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L’emergenza coronavirus ha fatto venire alla luce deficienze strutturali del nostro sistema sanitario, ma anche del nostro “modello di difesa”. Non si tratta solo di un problema di approvvigionamento di materiali o di sinergia tra settori. Occorre un’ampia revisione complessiva che non può essere affidata solo agli specialisti, ma deve coinvolgere a pieno titolo le associazioni della società civile che vengono, invece, progressivamente emarginate. Nel contempo, avanzano le spinte securitarie di tipo privatistico (modifiche alla legge sulla legittima difesa, modifica delle norme sulla detenzione di armi) sostenute anche da talune forze politiche.
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