Yemen, sei anni di conflitto e un popolo ridotto allo stremo nell’impotenza internazionale

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Nel giorno in cui sei anni fa iniziava il conflitto nello Yemen, arriva la notizia che l’Arabia Saudita ha offerto ai ribelli Houthi il cessate-il-fuoco per avviare un tavolo negoziale su una serie di proposte volte a porre fine alla brutale guerra che ha causato quasi 20 mila morti.
Un paradosso se si pensa che nelle stesse ore gli Houthi lanciavano uno dei più cruenti attacchi degli ultimi mesi colpendo decine di civili. tra cui almeno otto bambini.
Troppo spesso i piccoli yemeniti e le loro famiglie pagano il prezzo più alto mentre il conflitto infuria intorno a loro e la crisi umanitaria che ne è derivata miete vittime in numero ancora maggiore.
Oltre ai 18.557 morti civili, stima riferita al periodo  tra marzo 2015 e novembre 2020, più di 4,3 milioni di persone, tra cui più di 2 milioni di bambini, hanno dovuto lasciare le loro case,e si stima che l’80% della popolazione – 24,3 milioni di persone – abbia bisogno di assistenza per sopravvivere.

La situazione sanitaria, quanto quella umanitaria, è alla catastrofe e senza un impegno serio della comunità internazionale per milioni di persone, che hanno disperato bisogno di tutto, non c’è speranza di sopravvivenza.

È per questo, che seppur flebile, il cessate il fuoco proposto dai sauditi è quanto di più auspicabile ci si possa attendere.
Sul tavolo Riyad, oltre alla cessazione delle ostilità, mette la revoca parziale del blocco sull’aeroporto internazionale di Sana’a e su alcuni porti marittimi.
Il ministro degli Esteri, Faisal bin Farhan, ha annunciato in tarda mattinata l’intenzione di avviare dei negoziati di pace tra il governo riconosciuto dalla comunità internazionale e i ribelli.
“Faremo tutto il possibile per mettere la necessaria pressione sugli Houthi perché vengano al tavolo negoziale e depongano le armi perché riteniamo che la fine dei combattimenti e una soluzione politica siano l’unica strada”, ha detto il capo della diplomazia saudita annunciando il sostegno a un corridoio umanitario delle Nazioni Unite nella città ricca di petrolio di Marib, che è stata oggetto di mesi di bombardamenti da parte degli Houthi.
Ma dalle prime reazioni sembra che l’offerta non sia sufficiente per la ribellione sciita, che insiste nel chiedere ai sauditi di revocare  completamente quello che vedono come un blocco illegale e immorale del porto strategico di Hodeida.
Il tempo, intanto, corre e per la popolazione allo stremo ne è rimasto davvero poco. Nessun paese al mondo negli ultimi 100 anni è stato esposto a una carestia devastante come quella che si è abbattuta sullo Yemen nell’ultimo anno.
Senza lo stop ai raid della coalizione guidata dall’Arabia Saudita e la fine degli scontri con i ribelli, oltre 20 milioni di persone saranno destinate alla fame e, molte di loro, a una fine di stenti.


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