RAI, un’azienda da restituire a se stessa 

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E così, dopo aver avuto notizia degli attacchi di Paolo Signorelli ( ex portavoce del ministro Lollobrigida ora autosospeso) contro Gad Lerner, in uno scambio di messaggi via chat con Diabolik (il capo-ultrà della Lazio Fabrizio Piscitelli, assassinato nell’agosto del 2019 al parco degli Acquedotti in circostanze ancora da chiarire), siamo costretti a fare i conti con le affermazioni dell’amministrazione delegato della RAI, Roberto Sergio, secondo cui l’azienda sarebbe non “TeleMeloni” ma “TeleOpposizioni” e Serena Bortone dovrebbe essere licenziata. Quali sarebbero le ragioni di un simile provvedimento? Le gravi colpa della Bortone, a quanto pare, riguarderebbero ancora la puntata di “Chesarà…” nella quale, alla vigilia del 25 aprile, lo scrittore Antonio Scurati avrebbe dovuto leggere un monologo molto critico nei confronti del governo Meloni, poi saltato per vari motivi, al pari della partecipazione dello stesso Scurati alla trasmissione, ma letto comunque in diretta dalla conduttrice.
La situazione è, oggettivamente, preoccupante: la RAI, infatti, sta andando incontro a un calo sia della qualità dei programmi che degli ascolti complessivi, il che non può lasciarci indifferenti, costituendo un patrimonio imprescindibile per la nostra democrazia.
Aggiungiamo che era dai tempi dell’editto bulgaro che non accadevano episodi del genere: dichiarazioni che colpiscono degli stimati professionisti proprio nel momento in cui cresce la concorrenza e si rafforza il bisogno di credibilità e autorevolezza del servizio pubblico.
Non sappiamo quali siano le motivazioni che hanno indotto una personalità con la storia e il profilo di Sergio a esprimersi in questo modo: non sta a noi stabilirlo né ci interessano le malignità che si leggono da più parti. Certo è che l’imminente infornata di nomine, sia per quanto riguarda il ruolo di a.d., attualmente ricoperto da Sergio, che per quanto concerne il CdA RAI, ci stanno costringendo ad assistere a uno spettacolo che non fa onore a nessuno, ponendo seri interrogativi sul ruolo, presente e futuro, della principale azienda culturale del Paese. Altrettanto certo è che tutte le figure coinvolte in questa disputa sappiano bene che le ambizioni personali sono legittime e, talvolta, anche positive ma gli eccessi no: quelli sono sempre dannosi, andando a detrimento di chi se ne rende protagonista e della collettività nel suo insieme.
Non solo: qualora la RAI dovesse accantonare il pluralismo che l’ha sempre caratterizzata, persino nelle stagioni meno edificanti, il danno sarebbe irreparabile, in quanto si verificherebbe un esodo di spettatori, in parte già in atto, dalle conseguenze imponderabili.
Concludiamo rilanciando la necessità di una grande manifestazione nazionale a difesa della democrazia e della Costituzione, del servizio pubblico e dei valori costitutivi del nostro vivere civile, mai come ora messi in discussione dal complessivo degrado delle istituzioni e dalla mutazione antropologica cui stiamo assistendo, con un imbarbarimento dei rapporti umani e del dibattito politico senza precedenti.
Quel giorno, attendiamo Gad Lerner e Serena Bortone in corteo e sul palco insieme a noi.

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