Giornalismo sotto attacco in Italia

Calunnia, falso e favoreggiamento. Aperto un nuovo fascicolo sull’omicidi di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin

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Calunnia, falso in atto pubblico e favoreggiamento. Sono i reati per i quali la procura di Roma ha aperto un fascicolo di indagine in merito alla gestione di un testimone del processo sull’omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, avvenuto in Somalia nel 1994. Il fascicolo è a carico di ignoti. Il testimone in questione è Ahmed Ali Rage, detto Gelle, l’uomo che accusò il connazionale Hashi Omar Hassan dell’omicidio dei due giornalisti. Proprio nel processo di revisione di Hassan – assolto dopo 26 anni di reclusione – sarebbero emerse alcune anomalie riguardo alla vicenda del testimone.
 
A sollecitare l’avvio di accertamenti su quelli che hanno definito “depistaggi” anche Luciana Alpi, madre di Ilaria, e l’avvocato Domenico D’Amati. Quest’ultimo commenta con soddisfazione: “è un modo per continuare le indagini sulla morte di Ilaria e Miran – ha dichiarato – nonché la conferma dell’impegno della procura di Roma nella ricerca dei colpevoli”. Il fascicolo, come detto, prende spunto dall’esito della vicenda in cui è stato coinvolto Hashi Omar Hassan. Chiamato in causa dal connazionale “Gelle” come esponente di killer, fu condannato in via definitiva a 26 anni di reclusione. Lo stesso Gelle, dopo essere scomparso nel nulla alla vigilia della sua deposizione in tribunale, fu a sua volta accusato di calunnia, ma venne assolto in via definitiva.
 
Rintracciato da “Chi l’ha visto” a Birmingham, in Inghilterra, Gelle ammise di aver dichiarato il falso, ossia che non si trovava sul luogo del duplice omicidio e di aver accusato Hassan in quanto “gli italiani avevano fretta di chiudere il caso”. In cambio della sua testimonianza, Gelle avrebbe ottenuto danaro e la promessa di fargli lasciare la Somalia, dove la situazione sociale era tesissima. Nelle motivazioni dell’assoluzione di Hassan, i giudici di Perugia esprimono, tra l’altro, “sconcerto” sulle modalità di gestione del teste Gelle il quale, dopo aver reso le sue dichiarazioni accusatorie durante la fase delle indagini preliminari, sparì dalla circolazione nonostante il personale di Polizia lo tenesse ‘in custodia’ in Italia e fosse stato foraggiato economicamente dall’ottobre al dicembre del 1997.
 
“La notizia che la Procura di Roma è impegnata nell’indagine sulla gestione del falso testimone del caso Alpi-Hrovatin, Ahmed Ali Rage, detto Gelle, è molto positiva”, afferma in una nota il capogruppo Pd nella commissione Giustizia della Camera, Walter Verini, il quale, circa un mese fa, insieme alla Federazione della Stampa e alla mamma di Ilaria, la signora Luciana Alpi, aveva chiesto che “la tragica vicenda torni ad essere al centro del mondo dell’informazione, del mondo politico e, innanzitutto, di quello giudiziario perché dopo le motivazioni della sentenza d’appello di Perugia, la verità sugli omicidi di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin è davvero più vicina”.
“Quella sentenza evidenzia, infatti, la cattiva gestione delle indagini che portarono alla condanna di un innocente, il somalo Hasci Omar Hassan, ora libero dopo una preziosa inchiesta della giornalista di Chi l’ha visto? Ora si deve andare avanti nella ricerca della verità – conclude Verini – per scoprire chi e perché volle stroncare le vite dei due giornalisti e chi depistò la ricerca della verità”.

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