Giornalismo sotto attacco in Italia

Carlo Cassola e la fragilità degli ultimi

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Carlo Cassola non era un uomo d’avanguardia, un uomo da copertina, un uomo adatto a narrare i cambiamenti, le rivoluzioni e i grandi passaggi sociali del nostro Paese: per questo non piacque granché al Gruppo 63, per questo è caduto nel dimenticatoio, per questo oggi le nuove generazioni non sanno quasi chi sia né hanno mai letto le sue opere, la sua letteratura partigiana, le sue storie di gente umile e comune fin nei nomi, nei pensieri, nelle riflessioni.
Nei romanzi di Cassola, di cui ricorrono quest’anno i cento anni dalla nascita e i trenta dalla morte, la vera protagonista è infatti la vita stessa, con la sua semplicità, il suo lento scorrere, le sue gioie e le sue amarezze, ed è la vita stessa ad essere in primo piano, non le figure che si muovono sullo sfondo, si alternano, si confrontano e si svelano progressivamente ai lettori, distinguendosi non tanto per il loro carattere quanto per la loro mancanza di carattere, per la loro rassegnazione e per il loro lasciarsi trasportare, fino a trovare, all’improvviso, la scintilla di esistenze apparentemente senza storia, senza nulla di rilevante da raccontare e, invece, ricche di una magnifica normalità.
Perché Cassola può piacere unicamente a chi apprezza la normalità, a chi rifiuta l’eccesso, a chi non cerca nella letteratura effetti speciali o un conforto ipocrita e fittizio, a chi apprezza le persone vere, le storie autentiche, i caratteri semplici, le passioni genuine e i sogni intensi di un’Italia dal sapore antico, moderna e rivoluzionaria proprio perché ormai perduta, annegata nella tristezza di troppe emozioni costruite a tavolino.
Cassola, dunque, lo stiamo riscoprendo ora che ci è rimasto poco o nulla, ora che le illusioni sono venute meno, ora che si avverte il bisogno di una letteratura più realistica e meno visionaria, senza paroloni né espressioni altisonanti, fragile e, al tempo stesso, attenta ai drammi e alla disperazione degli ultimi; insomma, la letteratura di questo scrittore incompreso che, come tutte le persone speciali, se riscoperto fra gli scaffali impolverati di una qualche libreria, potrebbe tornare di bruciante attualità, ora che, in fondo, ci è rimasta solo l’utopia di un’esistenza meno avvelenata dalla falsità e dall’apparenza.


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