Giornalismo sotto attacco in Italia

Giornata internazionale della pace, in marcia per fermare i barbari di casa nostra

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Lunedì 21 settembre sarà la Giornata internazionale della pace indetta dall’Onu. Si tratta di scadenze che risentono di una certa ritualità e del cinismo dominante di chi vorrebbe scoraggiare qualsiasi iniziativa contro guerre e spacciatori di armi e di morte.

Eppure, mai come in questo momento, ci sarebbe bisogno di azioni contro la violenza, il terrore, l’esclusione sociale, i muri dell’odio e del razzismo.
Per questo ci sembra giusto segnalare le centinaia di iniziative che si svolgeranno in Italia, a cominciare da quelle promosse dalla Tavola della Pace, e che coinvolgeranno, in tutta Italia, insegnanti e studenti nel segno dell’incontro e della conoscenza. del rispetto delle differenze e delle diversità.

Domani sarà anche la giornata dei sit-in in davanti alle ambasciate e ai consolati ungheresi, sarà la prosecuzione di quella marcia delle donne e degli uomini scalzi iniziata l’11 settembre e che ha coinvolto oltre 60 città italiane.

A Roma “gli scalzi” si ritroveranno davanti all’Ambasciata ungherese, in via dei Villini, per opporsi ai muri dell’odio, al filo spinato tornato nel cuore dell’Europa, agli idranti usati contro i bambini, ai treni piombati, ai punti di accoglienza che assomigliano sempre più a campi di concentramento. Si ritroveranno donne e uomini, distinti e talvolta distanti per credo politico e religioso, ma unite dal desiderio di “restare umani” e di non aprire le porte a chi vorrebbe usare malessere sociale e disperazione per aprire la strada ai peggiori fantasmi del novecento europeo.

Articolo 21 ci sarà non solo perché condivide gli obiettivi della iniziativa, ma anche perché l’Ungheria di Orban, che costruisce muri alle frontiere, li ha fatti precedere dai muri interni, attraverso l’approvazione di leggi tese ad imbavagliare i cronisti e ad accecare l’opinione pubblica.
A conferma che razzisti e xenofobi non odiano solo “lo straniero”, ma anche il simile che non la pensa come loro.

Marciare, con o senza scarpe, per chiedere canali umanitari, diritto d’asilo e inclusione, non significa solo, e non sarebbe poca cosa, solidarizzare con gli altri, ma anche difendere noi stessi dai “barbari di casa nostra”.


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