Questo 8 marzo 2021 è una giornata impegnativa

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Noi, le donne, pensiamo che lo sia: ci propone nuove sfide nuovi compiti nuove responsabilità. Ci fa sentire che è necessario mettere in campo la nostra forza collocando la storia individuale di ognuna non solo in rapporto con quella di altre donne ma con il contesto e le vicende che riguardano il nostro Paese e il mondo intero. E’ già accaduto che la nostra forza abbia cambiato la società e la politica: deve succedere di nuovo oggi. La crisi pandemica esplosa un anno fa, e da cui non siamo ancora usciti, ha evidenziato e amplificato ostacoli, insidie, disuguaglianze, già presenti e visibili, che ora rischiano di aggravare la vita delle donne aumentandone la fatica, la precarietà nella loro vita quotidiana e riverberandosi pesantemente sulle generazioni più giovani.

Questo 8 marzo 2021 ci ricorda che una donna su tre subisce nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica, psichica, sessuale; che il 62,7% degli stupri è commesso dal partner attuale o precedente o da un famigliare: dunque a casa. Lo testimonia l’aumento dei femminicidi (già quindici dall’inizio dell’anno) che segnala preoccupanti forme di violenza “estrema” che coinvolge anche i figli.

Questo 8 marzo 2021 ci ricorda che “..la matrice della violenza contro le donne può essere rintracciata nella disuguaglianza dei rapporti tra uomini e donne …” e che Giancarla Codrignani in Ecuba e le altre –1994 ipotizzava   “…che la violenza omicida che genera la guerra (e poi la mitizza) sia la stessa che produce la guerra contro le donne…”.

Il Global Gender Gap Report del World Economic Forum 2020 colloca l’Italia al 77° posto su 153 paesi, e prendendo a riferimento solo l’area relativa all’Europa Occidentale, siamo al 17° posto su 20 paesi, davanti solamente a Grecia, Malta e Cipro.

L’aspetto più critico è la bassa partecipazione economica delle donne che colloca l’Italia al 125 posto su 153. Le ragioni sono la bassa occupazione femminile (meno del 50%, un gap di 20 punti rispetto agli uomini) e i più bassi salari e stipendi a parità di lavoro: una intollerabile disuguaglianza retributiva.

Se guardiamo con attenzione alle conseguenze del Covid ci accorgiamo che le donne sono quelle che ne stanno pagando il prezzo più alto: in termini di perdita dei posti di lavoro, di maggiori contagi (in ambienti sanitari per es.). Sono state penalizzate pesantemente per la “clausura” totale e dalla didattica a distanza dei figli. Per le donne tutto questo ha significato minore autonomia, minore libertà, aumento esponenziale del lavoro di cura.

Questo 8 marzo 2021 ci dice che non c’è da festeggiare non solo perché siamo in piena pandemia. Colpito è il mondo intero: ansia e paura ci fanno interrogare sul presente e sul futuro che verrà. Sappiamo che le grandi crisi sono anche una potente opportunità di cambiamento. Da una crisi mai si esce uguali: usciamo meglio o peggio. Facciamo crescere ciò che è buono, cogliamo l’opportunità e mettiamoci tutti al servizio del bene comune”. Sono parole di Papa Francesco ai giovani al Forum di Assisi che facciamo nostre.

Prima della pandemia il mondo si stava già interrogando sulle sfide che aveva di fronte: quella ecologica e dei cambiamenti climatici, demografica e delle grandi migrazioni di popoli; quella della cultura, della scuola, ricerca e innovazione, della crescita di una cultura di pace, della soluzione nonviolenta dei conflitti.

Questo 8 marzo 2021 ci fa rendere pubblico il nostro proposito: ci impegniamo – grazie anche all’ospitalità di www.articolo21.com – a raccontare storie di donne attraverso i loro profili, il loro impegno culturale e civile nei secoli.

Saranno storie che ci parlano di altre donne che raccontano e che si raccontano; storie di donne che ci parlano di uomini; storie di donne che ci parlano del lavoro e dei figli; storie di donne che ci parlano di guerra e di pace; storie di donne che ci parlano di amore e di odio e che pensano che “le parole sono pietre che vanno usate per costruire ponti”. … Partiremo dal Veneto con il profilo di Paola Drigo (1876 Castelfranco Veneto;  1938 Padova) e il suo principale libro Maria Zef uscito nel 1937).

Questo 8 marzo 2021: ci e vi proponiamo di proseguire con tre stelle polari: la conoscenza la cultura (la storia non è storia di soli uomini! La nostra costituzione ha madri e padri …), l’etica (evitando le prediche e implementando gli esempi di vita), l’educazione civica, l’educazione sentimentale, della nonviolenza, della differenza.

Questo 8 marzo 2021: viene da lontano e ce lo ricorda un piccolo frammento di storia.

Nel 1977 l’UNESCO proclamò ufficialmente l’8 marzo giornata internazionale della donna. Sul perché della scelta dell’8 marzo, non c’è ancora univocità.

Di sicuro la nascita della Giornata internazionale della Donna è legata alla storia del movimento per i diritti femminili e femministi (primo fra tutti il diritto di voto) e a quella delle lotte per il lavoro e contro lo sfruttamento a partire dall’inizio del 1900 con uno slogan che fa il giro del mondo: “bread and roses”.

Nell’incendio della fabbrica Triangle, New York 25 marzo 1911

(Asch building vicino a Washington Square Park)

Muoiono bruciate vive o lanciandosi dalle finestre 150 donne quasi  tutte immigrate, ameno 50 italiane. Vogliamo ricordarle perché la loro morte non si perda nell’oblio.

Cinquecento ragazze tra i 15 e i 25 anni, un centinaio di uomini lavoravano in una camiceria negli ultimi tre piani del palazzo alle dipendenza di Isaac Harris e Max Blanck.

Centinaia le ragazze e le bambine italiane che lavoravano lì, sfruttate e molte delle quali morirono bruciate nel pomeriggio del 25 marzo 1911 perché erano chiuse dentro a chiave dall’esterno e allo scoppio dell’incendio sono rimaste intrappolate nello stanzone dove lavoravano.

Almeno 39 identificate “da un anello, da un frammento di scarpa…” più di dieci ufficialmente disperse (da G.Stella Corriere della sera 2004). Ci fu un processo dal quale i proprietari uscirono assolti ricevendo “un risarcimento di 445 dollari per ogni operaia morta” mentre alle loro famiglie andarono solo 75 dollari per ciascuna.

L’anno prima un grande sciopero durato mesi aveva strappato un orario di lavoro di 52 ore (prima era di 60), ( “ma lì non era applicato, straordinari sottopagati, spazi ridotti, sorveglianza feroce…il posto giusto per gli ultimi degli ultimi: gli ebrei e gli immigrati italiani. ibidem)

Migliaia di persone parteciparono ai funerali delle operaie uccise dal fuoco.  Quella tragedia produsse un’accelerazione alla riforma della legislazione del lavoro negli Stati Uniti e rafforzò, nel tempo, la Giornata internazionale della Donna istituita l’anno prima a Copenaghen (promossa da Clara Zetkin e Rosa Luxemburg) . L’impegno delle donne e dei loro movimenti in quegli anni avevano avuto un’accelerazione e riguardavano il diritto di voto, la libertà e il lavoro: in tutto il mondo.

La giornata fu celebrata in varie parti del mondo e anche in Italia durante e dopo la prima guerra mondiale.

Le celebrazioni furono interrotte durante il fascismo e ripresero durante la lotta di liberazione nazionale.

Il primo 8 marzo dell’Italia liberata fu preparato dall’UDI nel 1946.

Questo 8 marzo 2021 vuole valorizzare le tantissime donne competenti nei vari ambiti della conoscenza, del volontariato sociale, dell’impegno per la legalità e la giustizia e le tantissime donne la cui presenza in questi mesi  è stata decisiva nelle scuole, negli ospedali, nelle case, ovunque.

L’autorità delle donne è circolata, si è mostrata a tutto il paese. A Codogno è stata una donna, Annalisa Malara medico anestesista, a diagnosticare il primo paziente, trasgredendo i protocolli e fidandosi del proprio intuito; tre giovani donne le ricercatrici che per prime in Italia hanno isolato il virus, tante le scienziate che lavorano da anni e finalmente “visibili” almeno in parte. Sono tre donne le protagoniste della rinnovata politica europea: Angela Merkel, Ursula Von Der Leyen, Christine Lagarde. In Italia altre due donne quest’anno sono state nominate rettrici di due importanti università: Tiziana Lippiello a Ca’ Foscari Venezia; Antonella Polimeni alla Sapienza di Roma.

Questo 8 marzo noi abbiamo un desiderio e ci impegniamo per realizzarlo:

che le donne facciano “squadra” in ogni luogo e costruiscano la loro forza necessaria per far capire che le donne ci sono e che investire su di loro è un vantaggio per tutti: per far crescere nel Paese e nei luoghi dei poteri progetti e idee di cambiamento. La loro forza può sovvertire l’ordine alla base di modelli culturali e di organizzazione politica, sociale ed economica, causa delle disuguaglianze che si sono addirittura accentuate. La loro forza può finalmente ricongiungere produzione e riproduzione che la storia e le culture a dominanza maschile hanno separato: significherà finalmente riconoscere l’esistenza di due soggetti differenti che, per abitare un mondo con agio entrambi, devono progettarlo,  costruirlo e “manutenerlo” insieme: un mondo nuovo di cui prendersi cura.

Questo 8 marzo 2021 deve durare tutto l’anno.

La foto ritrae Natalia Ginzburg e Rita Levi Montalcini durante una manifestazione per la pace dopo la strage di Sabra e Chatila  in Libano 1982


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