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L’appello del Papa: “disarmare la comunicazione”

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Viviamo un tempo “segnato dalla disinformazione e della polarizzazione, dove pochi centri di potere controllano una massa di dati e di informazioni senza precedenti”.

A Papa Francesco bastano le prime due righe del “Messaggio per Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali” per fotografare nel modo più nitido il mondo dei media, anzi il mondo. Con le conseguenze – politiche, culturali, sociali, psicologiche – che stiamo toccando con mano da anni: “Troppo spesso oggi la comunicazione non genera speranza, ma paura e disperazione, pregiudizio e rancore, fanatismo e addirittura odio. Troppe volte essa semplifica la realtà per suscitare reazioni istintive; usa la parola come una lama….” Perciò Francesco torna a chiedere di “disarmare la comunicazione” e, nelle ore in cui si apre la tre giorni del Giubileo tematico, fa appello a giornalisti e comunicatori “nella consapevolezza di quanto sia necessario – oggi più che mai – il vostro lavoro”.

Il Papa pone dunque di nuovo al centro il contrasto ai linguaggi d’odio. Un tema che ad Articolo 21 suona più che familiare, dato l’impegno con il quale da anni ci siamo mossi per promuovere la Carta di Assisi, riunendo intorno ad essa credenti di ogni fede e non credenti, persone attive nella comunicazione, sindacalisti, giuristi, organismi di categoria. In questa attività abbiamo già incontrato Papa Francesco e ricevuto il suo sostegno: quando a maggio dell’anno scorso, in occasione della Giornata Mondiale dei Bambini, ha voluto mettere la sua firma sotto la riscrittura della Carta di Assisi pensata proprio ad uso dei più piccoli.

Un linguaggio più adatto a loro, per sollecitarli a sottrarsi ai rischi dell’isolamento nel “virtuale” e a cercare il dialogo con amici in carne ed ossa. Un testo che Articolo 21 si è impegnato a portare nelle scuole, come farà anche nelle prossime settimane a Roma e a Città della Pieve. Sapendo che solo così, con un lavoro capillare e paziente, si contribuisce ad “una comunicazione che sappia renderci compagni di strada di tanti nostri fratelli e sorelle, per riaccendere in loro la speranza in un tempo così travagliato”. Come dice ancora il Messaggio di oggi: si può sperare soltanto insieme, perché “la speranza è sempre un progetto comunitario”.


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