Turchia, tra un mese il processo alla giornalista Ceyda Karan. Nessuno può girarsi dall’altra parte

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Tra un mese esatto, il 21 gennaio 2016, ci sarà una nuova udienza del processo che vede imputata Ceyda Karan (nella foto), giornalista del quotidiano turco Cumhuriyet, per aver ripubblicato le vignette di Charlie Hebdo.
Lo ha raccontato lei stessa aprendo il Congresso Usigrai, che si è tenuto dal 9 al 12 dicembre a Galzignano Terme (Padova). Ceyda Karan ha denunciato il bavaglio che si sta stringendo sempre di più sulla libertà di stampa in Turchia.
Il Direttore di Cumhuriyet, Can Dundar, e il caporedattore, Erdem Gul, sono stati arrestati per una inchiesta sul traffico di armi verso la Siria. E sono stati messi in isolamento per 30 giorni.
Ceyda Karan ha accettato l’invito dell’Usigrai in Italia per venire a chiedere aiuto, per chiedere di non essere lasciati soli.
Ha chiesto con forza che l’Italia, l’Europa, si mobilitino per ottenere la liberazione di tutti i giornalisti arrestati e garanzie per la libertà di informazione in Turchia.
Nessuno può restare sordo a questo appello.
Nessuno può girarsi dall’altra parte.
E allora la proposta che l’Usigrai ha lanciato, ed è stata subito raccolta da Articolo 21, è di organizzare un presidio sotto l’ambasciata turca in Italia, proprio per il 21 gennaio.
Chiediamo a tutte le organizzazioni, le associazioni, i movimenti, italiani ed europei, che si battono per la libertà di stampa, per i diritti, e a chiunque ha a cuore i valori della democrazia, di unirsi a questa iniziativa.
Il 21 gennaio, tutti insieme, andiamo a denunciare sotto l’ambasciata turca che il processo a Ceyda Karan, e l’arresto di decine di giornalisti, è una vergogna, non accettabile in nessun Paese. Ancor meno in un Paese che aspira a entrare in Europa.
Andiamo insieme, il 21 gennaio, a dire il nostro “no al bavaglio”, sempre e ovunque.


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