nascente visione leghista (da ricordare: “Forza Etna!”).

Come non pensare al film di Massimo e Roberto (con aiuto Aristarco), in questi giorni di rinascente Medio Evo. Guerre mercenarie, epidemie, fondamentalismi (anche bruciare il Corano lo è), violenze sui più deboli, muri e fili spinati. Ma anche lo strapotere delle banche, che ancor oggi comandano gli Stati, nasce nel Medio Evo. Quella di oggi sembra l’Europa di quei secoli bui; il buio odierno non è per niente illuminato da una informazione globalizzata che volutamente disorienta. Siamo spaesati in un mondo che peggiora sempre più, anche per lo strapotere mafioso che consente, in certi stati, di far governare i criminali: nelle dittature la commistione è chiara, nelle democrazie è sospetta.
Una delle conseguenze di questo stato di forte disagio è rilevabile nel preoccupante peggioramento della salute mentale dei cittadini europei, con lunghe liste di attesa per accedere alle cure dispensate dagli operatori della psiche. Quello che sembra emergere è un effetto diffuso di dissociazione psichica, che è forse pure una forma di autodifesa che l’essere umano assume dinanzi a eventi gravi e insormontabili. Le efferate violenze commesse da molti individui (anche fuori dai teatri di guerra) sembrano compiute da esseri che vivono letteralmente “fuori di sé”, come se fossero in una realtà virtuale, da video gioco.


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