Celebrare la Giornata internazionale della donna in un contesto difficile come l’attuale ancora ostaggio dalla perdurante pandemia che costringe a eventi on line o da remoto. Il Sindacato giornalisti Veneto ci prova nella consapevolezza che la testimonianza attiva, la battaglia culturale, l’impegno civile restano fondamentali in qualsiasi modo vengano espressi e realizzati.
L’appuntamento è per il prossimo 9 marzo alle 10 in occasione della convocazione del direttivo regionale di Sgv nel quale all’ordine del giorno figura quale punto principale il rinnovo degli organismi statutari. Come di consueto la partecipazione è aperta a tutti gli iscritti al sindacato: per ottenere il link inviare una mail a segreteria@sindacatogiornalistiveneto.it
Il prologo verrà affidato al presidente della Federazione nazionale stampa italiana, Giuseppe Giulietti e alla collega Silvia Garambois, presidente di Giulia Giornaliste, coautrice con Paola Rizzi del libro inchiesta #staizitta giornalista! Dall’hate speech allo zoombombing, quando le parole imbavagliano.
Ed è proprio la presentazione di questo libro che fornirà lo spunto per capire come e quanto il Covid 19 abbia cambiato – per certi versi stravolto – le condizioni di lavoro, non solo delle giornaliste a partire dall’attuazione massiccia dello smart working, ma anche come e quanto l’emergenza sanitaria abbia intensificato in maniera virulenta il linguaggio d’odio sui social in particolare contro le colleghe perché donne e perché appunto giornaliste.
Il volume fa parte del progetto Digital First di Edizioni All Around, nella collana Studi della Fondazione sul giornalismo Paolo Murialdi, costituita da Fnsi, Ordine, Inpgi e Casagit, ed è disponibile in ebook e si può acquistare anche nella versione su carta dal sito edizioniallaround.it in attesa dell’uscita in libreria.
Scrive nell’introduzione Vittorio Roidi, presidente della Fondazione Murialdi: “L’odio contro le donne e il loro giornalismo. L’attacco sessista, le minacce, gli insulti beceri, un quadro preoccupante che mai avevamo visto. Quella che le colleghe dell’associazione GiULiA hanno elaborato è, allo stesso tempo, la fotografia di un fenomeno e un grido che deve essere subito ascoltato. Ciò che sta avvenendo è di una gra- vità eccezionale, non c’è tempo da perdere. La violenza contro le donne e contro la loro libertà di esercitare la professione giornalisti- ca deve avere risposte precise ed efficaci. Finora è stata sottovalutata. I casi aumentano. Tutta colpa dei social? Questi strumenti di comunicazione che internet ha messo a disposizione hanno aggravato il problema, come veicoli un tempo impensabili di offese e minacce. Fanno emergere un odio e un rancore che affonda però in una (in)cultura, che è tempo di portare alla luce. L’anonimato dei post e dei messaggi garantisce ai vigliacchi una probabile impunità. Qui sta parte della spiegazione, ma l’odio appare antico, radicato, è il segnale di sentimenti preesistenti, che solo ora appaiono esplodere”.