Omofobia: pastore Adamo, “Non possiamo lasciarci scoraggiare né intimidire”

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Si è tenuta ieri sera alle 21, davanti al tempio valdese di piazza Cavour a Roma, una manifestazione di solidarietà promossa dalla Rete evangelica fede e omosessualità (REFO) lanciata poche ore dopo che, nella notte tra mercoledì e giovedì, le pareti appena restaurate e ritinteggiate della storica chiesa valdese di Roma erano state imbrattate con scritte omofobe (“no froci”), svastiche e croci celtiche con l’intento di sbeffeggiare la bandiera Rainbow che da alcuni giorni campeggia sulla facciata del tempio in previsione delle veglie di preghiera organizzate per la Giornata internazionale contro l’omofobia che si terrà il 17 maggio.

“Ieri sera eravamo in tanti – ha detto ad Articolo 21 il pastore Antonio Adamo – insieme ai gruppi Circolo Mario Mieli, Nuova Proposta e la REFO, che ha lanciato l’iniziativa. Alle 21 abbiamo aperto le porte del tempio e siamo rimasti sul sagrato per leggere due brani della Lettera ai Romani, uno dedicato all’amore del prossimo (13: 8, 10) e alcuni passi del capitolo 14 sul tema dei forti e dei deboli nella fede.
Accogliersi gli uni con gli altri – prosegue Adamo – era il messaggio che abbiamo voluto lanciare ieri sera, attraverso le letture bibliche, per focalizzare l’attenzione sul tema dell’accoglienza. Molti dei presenti non erano membri della nostra chiesa, ma persone della società civile, che con sensibilità e civiltà hanno deciso di condividere con noi questo importante momento di solidarietà; molti tra l’altro erano genitori in rappresentanza dell’associazione di genitori con figli omosessuali”.

In occasione della Giornata di quest’anno, che come di consueto viene celebrata il 17 maggio, numerose comunità valdesi, battiste, metodiste e luterane parteciperanno in decine di città alle veglie ecumeniche di preghiera appositamente organizzate per la ricorrenza. Molti dei culti domenicali dell’11 maggio e del 18 maggio sono dedicati all’omofobia.

“Il fatto accaduto l’altra notte mi ha molto amareggiato – ha concluso Adamo – in quanto è un segno evidente dell’ostilità e dell’incomprensione che ancora oggi non tengono conto della realtà che viviamo. Stiamo tuttavia proseguendo in un laborioso percorso di superamento di pregiudizi che creano sofferenza a molte persone. I gesti di intolleranza sono il segno che, purtroppo, ci troviamo di fronte ad un lavoro ancora lungo da fare proprio perché ci sono ambiti in cui la presa di coscienza su questi temi è ancora tutta da compiere. Non possiamo lasciarci scoraggiare né intimidire, proprio perché siamo convinti che soltanto attraverso il dialogo potremo giungere al rispetto della dignità umana e della vita di ogni persona. Per noi vale il principio evangelico dell’accoglienza fraterna. Ieri sera ho voluto ricordare che noi, proprio come insegnava Gesù, non siamo chiamati a giudicare il prossimo”.


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