Libri del centinario felliniano – Enzo Lavagnini “fellinaria”

2 0

“Estate 1961. Un anonimo ricco industriale italiano offre un milione di lire per poter ispezionare da vicino i favolosi seni di Anita Ekberg. L’offerta non viene accettata”.

Nella fruttuosa vendemmia di libri felliniani usciti nel Centenario – chissà se il vino sarà altrettanto corposo – rimane ancora un grappolo da cui spiluccare. Il volume, stampato da Aliberti Editore, si intitola Fellinaria, di Enzo Lavagnini, e benché nasca con la funzione di un manuale di consultazione, di fatto veniamo catturati nella rete come si trattasse di un gradevolissimo e sorprendente testo di lettura. L’autore, esperto di Storia del Cinema, è riuscito a trasformare un regesto di notizie in un libro di intrattenimento, intuibile già dal sottotitolo: La Roma di Federico Fellini: I giorni. I luoghi. I personaggi. Chi resisterebbe a una simile esca, almeno tra i patiti del regista riminese? Ho cominciato a sfogliarlo e me lo sono goduto come fosse un romanzo. Anche perché il libro, che mostra ingrandito in copertina il francobollo dedicato a Fellini nel 2010, possiede il pregio di essere breve, 109 pagine appena, ricchissime in compenso di informazioni spesso introvabili.  Una miriade di spigolature che, organizzate in pagina una di fila all’altra, creano l’effetto di un inanellamento e ci inducono a procedere inseguendo una trama, il racconto di una intera vita, depurato da ogni letterarietà. Fatti non parole: una vera cuccagna.

La prima sezione è intitolata LUNARIO ROMANO e mostra in esergo una poetica osservazione di Orson Welles:

«Fellini è un ragazzo di provincia che non è mai realmente arrivato a Roma. Ne sta ancora sognando. E dovremmo essere tutti riconoscenti per quei sogni».

Quali sogni? Dopo un bel numero di pagine troviamo la dichiarazione di Fellini che suona come la risposta in/diretta al suo collega:

«Per rientrare la sera in via Margutta prima o dopo dovrò passare sui tetti delle macchine, o sui tetti delle case, come un personaggio di Chagall. Ma Roma è pur sempre affascinante. Io non potrei vivere in nessun altra città. È per me la città ideale, la più congeniale. Dove si trova la luce di Roma, la luce dei miei film? E il clima di Roma?»

Ma procediamo con ordine.  Partendo da una data precisa:

“Il 4 gennaio 1939, mercoledì, Fellini arriva a Roma con il treno, da Rimini”.

Ed ecco aprirsi un ventaglio di annotazioni che ci depositano nel cuore di un Ottovolante, simile al “toboga” rapinoso inventato da Federico ne La Città delle Donne. Ciò che segue è solo in parte risaputo, e mai in ogni caso esposto con tanta divizia di dettagli e riferimenti rari; saltabeccando nella cronistoria, passiamo da una suggestione all’altra, da uno scenario al successivo:

“Sugli schermi romani si può ammirare Mille lire al mese, con Alida Valli e Osvaldo Valenti”.

“Il 7 marzo 1939, il Marc’Aurelio pubblica il primo articolo di Federico, dal significativo titolo È permesso?

Autunno 1942, primo incontro con Giulietta Masina in un ufficio dell’Eiar che aveva la sede in via delle Botteghe Oscure.

Il 22 marzo 1945 nasce Pierfederico, Federichino, l’unico figlio di Giulietta e Federico, che vive solo fino al 24 aprile.

Proviamo a fare un po’ di slalom tra le curiosità meno note.

20 settembre 1952. Esce nelle sale Lo sceicco bianco, ma è un tale flop al botteghino che resterà in magazzino fin dopo il successo de La dolce vita quando, nel 1961, lo acquisterà la Cineriz,

12 gennaio 1956. Viene registrato al Comune di Roma il trasferimento della coppia Fellini-Masina da Via Lutezia 11 (la casa della zia di Giulietta) a Via Archimede 141 Scala A piano quarto interno 12. Un attico a cui si accede direttamente dall’ascensore.

Luglio 1957. Fellini finisce il trattamento di Viaggio con Anita o Viaggio d’amore, concepito per avere Sophia Loren come protagonista. Il film non si farà.

Aprile 1959. Giulietta è in Polonia impegnata nel film di Duvivier. Federico, che sta girando La dolce vita, chiede a Marcello Mastroianni di andare ad abitare da lui, per rispondere al telefono e dire “Fellini non c’è” nel caso qualcuno telefonasse a proposito di una certa culona, forse di Rimini. (ndr la signora era di San Marino).

4 febbraio 1961 Fred Buscaglione, alla guida della sua Ford Thunderbird muore in un incidente d’auto ai Parioli, a notte fonda, mentre sta raggiungendo Anita Ekberg che abita poco distante.

13 agosto 1962. Sulle strade di Fregene scontro d’auto tra la Jaguar di Fellini targata Roma 428700 e una Seicento. Il conducente della Seicento, il diciottenne Pierpaolo Perazza, deve essere ricoverato in ospedale. Illeso il regista.

5 novembre 1968. Data in cui i coniugi Fellini si trasferiscono nella loro casa definitiva di Via Margutta 110 A interno 5.

C’è molto altro, come potete immaginare, e siamo solo a metà vita.

Passiamo al capitolo: GUIDA ALLA ROMA FELLINIANA. Vengono elencati tutti i ristoranti, le edicole, i caffè, e i luoghi più impensati frequentati dal regista. Tra i quali:

“Ristorante Castaldi via del Nazareno 15. Il luogo dove Federico e Giulietta mangiano insieme per la prima volta, frequentato dopo la liberazione dagli ufficiali americani”.

Trattoria Il Cacciatore. Dietro il palazzo del «Messaggero», dove prende corpo l’idea di Roma Città Aperta, presenti Rossellini e Sergio Amidei.

“L’edicola di via Cola di Rienzo. Luogo prediletto da Federico, dove gli piaceva comprare di notte i giornali del giorno dopo”. È vero, posso testimoniare di persona.

Saltiamo una decina di pagine ricolme di aneddoti.

Casa Rosa, via dell’Imbrecciato 200. Il cimitero per animali nel quale è sepolto Arcibaldo, il cane di Federico e Giulietta (ndr un Basset Hound).

GUIDA AI LUOGHI DELLA FANTASIA

Tor de’ Schiavi. Quartiere Tuscolano. “Qui vennero girati gli esterni della casa della passeggiatrice che ospita Marcello e Maddalena ne La dolce vita.

Ospizio San Michele Lungo Tevere a Ripa. Ambientazioni per Agenzia matrimoniale, per I vitelloni e per La strada.

“La sfarzosa casa dell’editore de «Il Tempo», Renato Angiolillo, sull’Appia Antica, servì per ambientare gran parte della villa del divo ne Le notti di Cabiria. Il piano superiore fu invece ricostruito alla Safa Palatino”.

Colosseo. In Roma un doppio Colosseo. Quello vero e un Colosseo notturno che è solo un fondale illuminato in uno studio cinematografico.

Stabilimento Titanus vicolo della Farnesina 15. “Nel giugno e luglio del 1955 ospita le scene del veglione di Capodanno e altre scene de Il Bidone”.

Ed ecco Palazzo Altieri, dove Fellini in Roma cerca di strappare una testimonianza ad Anna Magnani. La ricostruzione dell’incontro è talmente esilarante che il lettore la leggerà in privato e per intero.

DINTORNI DI ROMA

“Tivoli e Bagni di Tivoli. La località termale sulla Tiburtina ospita la sequenza di Anouk Aimée e il locale dove Marcello porta il padre ne La dolce Vita”.

Isola di Ponza. Maggio 1969, il promontorio di Capo Bianco ospita le riprese navali di Fellini Satyricon: la cattura di Encolpio e l’uccisione dell’imperatore.

Filacciano. “Delizioso paesino a quarantasette chilometri a nord di Roma. Qui sono girate, in Piazza Umberto I, alcune scene notturne di 8 ½ con Claudia Cardinale e Marcello Mastroianni.

 

CASE PROPRIE E ALTRUI

Via Albalonga 13 Piazza Re di Roma. Qui Federico abita con la madre e la sorella nel marzo 1939.

Viale Bruno Buozzi 18. La casa di Rossellini dove la sera del 20 marzo 1949 Roberto presenta agli amici Ingrid Bergman appena arrivata dall’America. Tra questi Fellini, che ha decorato le pareti con caricature ispirate all’ormai imminente film Stromboli.

Racconta l’attrice (nella sua biografia): «Erano presenti tutti i suoi amici, Federico Fellini aveva attaccato ai muri delle meravigliose piccole caricature, in cui eravamo ritratti Roberto, io e l’Isola di Stromboli. Tutti parlavano e ridevano, bevendo champagne. Roberto aveva disseminato regalini destinati a me in ogni dove. Fui letteralmente sopraffatta».

I LUOGHI DEL LAVORO

Via Regina Elena 68 (oggi Via Barberini): al secondo piano c’è la sede della Redazione del «Marc’Aurelio». Il proprietario è Oberdan Cotone e il direttore è Vito De Bellis.

Via Tuscolana 1055. Cinecittà. La proprietà è dell’onorevole Carlo Roncoroni che diviene presidente degli Studios. Roncoroni è stato il proprietario della Cines distrutta da un incendio, il 26 settembre 1935, della quale Cinecittà rappresentava il miglioramento e il prolungamento.

Via della Fortuna 27. Il primo ufficio personale di Federico. È qui che prepara Toby Dammit.

ROMA. PERSONAGGI VERI E FINTI

Vincenzo Rovi, giornalista e umorista del «Marc’Aurelio». Scrive Federico: “Il fratello di Achille Campanile che firmava così perché l’aveva rovi-nato il fratello”.

Ciriola: bagnino, proprietario del mitico Bagni al Ciriola, vicino a Ponte Sant’Angelo. Qui si svolge l’episodio del tentato suicidio della sposina de Lo Sceicco Bianco.

Eugenio Ricci, il “Lupaccio”. Bidonista. Esperto del mondo dei bidoni, frequentatore del bar Canova, ebbe anche una particina ne Il bidone.

Pier Paolo Pasolini: «Ricorderò sempre la mattina in cui ho conosciuto Fellini: mattina favolosa, secondo la sua punta linguistica più frequente. Siamo partiti con la sua macchina, massiccia e molle, ubriaca ed esattissima (come lui), da Piazza del Popolo, e di strada in strada siamo arrivati in campagna: era la Flaminia? L’Aurelia? La Cassia?»

Gigetto Giacosi. Organizzatore. «Detto “il sorcio”. Era questo il benevolo soprannome di Giggetto Giacosi, organizzatore mitico del nostro cinema».

Mario Passante. Attore. “In Cabiria farà la parte dello storpio che paga le candele a tutte le puttane ed esige il miracolo con quella insistenza invadente con cui contrattava la parte con Federico».

La rassegna termina con Steven Spielberg che racconta di Fellini:

«Gli scrivevo quanto continuava a commuovermi e ispirarmi tutto quello che aveva fatto nel cinema e che modello importante nella mia vita era stato il personaggio di Marcello Mastroianni in 8 ½, che sentivo di vivere io stesso…»

Vi siete annoiati? Sono certo di no, perché si potrebbe andare avanti a oltranza, come ascoltando una favola. Dove però è tutto vero, verissimo. In questo prezioso volumetto senza tanti fronzoli, c’è la micro storia di Fellini, del cinema italiano e del nostro Paese. Se non vi basta ciò che ho scritto – e non credo che possa bastarvi – acquistate il libro, non ha prezzo. Nel senso che non trovo il prezzo indicato in quarta di copertina; e forse è giusto così, perché questo tipo di divertimento, ormai fuori moda, è impagabile.


Iscriviti alla Newsletter di Articolo21