Dario Fo: i novant’anni di un giullare indomito

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Dario Fo e la sua arte, Dario Fo e le sue denunce, Dario Fo e il suo coraggio, Dario Fo e il suo sguardo di libertà: sagace, irriverente e sempre rivolto oltre l’orizzonte, al di là del nostro asfittico cortile interno. Dario Fo compie novant’anni ed è un onore rivolgergli i nostri migliori auguri.
Auguri a un giullare che ha sempre svolto il proprio mestiere senza piegarsi alle logiche di comodo, alle convenienze del momento, al pensiero mainstream che ha  contagiato tanti suoi colleghi, alle lusinghe del potere e del denaro che ha tenuto in ogni modo lontano da sé, pagando per questo un prezzo altissimo.
Perché guai a pensare che Dario Fo sia amato in Italia: dalla gente sì, senza dubbio, come dimostra il successo che accompagna i suoi spettacoli da oltre mezzo secolo; ma il potere detesta questo istrione, capace di metterlo costantemente in discussione, di sferzarlo, di dileggiarlo, di metterne in risalto la pochezza e l’inconsistenza, le contraddizioni, i limiti e le carenze.
Dario Fo ha subito numerose censure e ostracismi, è stato spesso tenuto lontano dalle grandi platee televisive, è sempre stato visto con sospetto, ostacolato e trattato male, come tutti coloro che non si piegano al potere costituito, alle verità ufficiali e alle richieste pressanti di quello stesso potere che egli, al contrario, ha scelto di sfidare apertamente, vincendo la battaglia per la dignità che, nel suo modo di intendere la vita, viene prima e vale assai più del Nobel che pure gli è stato assegnato.
Anche il Nobel per la Letteratura, a dire il vero, in Italia è stato contestato: anziché andar fieri di questo nostro magnifico scrittore, autore di teatro e interprete delle proprie commedie, lo abbiamo trattato con sufficienza e disprezzo, sminuendone i meriti e criticando l’Accademia di svedese che saggiamente aveva scelto di insignirlo del massimo riconoscimento cui si possa ambire.

“Perché, seguendo la tradizione dei giullari medievali, dileggia il potere restituendo la dignità agli oppressi”: questa è stata la motivazione del Nobel e questo potrebbe essere considerato il ritratto della sua vita, la miglior definizione della sua opera, diremmo quasi l’epigrafe di un’esistenza spesa al servizio della cultura, della conoscenza e della lotta politica e civile in difesa degli interessi degli ultimi, dei senza voce e degli oppressi.

Perché Dario Fo, a modo suo, è stato anche un politico, costantemente schierato dalla parte di una sinistra che, probabilmente, in Italia non è mai esistita o, se è esistita, ha sempre avuto scarsa considerazione e ancor meno rappresentanza. Eppure questa sensibilità c’è, vive nel cuore delle persone, nelle loro speranze, nei loro sogni e nell’aspirazione collettiva a un mondo meno ingiusto, a un’umanità migliore, alla riscoperta di quei princìpi di giustizia e libertà di cui Fo e il suo teatro sono stati una bandiera.
Che Dio ce lo conservi ancora a lungo questo fantastico giullare, capace con la moglie Franca, cui era legatissimo, di dar vita a una compagnia teatrale alla quale dobbiamo alcune delle pagine più belle della commedia dell’arte.
Che resti ancora con noi per tanti anni questo indomito anticonformista, questo battagliero polemista, questo ragazzo di novant’anni eternamente giovane, e dai giovani amatissimo, che non ha mai smesso di inseguire le proprie speranze e per questo è riuscito a sublimarle, fino a renderle arte, denuncia, dibattito pubblico elevato, movimento, piazza, confronto, fino a creare dei luoghi di discussione politica dove non c’erano, riuscendo nell’impresa di costituire una irriverente stecca nel coro delle dichiarazioni ufficiali senza mai venire a noia.
Buon compleanno, Dario! E grazie per essere stato sempre un modello, un esempio, un punto di riferimento, per averci insegnato a compiere senza sosta l’azione più sovversiva che esista: pensare con la nostra testa.


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