Il punto non è quanto ci piaccia o meno Askatasuna, quanto ci entusiasmino presupposto ideologico, finalità, obiettivi e metodi. Il punto è cosa deve tentare di fare la politica di fronte ad un fatto sociale così rilevante, perché la politica in democrazia non decide quali fatti esistono e quali no (questo lo fanno i regimi dittatoriali), ma decide come reagire ai fatti che esistono nella realtà che è chiamata a governare. Salvini per esempio invoca “le ruspe” sui centri sociali, “ruspe” invocate in passato sui campi rom a dimostrazione di una cultura politica che sta al governo della complessità come un lottatore di sumo sta al balletto classico. Bene hanno fatto il Sindaco Lo Russo e la sua giunta, in particolare l’assessore Rosatelli, a “dare appuntamento” ad Aska sul terreno delle regole condivise: un modo coraggioso e coerente con la Costituzione di cercare una convergenza alta fatta di una nuova corresponsabilità nella legalità, senza alcuna concessione all’impunità di condotte criminali. Credo che quanti abbiano lealmente lavorato in questo senso, anche criticamente, vadano ringraziati.
E poi: la politica in democrazia può arrivare legittimamente alla scelta drastica di chiudere d’autorità una esperienza sociale? Certo che sì: quando vi sia un pericolo concreto e grave per la sicurezza della Repubblica. Lo Stato lo ha fatto nel 1982 con la P2, lo ha fatto negli anni ’70 con Ordine Nuovo e Avanguardia Nazionale perché considerate “ricostituzione del partito fascista”. Oggi dovrebbe farlo ed invece non lo fa con i fascisti del terzo millennio. E questo al netto delle responsabilità penali personali o associate (sì, perché ci sono pure quelle “associate”), che quando vengono provate, devono essere perseguite: è il caso delle mafie, è il caso delle associazioni segrete, para militari, con finalità eversive, neo fasciste, delle associazioni terroristiche di qualunque matrice siano. Il centro sociale Askatasuna viene sgombrato e chiuso in questo momento ed in questo modo perché si sono verificate queste condizioni? Molti lo danno per certo. Forse sarebbe il caso che le autorità pubbliche che hanno assunto le decisioni che hanno portano allo sgombero del centro sociale dessero pubblicamente conto di questi elementi, senza lasciarli ad eventuali e parziali ricostruzioni giornalistiche o processuali. La rilevanza del fatto lo impone: una “discovery” completa ed accessibile, per quel che è possibile, nel rispetto del segreto istruttorio, ma andando oltre eventuali “segreti di Stato” che purtroppo a volte si dimostrano inaccettabili cortine fumogene (come nel caso recente e non così distante dell’imam Shahin).
Totale condanna infine per chi getta benzina sul fuoco brandendo la violenza contro lo Stato: pericolosa, narcisistica, contro producente. Siete nemici della Costituzione anti fascista! Nessuna lezione di legalità però nemmeno da chi oggi fa l’assessore in Regione e ieri inaugurava a Torino la (farlocca) rappresentanza diplomatica dell’autoproclamata repubblica del Donbass. W Gobetti e l’antifascismo!
