No alla Convenzione “ad escludendum”: salvacondotto per Berlusconi

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Eravamo convinti che la Convenzione da convocare fosse quella che tratta i temi contenuti nella Quarta Convenzione di Ginevra (12 agosto 1949) sulla protezione delle persone civili in tempo di guerra. Ci eravamo sbagliati! Forse perché guerre non dichiarate non si sono combattute con armi convenzionali nel nostro paese. Ma guerre “speciali” sì! Dalle stragi di stato, ancora senza colpevoli e mandanti riconosciuti, dal terrorismo nero e brigatista: il grumo di “potere occulto” è ancora lì, abbarbicato in alcune segrete stanze di qualche palazzo nel centro della Capitale.
Siamo, comunque, convinti che i “prigionieri politici” debbano essere tutelati secondo le norme umanitarie della Convenzione (e non come fanno gli Stati Uniti d’America con i detenuti speciali di Guantanamo ed altri “trasportati clandestinamente” in giro per il mondo).

Chi entra, poi, nel regime di protezione della Convenzione viene anche dotato di uno speciale “salvacondotto”. Ed ecco svelato il mistero: un capo politico che da 20 anni conduce la sua personale battaglia contro la magistratura, i giornalisti, i comunisti veri o presunti, lo stato e i suoi organi, avendo perso le ultime elezioni e vedendo sgretolarsi il suo bacino di influenza ha chiesto di mettere in campo la “Convenzione”.
Peccato che si tratti di una strana Convenzione, “ad escludendum”: ci faranno parte solo gli amici degli amici e il leader del “principale partito” concorrente vorrebbe addirittura diventarne presidente. Si tratteranno solo argomenti cari a “Sua Eccellenza”.

Un “piccolo grande uomo” di governo che ha esaltato la figura di Mussolini, ha ridicolizzato le leggi liberticide del fascismo e non ha mai riconosciuto il valore della Resistenza, villaneggiando la Festa del 25 aprile in virtù di un astruso concetto revisionista di “pacificazione” i combattenti antifascisti e i repubblichini di Salò. Uno “statista” che ha sempre cercato di villaneggiare la Costituzione a partire dall’Articolo 21.
Svelato così il salvacondotto di Berlusconi: per altri anni a venire vorrebbe restare intoccabile, lambito di striscio, ma non colpito, dai tanti processi, e persino trasformarsi come araba fenice in “padre costituente della patria”.

Ma non era un “caimano”, inviso al popolo del centrosinistra e alla stragrande maggioranza delle leadership europee?
Ma poi, serve davvero una Convenzione per “rifare la Costituzione”, anziché mettere mano a qualche legge anticasta, per la riforma elettorale, sui conflitti di interesse, contro i monopoli pubblici e privati? E che dire di quei milioni e milioni di italiani che non lavorano più, o che non hanno mai lavorato, che sopravvivono con pensioni e stipendi di fame?

Ma quale sinistra è questa che sta al governo con la destra più pasticciona e anticostituzionale d’Europa, e che nel giro di qualche giorno cancella con un colpo di spugna due anni di sproloqui contro il “regime berlusconiano” e l’impegno di “mai più” con Berlusconi?

Forse stiamo annaspando dentro ad un incubo, con gli occhi sbarrati e i televisori sempre accesi 24 ore su 24 per vedere un unico reality show: il grande fratello di Arcore.

Ma l’orologio della storia non si ferma. La crisi che dal 2008 ci morde alla gola continua la sua progressione, erodendo anche il collante sociale e culturale. Forme di violenza si addensano negli angoli della società.
Le speranze di uscire dal tunnel della crisi si affievoliscono col passare dei mesi e il volgere lo sguardo al Nord, verso un’Europa divenuta “matrigna”, dopo anni di comprensione e di aiuti (la nascita dell’Euro e i bassi tassi di interesse) ora non aiuta più.
E mentre attorno ai palazzi del potere avanza la desertificazione politica, economica e culturale, gli ultimi avamposti del circuito mediatico-governativo, gli esponenti della Casta e della tecnocrazia dello Stato, esaltati dai corifei della grande stampa, si giocano l’ultima carta di un poker stralunato: la Convenzione.

Qualche grande vecchio, saggio e lungimirante (in primo luogo proprio Stefano Rodotà) gridano all’inganno, all’inutilità e dannosità di uno strumento del genere: anticostituzionale e imbavagliante. Forse dovremmo essere noi, gli “esclusi” di sempre a chiedere con forza alle potenze non belligeranti il ripristino della Convenzione di Ginevra. O almeno che si attui la timida Costituzione europea (il Trattato di Lisbona in vigore dal 2009).  A noi bastano ed avanzano due “carte fondamentali” del diritto e delle leggi: la Costituzione repubblicana, nata sugli ideali della Resistenza, e la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo siglata dall’ONU. Correva l’anno 1948 e tutto oggi sembra stravolto, tranne la difesa dei diritti e il loro avanzamento, adeguamento progressivo alle scoperte scientifiche e tecnologiche. Diritti per tutti, universali, e non leggi “ad personam”, mascherate come norme fondamentali per rinnovare una società incacrenita, in realtà utili solo per preservare poteri e sopraffazioni.


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