Giornalismo sotto attacco in Italia

Usigrai: ancora denunce per intimidire i giornalisti

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Ancora denunce per intimidire i giornalisti. Questa volta a finire nel mirino è l’inviato del Tg2 Valerio Cataldi per il suo reportage su una fabbrica di vestiti abusiva che sfrutta i lavoratori stranieri sulle quali c’è un’indagine dell’antimafia in corso.

A denunciare lui e l’operatore di ripresa Yuri Parascandolo sono stati gli italiani che affittano i locali dove lavorano in semischiavitù decine di persone. Perderebbero l’affare e così cercano di spegnere quella luce che ha illuminato il sottoscala dello sfruttamento, minacciando per via giudiziaria l’autore del servizio.

Illuminare le periferie, raccontare il Paese e i perché dei fatti, denunciare ciò che non va senza farsi intimidire. Questo il compito del Servizio Pubblico. Per questo l’Usigrai è e sarà a fianco di Valerio Cataldi e di tutte le colleghe e i colleghi che continuano a fare il proprio lavoro, con gli occhi aperti e con la schiena dritta.

L’Esecutivo Usigrai


 

Violazione di domicilio, violenza privata e non so che altro. Poco meno di tre mesi dopo il servizio del Tg2 arriva la reazione degli schiavisti di Sant’Antimo con una denuncia contro di me e contro l’operatore Yuri Parascandolo.

Eravamo entrati nelle fabbriche di vestiti nascoste nei sottoscala di palazzi qualsiasi della provincia di Napoli e avevamo raccontato la storia di Tito, di Emdadul e di altri. Ragazzi bengalesi che si sono ribellati alla schiavitù di quattordici ore al giorno di lavoro, sette giorni su sette, per 250 euro al mese.

Sono gli schiavi di S.Antimo, che il “padrone”, aveva fatto venire dal Bangladesh con la promessa di mille euro al mese e che ora è sotto inchiesta per riduzione in schiavitù. Una vicenda piena di aspetti poco chiari come il fatto che nel verbale dei Carabinieri di interrogatorio delle vittime viene chiamata a fare da interprete la moglie del padrone, anche lei titolare di una delle fabbriche di schiavi.

Al padrone, Sheik Mohammed Alim, la nostra telecamera non è affatto piaciuta, e le minacce che ci aveva fatto sul posto ora si sono trasformate in una denuncia ai carabinieri.

Il paradosso è che non è lo schiavista (che tra l’altro continua a fare quello che faceva indisturbato), a sporgere denuncia, ma gli italiani che gli affittano i locali per le sue “fabbriche” che producono i vestiti anche di marche prestigiose che troviamo nei centri commerciali. E’ il territorio che copre, protegge e difende lo schiavista. Affronteremo anche questa.

Valerio Cataldi

Da usigrai.it


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