Laura Massaro, simbolo del 2021 per il Corriere: “Donne annientate in tribunale”

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Sono 8 anni che lotta per tutelare suo figlio dalla macchina infernale dei tribunali civili che vorrebbero portarlo via e rinchiuderlo in casa famiglia malgrado i problemi di salute dei minori. Lei non ha mai mollato e anzi si è presa l’onere di rappresentare anche le altre: mamme che lei chiama sorelle. Si chiama Laura Massaro, fa l’impiegata ed è la presidente del Comitato madri unite contro al violenza istituzionale, e due giorni fa è stata riconosciuta tra le donne simbolo del 2021 dal Correre della sera, proprio per la sua forza e determinazione a porre fine a una delle più gravi violazioni dei diritti umani in Italia: la violenza istituzionale, strettamente connessa al non riconoscimento della violenza domestica all’interno dei tribunali italiani: un tema che DonnexDiritti Network ha affrontato nella sua inchiesta “Crimini invisibili” che a gennaio tornerà con le sue nuove puntate fino a marzo.

Laura Massaro, come ci si sente a essere scelta come una delle donne simbolo dell’anno dal Corriere della sera?

Non me lo aspettavo, perché la violenza istituzionale non è un tema molto trattato dal mainstreaming. È stata una piacevole sorpresa perché al di là della soddisfazione personale, è importante che questa battaglia che coinvolge così tante donne e bambini, sia riconosciuta.

Come è stato quest’anno secondo lei per quanto riguarda i diritti delle donne?

Il 2021 è stato un anno difficile per ragioni oggettive e con una pandemia che ha reso le cose ancora più difficili per noi donne. Perché sulle nostre spalle si concentra la maggior parte del lavoro di cura, e dei pesi familiari.

Quindi cosa è emerso?

È emerso che la situazione delle donne sia comunque lasciata come fanalino di coda. Magari se ne parla, ma nel concreto non si fa effettivamente quello che dovrebbe essere fatto nella direzione di una vera parità. Noi elargiamo un lavoro gratuito che non viene ancora riconosciuto come lavoro.

Nella pandemia le cose sono peggiorate?

Le donne sono state quelle che più di tutte hanno subito le conseguenze del covid. Sono quelle che più di tutti hanno perso il lavoro, per esempio, sono state penalizzate in una situazione già instabile. Qui una donna ancora deve scegliere tra la sua autodeterminazione, la realizzazione lavorativa e avere dei figli, siamo ancora al Medioevo in Italia.

Per questo le donne non fanno figli?

Le donne non fanno figli perché non sono messe nella condizione di farlo in maniera serena, e non si tratta qui di sostenere la famiglia tradizione ma di una scelta della donna che deve a una parte importante di sé. Le donne sono spaventate, non fanno più figli, ci sono problemi di lavoro, manca il riconoscimento del lavoro di cura che facciamo. Per non parlare delle dinamiche che ormai si innescano quando una donna con figli si vuole separare, come è ben delineato dalla sua inchiesta “Crimini invisibili” su DonnexDirittti Network.

Se una donna interrompe una gravidanza non va bene, se decide di farli non è supportata, e poi nel momento in cui è madre e si vuole separare da un partner maltrattante, glieli tolgono. Come funziona questa storia?

È un problema che no riguarda solo l’Italia. Per esempio in Europa ci sono venti di restaurazione molto forti, prima di tutte pensiamo alla Polonia. Quello che emerge è che la donna è sbagliata qualsiasi cosa faccia. Non deve avere una sua volontà. La maternità consapevole, frutto di una libera scelta, non è supportata in nessun modo e viene denigrata nel momento in cui s’incrina la famiglia per cui se una mamma si ribella al capofamiglia viene stigmatizzata e punita perché si ribella a un sistema.

In questo ultimo anno le cose sono migliorate o peggiorate?

Purtroppo, come lei stessa dimostra con il suo lavoro di giornalista che da anni si occupa di diritti delle donne e di questi temi, si è fatto un grande sforzo per far emergere la violenza istituzionale, ma le cose sicuramente non sono migliorate, ci sono stati degli aggiustamenti ma nel concreto i bambini vengono regolarmente strappati alle madri che denunciano violenza domestica, e sono ancora richiusi in casa famiglia senza una ragione reale. Non mi sembra che questa prassi sia cambiata.

Cosa significa questo?

Che se da una parte se ne è parlato di più, dall’altra è anche vero che i tribunali oggi sono inferociti. Prima agivano più o meno indisturbati, ma da due anni la battaglia è più attiva, le donne hanno cominciato a reagire nei confronti dei tribunali e questo ha provocato una reazione forte nel tentativo di rimetterle a tacere.

Questo dovrebbe spingere ad ampliare la battaglia, lei che ne pensa?

Questa è una battaglia dei diritti delle donne, ed è anche una battaglia di civiltà, perché quello che sta succedendo a noi mamme e ai nostri figli è fuori dalla sfera del diritto ed è molto pericoloso. È un abuso di potere, una coercizione verso bambini che non si possono difendere.

Quindi ci riguarda tutte?

Estromette completamente il ruolo della donna che non esiste più, la sua parola viene asfaltata, la sua persona distrutta in maniera abnorme e solo perché è una donna e quindi inaffidabile, sicuramente bugiarda, ecc. È una violazione dei diritti delle donne tutte, non solo delle madri o di quelle che ci si trovano in mezzo, ma di tutte le donne che rivendicano se stesse e la loro di libertà di stare al mondo padrone delle loro scelte.

In Italia quindi le cose stanno peggiorando?

La società in Italia è patriarcale e la tendenza è quella di allargare questa erosione dei diritti, e questa delle separazioni che loro chiamano “conflittuali”, si sta allargando anche a quelle separazioni che sono consensuali, anche quando di mezzo ci sono bambini che hanno gravi forme di disabilità, perché non solo è diventato un business ma perché il terreno sui cui si poggia, che è la fondamentale discriminazione delle donne, è fertile anche all’interno delle istituzioni che dicono di combattere la violenza, per questo parliamo di violenza istituzionale.

E questo cosa comporta?

La donna deve stare fondamentalmente zitta, e se deve subire lei non può reagire, non deve reagire, perché il pater familias non si tocca e questo è sicuramente un peggioramento. Un uomo può perseguitarti a vita se tu hai dei figli con lui e vuoi sottrarti a una situazione di violenza domestica.

Cosa si può fare nel concreto secondo lei?

Qui ci sono violazioni di diritti umani gravissime. La gente pensa che quando si porta via un bambino ci siano sempre delle ragioni fondate ma non è così. A oggi è semplicissimo portare via un figlio a una madre, basta una diagnosi fondata sull’alienazione parentale e il gioco è fatto, e può capire a ognuna di noi perché è diventato un sistema. Per cui è inutile continuare a fare leggi che risolvono solo parzialmente la cosa, perché quello che esce dalla porta poi rientra dalla finestra, ci vogliono delle azioni forti, concrete, bisogna bloccare questi provvedimenti con cui i bambini sono strappati a forza e rinchiusi in una struttura, e questo ancora non l’ho visto.

A cosa si riferisce nello specifico?

Alle norme contenute nella Riforma del processo civile voluta dalla ministra Cartabia che è un passo avanti sicuramente ma che ha anche punti critici importanti che non sono stati valutati nella giusta misura e che porteranno, anche qui, a un possibile peggioramento della situazione. Non possiamo avere confusione sul tema perché è molto delicato, bisogna conoscerlo bene per poterlo affrontare.  Perché chi ci rimette siamo noi.

Che cos’è esattamente la violenza istituzionale?

La violenza istituzionale è a 360 gradi, non c’è un giusto processo, i bambini scompaiono, si subisce una violenza economica senza precedenti, non si viene credute, si viene rivittimizzate in tribunale da tutti a partire dai giudici, e si viene addirittura perseguite come se la vittima fosse la criminale. Quindi quando tu inviti le donne a denunciare devi sapere cosa fai perché a oggi, se una donna che denuncia un marito maltrattante ha figli, dopo quella denuncia troverà un baratro, un buco nero.

Quindi è una condanna sicura per le donne?

Certo, al cento per cento. Rimane solo la fortuna di trovare un giudice sensibile che conosce le dinamiche dei maltrattamenti in famiglia, perché se ci sono figli minorenni quello che prevale è il diritto del padre, nient’altro. A oggi ci son bambini affidati a padri violenti con procedimenti penali in corso o addirittura condannati. Per le madri questo non sussiste: donne che non hanno nessuna pendenza e che vengono annientate dallo Stato e private dei loro figli senza alcuna base oggettiva, concreta, di azioni contro questi bambini. Tutto è basato su perizie a loro volta strutturate su uno stereotipo contro le donne.

Cosa succede in questi tribunali?

C’è un trattamento sanitario perenne, si psicologgizza qualsiasi cosa. Se un bambino ha una difficoltà a scuola e l’insegnante segnala il problema, tu non sai dove si può arrivare, perché il tribunale te lo può togliere anche se il problema non è rilevante. La gente pensa che questo problema riguardi un disagiato ma non è così, può riguardare chiunque, ovunque. Quando racconti la tua storia ti guardano come se fossi un’aliena, pensano che sicuramente qualcosa tu abbia fatto, poi quando succede anche a loro capiscono di cosa si sta parlando.

Ma c’è anche un business non indifferente dietro questa prassi, giusto?

Le case famiglia si prendono 500 euro al giorno, basta farsi due conti per capire che c’è qualcosa che non va. Solo 20 anni fa erano pochi i minori che andavano in struttura, ci doveva essere un grave abuso. Oggi ci vanno bambini normali, che conducono vite normali, figli di professioniste, insegnamenti, persone per bene che non hanno fatto nulla di concreto non solo contro il bambino ma verso chiunque.

Quindi il 2021 è un anno da buttare?

Il 2021 non è un anno su cui si può fare un bilancio positivo, perché ha intaccato soprattutto le donne: un attacco ferocissimo generale sul lavoro, la violenza, l’esistenza stessa. Una pandemia che ha acuito un attacco che già era in corso. Solo quest’estate, per fare un esempio, ci sono stati numerosi prelievi di bambini da casa loro con sfondamenti di porte e modalità militari, e nessuno se ne è occupato a parte voi e qualcun altro. Scene che avrebbero dovuto far scoppiare una rivoluzione.

Perché secondo lei?

Il sistema si sta auto-proteggendo, non molla, anzi infierisce e fa scudo intorno. Sembra un esercito del male, non si riesce a spiegare quello che succede. Ci son donne che non ce la fanno, che si ammalano dopo anni di processi, che si impoveriscono perché i soldi che hanno vanno tutti lì, nel tentativo di salvare il salvabile. C’è la volontà di impedire alle donne che subiscono violenza di separarsi, questa è la verità, per loro la soluzione è stare a casa e tacere, altrimenti quella violenza aumenterà in maniera esponenziale.

E quindi a noi cosa rimane?

A noi rimangono solo i doveri.


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