Forse una coincidenza, ma il 16 ottobre è lo stesso giorno dell’attentato mortale a Dafne Caruana Galizia, a Malta. Nello stesso giorno di ottobre l’attentato a Sigfrido Ranucci. Pochi hanno rilevato la coincidenza. Se tale è. Adesso tutti i politici si sperticano in difesa del bravissimo ed imparziale giornalista della Rai. Che è stato oggetto, fino a qualche giorno prima, di persecuzioni giudiziarie con pretestuose denunce per calunnia a mezzo stampa. Proprio da quei politici che ora sembrano pronti a dare la vita per la libertà di stampa. La vita forse, certamente non la poltrona.
Crediamo che Libertà e Stampa debbano essere quasi dei sinonimi. Ma, attentati a parte, molto manca in Italia per poter affermare che esiste una completa libertà di stampa. Basti pensare al fiorire in questi anni di uno stuolo di giornali e giornalini che sono proprietà di imprenditori interessati a dirigere l’opinione pubblica, con argomenti spesso inventati. I giornalisti di queste testate ricordano i “mezzibusti” Rai anni ’80 (?, giornalisti la cui libertà di movimento va dalla scrivania al computer. Surreali i nomi di fantasia di questi giornali, uno su tutti: “La verità”. Un titolo-menzogna (o fake).
Ma il maggior allarme viene dal depauperamento intellettuale degli italiani. Una strategia diffusa e poliennale ha reso il raro lettore sempre più refrattario a capire gli argomenti, in quanto si riduce sempre più, e deliberatamente, la capacità cognitiva delle masse. Un sistema ben congegnato per ridurre la capacità critica degli italiani, una volontà di distruggere la cultura, quella della scuola, ma anche quella più raffinata di teatro e cinema. La Tv da tempo contribuisce alla distruzione.
La Meloni non ha alcun motivo per odiare le conferenze stampa. Bastano ignoranza e “mezzibusti”.
