Libertà, inchieste e il futuro del giornalismo a Ronchi dei Legionari. Il Premio Daphne Caruana a Floriana Bulfon

0 0

Si chiude stasera la IX edizione del Festival del Giornalismo di Leali delle Notizie a Ronchi dei Legionari. Come ormai vuole la tradizione, nella serata finale del Festival si terrà la consegna del Premio leali delle Notizie in memoria di Daphne Caruana Galizia. Un riconoscimento che verrà dato alla giornalista d’inchiesta Floriana Bulfon. La cerimonia di premiazione si terrà alle 19.30 al Palatenda in Piazzale Martiri delle Foibe. Seguirà poi un incontro sui giornalisti minacciati che chiuderà ufficialmente la IX edizione.

Ieri, quinta giornata del Festival del Giornalismo, numerosi sono stati gli appuntamenti e gli ospiti che hanno accompagnato il pubblico dalla mattina alla sera. Il presidente dell’associazione culturale Leali delle Notizie Luca Perrino ha dialogato con il nuovo direttore di Avvenire Marco Girardo, originario di Ronchi dei Legionari. «Ho raccolto l’eredità di un giornale – ha detto Girardo – che non ha mai avuto paura di essere una voce libera, onesta e senza paraocchi».

Tra i temi principali ieri si è parlato di podcast, un medium su cui il mondo del giornalismo sta puntando per cercare di risollevarsi dalla crisi digitale che ha investito il settore negli ultimi vent’anni. Annalisa Camilli, giornalista di Internazionale, e la podcaster Greta Antoniutti Camilli hanno messo in evidenza come questo tipo di medium che mette al centro l’oralità sia molto apprezzato in una società in cui i ritmi della quotidianità sono frenetici. Il podcast permette infatti di informarsi con più velocità e di ascoltarlo mentre si lavora o ci si dedica a qualche altra attività. In Italia il podcast risulta essere ancora un prodotto piuttosto nuovo, un potenziale vantaggio per chi vuole avvicinarsi a questo campo e provare a investirci. «I temi che in questo momento stanno riscuotendo maggior successo sono quelli legati alla cronaca nera, al true crime e alla storia – spiega Annalisa Camilli -. A chi si vuole approcciare al mondo dei podcast consiglio di parlare delle proprie ossessioni, di trattare un tema che sta a cuore, perché è possibile trovare un pubblico che può avere i nostri stessi interessi».

Sempre Annalisa Camilli ha portato al Festival del Giornalismo un reading dedicato a Ilaria Alpi. La performance è stata introdotta da un breve video del telegiornale di Rai 3 che nel 1994 annunciava la morte della giornalista e quella dell’operatore Miran Hrovatin. Ha ricostruito la vicenda della morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. I due erano stati trovati da un faccendiere italiano che viveva a Mogadiscio. All’epoca non erano state raccolte delle prove sul loro omicidio né l’ambasciata italiana si era recata sul luogo del delitto. Ancora oggi infatti non si sa chi sia stato l’esecutore né i mandanti. Ilaria Alpi e Miran Hrovatin stavano svolgendo dei servizi giornalistici sul traffico d’armi e di rifiuti tra Somalia e Italia e il giorno del loro assassinio avrebbero dovuto mandare alla Rai un servizio importante probabilmente su questi temi. Annalisa Camilli spiega come per lei Ilaria Alpi sia stata fonte di ispirazione nell’intraprendere la sua carriera da giornalista. Il reading è stato tratto dal podcast Giornaliste, un prodotto che si pone lo scopo di far conoscere grandi giornaliste ai più giovani.
Un altro caso di giornalista ucciso mentre svolgeva il proprio mestiere è quello di Mino Pecorelli di cui hanno parlato Raffaella Fanelli, autrice del libro La strage continua. La vera storia di Mino Pecorelli, Vincenzo Cimino, presidente dell’Ordine dei Giornalisti del Molise, e l’avvocato Giulio Vasaturo, legale della Federazione Nazionale della Stampa Italiana. Nell’incontro si è discusso delle ricerche condotte da Raffella Fanelli grazie alle quali è stato riaperto il caso sull’omicidio di Mino Pecorelli e dell’importante ruolo dei giornalisti nell’attività giudiziaria e nella ricerca della verità. Per troppo tempo il nome di Mino Pecorelli è stato infangato, spesso dai suoi stessi colleghi, motivo per cui gli è stata intitolata la sala principale dell’Ordine dei Giornalisti del Molise, in modo tale da valorizzare il suo lavoro, come spiega Vincenzo Cimino.

Oltre alle indagini sull’uccisione di Mino Pecorelli sono state riaperte quelle del caso Unabomber, il bombarolo che tra il 1994 e il 2006 compì 34 attentati tra il Friuli e il Veneto. Se ne è discusso con il giornalista Ugo Dinello, la sopravvissuta Francesca Girardi e Marco Maisano giornalista e autore del podcast Fantasma – Il caso Unabomber, che ha portato alla riapertura delle indagini. Durante l’incontro, moderato da Roberto Covaz, si è sottolineato come il responsabile (o i responsabili) era sicuramente una persona addestrata ed esperta. Secondo Maisano la motivazione dietro questi attentati era scatenare il panico e quindi rendere tutti delle possibili vittime. In merito alla prima udienza dopo la riapertura del caso, fissata per il 9 ottobre, Francesca Girardi ha affermato: «Ho delle speranze che ci sia anche una piccola possibilità di andare avanti in questa storia. Ma in questi 20 anni sono arrivata a fare pace con quello che è successo, perché sono viva e ora sono una donna forte».

Da quando, nel 2021, i talebani hanno preso il potere in Afghanistan le donne non hanno più libertà. Ne ha parlato l’inviata di guerra e direttrice di Radio Bullets Barbara Schiavulli nel libro Burqa Queen, presentato al Festival insieme ad Alessandra Guerra. Le donne non possono più lavorare, fare una passeggiata, uscire senza essere accompagnate da un uomo. Ci sono tantissime vedove di guerra che non sanno come mantenere i propri figli, sono relegate in casa. Il 75% delle donne vive violenze in famiglia: prima del 2021 i centri antiviolenza erano molto numerosi sul territorio, ma ora sono stati chiusi tutti. «Gli afghani hanno bisogno di tutto ma soprattutto hanno bisogno che fuori dal loro paese si sappia cosa stia succedendo», ha affermato Barbara Schiavulli.

In vista di Gorizia-Nova Gorica Capitale Europea della Cultura 2025, si è discusso in che modo Slovenia e Italia possono trovare dei punti di contatto creando dei momenti di condivisione e non solo di convivenza. Ne hanno parlato giornalista e direttore della Basilica di Aquileia Andrea Bellavite, il professore ordinario di composizione architettonica e urbana Giovanni Fraziano, il presidente del Forum italo-sloveno Jurij Giacomelli,il direttore Kulturni dom di Gorizia Igor Komel, la direttrice del programma dell’Accademia delle arti Università di Nova Gorica Rene Rusjan e la direttrice del programma Kinoatelje Mateja Zorn. L’incontro è stato moderato dal giornalista e caporedattore di Radio Capodistria Stefano Lusa. Secondo i relatori, l’unione tra le due Gorizie deve partire dall’unificazione di un unico polo universitario tra le due città e dall’introduzione di un corso curricolare di italiano nelle scuole di Nova Gorica e di uno in sloveno in quelle di Gorizia e dei comuni limitrofi. Infine andrebbe valorizzata la conformazione urbanistica delle due città che rappresentano una la storia e l’altra la modernità oltre a creare eventi culturali ad hoc coinvolgendo il mondo del cinema e dello spettacolo. «Il 2025 non è un punto di approdo per le due città in termini di convivenza e di condivisione ma un inizio», ha affermato Jurij Giacomelli.

Tra i diversi ospiti l’economista Patrizia Luongo ha dialogato con Gioia Meloni di disuguaglianze e delle modalità per ridurle. Il 10% della popolazione più abbiente possiede circa il 76% della ricchezza globale. Ci si sta iniziando a rendere conto che le disuguaglianze non sono inevitabili e che, per favorire la crescita, bisogna contrastarle attraverso politiche pubbliche. Tra i temi trattati giustizia sociale e ambientale, sanità, calo demografico e dispersione scolastica. Luongo ha spiegato che oltre alla dispersione scolastica esplicita, è molto consistente anche quella implicita, ovvero il fenomeno per cui i ragazzi, pur andando a scuola, non raggiungono le competenze minime per proseguire gli studi, inserirsi nel mondo del lavoro ed essere parte attiva della società. Il rischio è che i ragazzi, una volta cresciuti, siano più portati a credere alle fake news e non abbiano gli strumenti per interpretare il mondo. Bisogna tenere in conto che la povertà educativa si collega ad altri fattori come ad esempio povertà alimentare e povertà energetica. Per questo bisogna creare dei patti educativi di comunità.

La quinta giornata si è chiusa con evento in ricordo del grande pianista Lelio Luttazzi, a cento anni dalla nascita. La moglie Rossana Luttazzi ha dialogato con Marinella Chirico raccontando la loro straordinaria storia d’amore, durata 36 anni, ma anche del lacerante dolore che ha accompagnato la sua scomparsa. Dopo aver raccontato di quegli anni bui, e di quanto sia stato lungo e faticoso il percorso che le ha permesso di ricominciare una vita senza Lelio, Rossana ha presentato prima il suo libro Una storia d’amore e di lucida follia, e poi l’album Oltre il blu, entrambi pubblicati nel 2023, in occasione del centenario. Il cd, che riprende il nome dell’ultimo brano scritto dal marito, è una raccolta di brani poco conosciuti ma da cui esce il vero compositore all’americana, come lui voleva essere e come lui ha potuto essere.

A partire da martedì ogni angolo di Ronchi dei Legionari è diventato parte integrante del Festival del Giornalismo grazie ai numerosi commercianti, esercenti e artigiani che con entusiasmo hanno aderito al concorso vetrine. Ognuno di loro ha dedicato al Festival l’allestimento di una vetrina o di una parte di essa o di un’area interna del locale. Oggi è l’ultimo giorno in cui pubblico e ospiti possono passeggiare per le vie cittadine e votare la vetrina più bella.


Iscriviti alla Newsletter di Articolo21