Cronisti minacciati. La solidarietà non basta più

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Avete ragione: la solidarietà non basta più. È un parola bella, una parola che rischia però d’essere vuota in un tempo, come quello che stiamo vivendo, nel quale troppe parole – spesso con perversa abilità – sono schiacciate da altre, rischiando dunque di perdere peso, valore, forza. Per questo ho deciso di pubblicare il vostro appello in prima pagina: sull’Alto Adige e sul Trentino. Per unire la mia voce alla vostra. Per mettere ancora una volta i miei giornali al servizio della verità e di chi ogni giorno rischia la vita prima per scoprirla e poi per raccontarla, per condividerla con lettori che hanno un bisogno sempre maggiore di profondità, di certezze, di libertà. Stare accanto a Paolo Borrometi e ai tanti giornalisti che ogni giorno, a tutte le latitudini e in modi molto diversi fra loro, subiscono minacce, significa certo riportare al centro dell’agenda del Paese il tema della mafia, ma significa anche riflettere sul ruolo – che non solo la mafia calpesta – di ogni giornalista che con la schiena dritta racconta ogni giorno ai propri lettori la faccia di un Paese che tende troppo spesso a dimenticare, a chiudere un occhio, a considerare normale ciò che normale non è, a girarsi dall’altra parte. Nel nostro piccolo costruiremo dunque occasioni di sensibilizzazione: fra il 25 aprile e il primo di maggio, due date fortemente simboliche, ma anche nei giorni a venire. Finché avremo fiato per gridare, per indignarci, per tenere accesa la luce su ciò che ha nell’oscurità e nel silenzio due preziosi e temibili alleati.

*direttore di Alto Adige e Trentino


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