Covid e proteste. Sbagliato ridurre il tutto a schieramenti classici destra/sinistra, fascisti/antagonisti

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Le persone portate in Questura ieri sera dopo i riot giovanili di Milano confermano una delle differenze tra la piazza milanese e le altre: l’età di chi ha protestato contro Conte e le chiusure anti Covid.
Delle 28 persone denunciate per danneggiamento e violenza a pubblico ufficiale 13 sono minorenni. 18 sono italiani e 10 stranieri. Denunciata anche una ragazza riconducibile all’area anarchica anarchica milanese mentre i restanti non sono riconducibili a gruppi politici conosciuti.
Quello che abbiamo visto nella nostra diretta radiofonica. Adolescenti e post adolescenti. Con una coda di osservatori più grandi. In 300 per fare casino contro Conte, bersaglio di insulti, e le chiusure anti Covid, “libertà libertà”.
Un gruppetto stava davanti e in modo piuttosto confusionario ha trascinato il resto dei manifestanti verso il palazzo della Regione Lombardia.
Lungo la strada hanno lanciato torce, petardi e una molotov, buttato a terra cestini, motorini e cartelli stradali. Qualcuno ha rotto il vetro del tram 9 beccandosi gli insulti di altri: “cosa c’entra il tram son lavoratori pure loro”.
Non c’erano striscioni, non ci sono stati slogan con riferimenti politici classici e se tra loro c’era qualcuno più politicizzato di altri, a trainare gli altri, era ben camuffato. C’erano ragazzi col piumino, giubbotti neri, i jeans aderenti, tute adidas, di quelli che trovi a fare lo struscio il sabato pomeriggio al centro commerciale o a lavorare dietro le bancarelle ai mercati o nei bar. C’era anche una componente di origine nordafricana piuttosto vivace. Mini riot giovanili di chi non vive nel centro di Milano.
Provare a ridurre il tutto a schieramenti classici destra/sinistra, fascisti/antagonisti rischia di essere un po’ riduttivo. Riot senza firma, gruppi di amici che si sono dati appuntamento per lasciare un segno. Qualcuno tra loro frequenta le curve di Milan e Inter. Quanto successo a Milano non va ingigantito, ma non va neanche sminuito. Di sicuro va indagato. Forse è stato la spia di un disagio reale che si esprime in vari modi in questa fase così complicata per tutti. Quei 300 giovani lo hanno espresso così.
La cosa più simile alla piazza milanese sono forse i video di Achille Lauro e Quentin 40 del brano Thoiry. Come fossero piazze trap, che hanno portato un po’ del casino che vivono altrove in corso Buenos Aires e sotto il palazzo della Regione. Ci sarà un secondo tempo? Vedremo. Il Viminale teme le infiltrazioni dell’estrema destra, dell’estrema sinistra e degli ultras. Qualcuno c’era già ieri sera mischiato nella folla, ma queste etichette rischiano di allontanare la questione sociale che anche i teenage riot di Milano pongono. Che come una fiammata potrebbero sparire, come sono comparsi. Almeno per un po’.

Fonte: Radio Popolare

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