Il terrorismo islamista contro i simboli cristiani

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A Strasburgo è andata in scena un’altra puntata di questa straziante e sanguinaria epopea del terrorismo islamista, che vorrebbe distruggere i simboli, i simulacri della religione cristiana e della civiltà occidentale. Certo, il miliardo e 200 milioni di musulmani credono in un Dio misericordioso e, specie nell’Unione Europea, la maggioranza di quasi 30 milioni di islamici sono laici ed integrati. Eppure decine di migliaia di arabi integrati, figli della seconda generazione di immigrati, per lo più maghrebini, nord-africani, stanno da diversi anni abbracciando le tesi illusorie della jihad islamica. In Italia, dove i servizi di intelligence e gli apparati speciali delle forze dell’ordine hanno una lunga esperienza nella lotta al terrorismo interno ed internazionale, spesso piccole cellule o “lupi solitari” fondamentalisti vengono intercettati e bloccati nelle loro azioni sul nascere.

Il problema purtroppo persiste in Francia, in Belgio e solo in parte in Germania: tre paesi dove la popolazione musulmana è molto estesa e ben radicata. E dove le frange estreme sunnite hanno fatto proseliti soprattutto tra i giovani. E non a caso è proprio in questi tre paesi che ci sono stati gli attacchi terroristici più virulenti. In Gran Bretagna, dove pure ci sono stati attacchi terroristici, fa caso a sé il radicalismo islamista, in quanto la popolazione musulmana proviene dalle ex-colonie e i soggetti “attenzionati” sono molto più controllati da Scotland Yard e dall’MI 5 e MI 6.

Se l’Intelligence francese e i settori antiterrorismo di Police e Gendarmerie non spezzano i legami dei giovani islamisti di seconda e terza generazione con la mafia marsigliese di origine maghrebina, e non risalgono alla catena di sovvenzionamento “solidaristico”, finanziata dai governi autocratici del Golfo, gli attacchi terroristici non finiranno mai. Le armi utilizzate negli ultimi atti terroristici sono sempre di provenienza clandestina, ma ben oleate. Ed il mercato di questi strumenti di morte è controllato dalle mafie europee, in Francia è quella marsigliese, collegata con le nostre siciliana e calabrese.

Scegliere obiettivi cristiani (i mercatini di Natale, nel Nord Europa sono un’icona mercantile-religiosa che risale al ‘600 fiammingo) fa parte della loro strategia, per fomentare la paura nei civili francesi ed europei. La Francia è purtroppo l’anello debole della battaglia contro il fondamentalismo, a causa della scarsa professionalità della loro Intelligence, che per presunzione e grandeur non le permettono di “inchinarsi” alle più attrezzate polizie come quella italiana e tedesca, che invece nella lotta al terrorismo vantano una esperienza pluridecennale. In più gli italiani dispongono di settori specializzati antimafia nelle forze dell’ordine, nella magistratura e nei servizi tra l’altro i più esperti sul mondo arabo dal dopoguerra in poi, grazie ad una “divisione” di compiti con la CIA)), con un know-how unici al mondo. Inoltre, fino a quando la Francia e gli Stati Uniti faranno affari e venderanno armi ed alta tecnologia di difesa ai sovrani sunniti del Golfo, sanguinari e finanziatori del terrorismo islamista, noi europei non potremo mai sentirci sicuri.

Certo l’ISIS è stata sconfitta sul campo, ma intanto in Siria sono state uccise 560 mila persone, delle quali il 30% erano minorenni e bambini. Nello Yemen altre centinaia di migliaia di morti. Eppure, in questo ingarbugliato scenario, in questo “Big Game” a volte incomprensibile, resta chiaro che le monarchie autocratiche del Golfo finanziano gruppi terroristici in Medio Oriente ed inviano finanziamenti ed imam integralisti a radicalizzare il messaggio del Corano. Non è uno scontro di religioni, anche se sono i nostri simboli cristiani e occidentali che vengono colpiti. E’ uno scontro tra poteri economici e finanziari, energetici e culturali, che noi europei non abbiamo mai dichiarato e al quale non vogliamo partecipare, ma che alcuni stati arabi e alcuni gruppi ben organizzati mediorientali con l’inganno dell’Islam vendicativo e salvifico vogliono imporci.

Se vogliamo che le stragi dell’islamismo fondamentalistico vengano sventate, occorre quindi creare una forza di Intelligence europea, a guida italiana, che faccia tesoro delle esperienze passate e induca le forze politiche dell’Unione a ripensare la nostra politica estera comunitaria.


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