Giuseppe De Donno e l’etica assente in una vicenda tragica

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Quando una persona si toglie la vita, ogni reazione, commento, parola detta o scritta, non dovrebbe alimentare sofferenza ad ulteriore dolore – già vissuto, specie nei confronti dei suoi famigliari per la natura di un gesto così estremo. Nella fattispecie parliamo della morte violenta di Giuseppe De Donno, l’ex primario di Pneumologia all’Ospedale di Mantova che è stato trovato impiccato nella sua abitazione: da oltre un anno vittima di una gogna mediatica delirante a causa di una narrazione sui media e nei social per i contenuti (anche) offensivi e denigratori, “colpevole” per essere stato protagonista, suo malgrado, di aver sostenuto e difeso la terapia del plasma iperimmune infusa ai suoi pazienti per curare il Covid-19. La Procura della Repubblica di Mantova ha formalmente aperto un’inchiesta e provveduto ad ascoltare i familiari, sequestrato telefono cellulare e computer del medico al fine di indagare su eventuali responsabilità da parte di altre persone. Nelle ultime ore stanno emergendo delle anomalie sulla dinamica del suo suicidio che dovranno essere analizzate dagli inquirenti. La sua fine tragica è comunque il risultato di una emarginazione per aver sostenuto una terapia, che a detta di altri (virologi, infettivologi, giornalisti, istituzioni pubbliche sanitarie e politiche) è risultata fallimentare. Fin dal principio della pandemia ogni sperimentazione, cura, proposta terapeutica, richiesta di somministrare terapie alternative, innovative, al fine di contrastare l’infezione da Sars-Cov-2 ha suscitato reazioni opposte, veti, dichiarazioni pseudoscientifiche non avvalorate da prove inconfutabili e altre dimostrazioni di cure efficaci ma ostacolate e vietate, nonostante la dimostrazione da parte di migliaia di medici di base (ora costituitisi in associazione “Comitato Cure Domiciliari Covid-19) di aver potuto curare con efficacia malati a domicilio con farmaci utilizzati da sempre nei protocolli farmacologici nelle malattie virali.

In Italia la disinformazione, unitamente ad un sistema mediatico (specie televisivo), ha creato una tale confusione e intossicazione delle informazioni causato dal protagonismo di molti medici virologi la cui notorietà e visibilità ha contribuito a confondere l’opinione pubblica. Ognuno smentiva l’altro, o in certi casi, se stessi, cambiando parere da un giorno all’altro. Come sta accadendo con la vaccinazione.

La plasma terapia è una pratica che prevede l’utilizzo del plasma (la parte liquida del sangue di malati guariti dal virus) per stimolare la produzione di anticorpi in grado di bloccare il processo infiammatorio e la mortalità. Si attivano le immunoglobuline (Ig) neutralizzanti a fini terapeutici e ridurre la carica virale. Esistono precedenti nella storia della medicina dove questa terapia era stata utilizzata in passato per malattie infettive tra cui la polmonite da pneumococco e anche per epidemie da Ebola, SARS e MERS.

De Donno era diventato un caso nazionale fin troppo sottoposto ad un’attenzione mediatica eccessiva, enfatizzata, trasformata in qualcosa che non era più circoscritta nell’ambito scientifico, quanto, invece, esasperata dai toni trionfalistici da una parte e denigratoria, accusatoria, tanto da considerare il sanitario un “ciarlatano”, un “esibizionista”, perfino “un santone” e un “messia” in cerca di visibilità e pubblicità. In una intervista aveva confessato di provare sconforto, delusione, amarezza, per come era stato trattato dopo aver dichiarato la guarigione di 48 pazienti nel suo ospedale e in tutta risposta si era visto arrivare i Nas nel suo reparto. La sua sperimentazione non era frutto solo del suo personale convincimento ma di una collaborazione scientifica con il Policlinico San Matteo di Pavia dove lavora il professor Ernesto Perotti, responsabile del servizio di immunoematologia e medicina trasfusionale, insieme ad altri colleghi del suo ospedale del reparto di malattie infettive. Dietro a questa tragica vicenda c’è stato un attacco sistematico nei suoi confronti da parte di virologi e anche alcuni giornalisti, tra cui una in particolare, nel ritenerlo (senza averne cognizione medico-scientifica) incapace trattandolo come un personaggio folcloristico.

Basta fare una veloce ricerca su internet per trovare nei suoi confronti commenti di una ferocia inaudita, ma ben più grave è la responsabilità di chi ha cercato di insinuare la non validità della sua terapia, accusandolo perfino di infettare ulteriormente i malati. Un’affermazione fatta in televisione da parte di un virologo – star e seguace di una cultura scientifica la cui professione è in stretta connessione con le multinazionali farmaceutiche. A fronte di una pratica sanitaria utilizzata anche per altre patologie, il dubbio che avanza è quello di una terapia non costosa e poco gravosa sul sistema sanitario, (chiamata anche plasma convalescente) in rotta di collisione con l’immissione sul mercato farmaceutico di anticorpi monoclonali di plasma iperimmune sintetico e quindi prodotti da case farmaceutiche interessate esclusivamente al profitto. Inizialmente De Donno aveva ricevuto attestati di stima e l’incoraggiamento nel proseguire nella sua ricerca (se pur sperimentale e sottoposta a successive verifiche), per finire poi bocciato dall’Aifa e dall’Istituto superiore di sanità che ne ha decretato la sua inefficacia.

De Donno decide di dare le dimissioni da primario e torna a fare il medico di famiglia. Una scelta sofferta che gli procura ulteriori offese e calunnie su twitter. In ospedale medici e infermieri ne parlano come un uomo dedito al suo lavoro con totale abnegazione, impegno, passione, e in corsia stimato da malati e colleghi. Un infermiere che lavorava con lui lo descrive come persona dotata di grande umanità e pronto sempre a sacrificare la sua vita privata per cercare di portare sollievo ai suoi pazienti. Eppure qualcosa è accaduto se il suo sconforto per quanto subito lo ha portato a preferire la morte. Stefania Martinelli è docente di arte drammatica e regista teatrale e sul suo profilo social ha voluto commentare così la notizia con la libertà di pensiero che la contraddistingue: «Sul mercato verranno immessi farmaci monoclonali sintetici composti da sostanze costose mentre i medici curanti che stanno seguendo i malati a domicilio prescrivono farmaci approvati e validati dal prontuario farmaceutico e poco costosi».

Il Comitato Cure Domiciliari Covid-19 che aveva vinto il ricorso al Tar del Lazio e al Consiglio di Stato per poi essere contestato dal Ministero della salute il quale aveva ricorso a sua volta. Nel frattempo sono state raccolte migliaia di firme da parte di medici prescrittori e consegnate al ministro Roberto Speranza. «Alcuni di questi farmaci che dovrebbero sostituire i vaccini o provare che restino l’unica soluzione, sono composti con plasma iperimmune realizzato in laboratorio, sintetizzato, quindi brevettato dalle case farmaceutiche. Non è questione che si dovesse usare “il plasma di De Donno”, il medico non ha inventato nulla di nuovo ma sapeva bene ciò che avrebbe comportato il nuovo business fatto di anticorpi monoclonali di plasma iperimmune sintetico, così come sapeva bene quale tipo di plasma sintetizzato veniva usato per creare i monoclonali che stanno per entrare sul mercato. Aveva criticato l’efficacia dei monoclonali prodotti che il Governo acquisterà per curare anche l’effetto ADE prodotto dal vaccino stesso. De Donno si era accorto di alcune cose rispetto al plasma sintetico e al plasma dei soggetti vaccinati che aveva anche comunicato al Ministero della Salute .

De Donno era un semplice uomo, che si era dimesso da primario ed era andato a fare il medico di medicina generale per aiutare le persone lontano dagli interessi e dai posti di potere, un uomo che amava la vita, assolutamente non comprabile. Avevo amici in comune con il dottor De Donno, lui amava la vita nonostante avesse toccato con mano quanto denaro e potere potessero stritolare dall’oggi al domani chi intralcia, seppur inconsapevolmente, alcune decisioni e direzioni scelte».

Una testimonianza che descrive una dinamica in cui si è trovato il medico e chi lavorava con lui ma anche segno di come tutto si confonde creando schieramenti opposti tra realtà oggettiva dei fatti e disinformazione.

«È un approccio costoso, a differenza di un vaccino il farmaco realizzato con anticorpi monoclonali sintetici costa da 10 a mille volte di più» – aveva dichiarato il professor Mauro Pistello, ordinario di Microbiologia e Microbiologia clinica all’Università di Pisa e vicepresidente della Società italiana di Microbiologia, in un’intervista al Messaggero, rilasciata a Graziella Melina nel 2020, ndr). Una sola dose viene a costare all’incirca duemila euro e la Germania ne ha acquistato 200mila dosi per un importo di 400 milioni di euro.

«Non riesco a scrivere nel dettaglio né a spiegare bene tutto, mi tremano le mani e la testa in questo momento. Non voglio neanche farlo. Non ne ho la forza. Che ognuno trovi le proprie risposte se vuole trovarle o i propri silenzi o si rassereni con le risposte che gli vengono fornite. Non ho altro da dire. Una preghiera alla tua anima luminosa, intelligente ed onesta (riferito al dottor De Donno, ndr) che sono certa non smetterà di perseguire con potenza la verità». Così sigla Stefania Martinelli con parole sofferte la sua testimonianza. In un audiovideo inedito realizzato da De Donno (pubblicato su youtube) nel 2020 si era rivolto alla dottoressa Moretti in cui spiegava l’intento – desiderio “sogno” di promuovere un Centro di ricerca etica anche a Modena: «Mi farebbe molto piacere incontrare e coinvolgere anche gli industriali della ceramica del modenese, perché il mio sogno è che questo centro di ricerca etica non nasca solo a Mantova ma collegato anche con altre università tra cui quella di Modena. Ne stiamo discutendo con il direttore generale sulla tipologia giuridica a cui affiliare questo centro. Appena ho una bozza del progetto pronta la vorrei sottoporre all’attenzione dei vostri interlocutori e so che il vostro responsabile (riferendosi ad un dirigente che la dottoressa Moretti conosce, ndr) è preoccupato per quello che ho detto in audizione al Senato sulla sperimentazione del Tocilizumab (anticorpo monoclonale umanizzato, ndr), ma se credono di tapparmi il muso si sbagliano di grosso». L’etica ora dovrebbe avere il sopravvento su una morte tragica sulla quale la magistratura dovrà stabilirne le cause reali e poi lasciare posto al silenzio.


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