80 anni dalla Liberazione, verso il 25 aprile 2025

Il mondo della salute mentale a 40 dalla legge Basaglia

0 0
Perché occuparsi di manicomi a 40 anni dalla legge Basaglia? I manicomi in Italia sono storia del passato, ma la segregazione del “diverso”, del matto, fa ancora parte del nostro presente.
L’idea di questo lavoro è nata dall’incontro con Pina, Rossana e Sandro, i protagonisti del primo capitolo del nostro web-doc. Sono ex internati del manicomio di Roma, il Santa Maria della Pietà, che alla fine degli anni ’60 ospitava 3mila pazienti. Pina ci è entrata a 5 anni, Rossana a 22 e Sandro a 25. Negli anni ’50 e ’60 una diagnosi di malattia mentale era spesso una sentenza a vita. E infatti loro sono usciti solo quando il manicomio è stato chiuso, nel 1978, ma a casa non sono mai tornati. Negli anni sono stati trasferiti da una struttura ad un’altra e oggi vivono nella stessa casa di riposo. Questo ci ha spinto a voler approfondire come fosse avvenuta la transizione dalla legge Basaglia ad oggi.
L’altro incontro fondamentale è stato quello con Alice Banfi: lei è nata quando i manicomi erano già chiusi, ma quando da adolescente è stata ricoverata in diversi reparti psichiatrici pregava sua madre di non “lasciarla morire in manicomio”. Oggi è una pittrice ed è tra le poche persone che sono riuscite a testimoniare cosa succede oggi dietro le porte chiuse degli Spdc (i servizi psichiatrici di diagnosi e cura) e delle cliniche private.
Non ci sono più fili spinati e reti a separare le “città dei matti” dal resto della società, eppure resistono altre forme di esclusione: la maggior parte dei reparti psichiatrici in Italia sono a porte chiuse e un malato su dieci è legato al letto, la cosiddetta contenzione meccanica. Troppo spesso la “cura” si riduce a dosi massicce di psicofarmaci. La legge 180 ha ridefinito l’idea della pericolosità sociale e ha riconosciuto nel paziente psichiatrico una persona che non può essere privata del suo diritto di cittadinanza in un momento di sofferenza e di fragilità. Ma non basta una legge per liberarsi della paura dell’altro.
Sul titolo – “Matti per sempre” – abbiamo discusso a lungo: a metà del nostro lavoro avevamo deciso di cambiarlo, perché temevamo di rafforzare uno stereotipo. A convincerci ad usarlo è stata una frase che ci ha detto durante un’intervista Grazia Serra, la nipote di Franco Mastrogiovanni, morto di contenzione nel 2009: “Io non sopporto la parola matto, perché vedendo quello che è successo a mio zio, non escludo che un giorno possa capitare a me”.
Questo progetto –  che rischiava di rimanere solo un’idea – è stato alla fine realizzato grazie al Premio di giornalismo investigativo Roberto Morrione: è un web-doc che vuole indagare il mondo della salute mentale, attraverso reportage video, interviste audio, info-grafiche e gallerie fotografiche. Lo trovate qui: www.mattipersempre.it

Iscriviti alla Newsletter di Articolo21

Articolo21
Panoramica privacy

Questo sito Web utilizza i cookie in modo che possiamo fornirti la migliore esperienza utente possibile. Le informazioni sui cookie sono memorizzate nel tuo browser ed eseguono funzioni come riconoscerti quando ritorni sul nostro sito Web e aiutare il nostro team a capire quali sezioni del sito Web trovi più interessanti e utili.

This website uses cookies so that we can provide you with the best user experience possible. Cookie information is stored in your browser and performs functions such as recognising you when you return to our website and helping our team to understand which sections of the website you find most interesting and useful.