La “militarizzazione” strisciante con il pretesto di migranti o diritti civili

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Accuratezza. Ecco una bellissima parola troppo spesso dimenticata da chi fa informazione. Sta per impegno attento e diligente, premuroso. Nel nostro caso riguarda il racconto di un fatto di cronaca. L’accuratezza non è la precisione, spesso impossibile da raggiungere nell’immediato, ma l’attenzione a fare bene una cosa. Viene da cura, una figura che arriva dal Mito e che contiene una saggezza antica e meravigliosa, in sostanza (per noi) significa dedicare tempo, riflettere, ricostruire con calma un evento.

E’ esattamente il contrario di quanto accade oggi nel nostro sistema informativo, sempre frenetico, nevrotico, spesso isterico nel voler raggiungere subito conclusioni, trovare colpevoli. E quanto si è verificato l’altro giorno con due nord africani additati subito (senza condizionali) dalla maggioranza dei media ( emittenti e online) come responsabili dell’omicidio del carabiniere Mario Rega Cerciello a Roma è un punto di arrivo. E’ bastata una fonte, nessuno l’ha verificata, sono stati rilanciati (quasi ovunque) slogan xenofobi, parole trucide, una rincorsa fra “sovranisti” a chi la sparava più grossa. Si è giunti persino al paradosso di un ex parlamentare, frequentatore di talk e redattore di un quotidiano, che ha accusato i media prudenti ( quelli che non dicevano il falso) di reticenza.

Siamo a questo. E qui siamo alla seconda parola di cui occuparci, mobilitazione, qualcosa che va oltre la propaganda. Sta per “chiamata alle armi” che la “nuova destra” sta portando avanti nel mondo. “Mobilitare i sostenitori e sabotare gli oppositori sono diventati i mezzi tramite i quali viene condotta la competizione politica” scrive William Davies in “Stati Nervosi” un libro fondamentale per capire il nostro tempo. “La sfera pubblica si sta organizzando intorno a principi di conflitto, attacco e difesa”. C’è insomma una “militarizzazione” strisciante che ha come pretesto i migranti o i diritti civili ( di quelli sociali nemmeno si parla), come arma la provocazione continua e il rilancio di parole d’ordine estreme, come obiettivo la conquista del consenso\potere dando in pasto costantemente ai propri sostenitori dei nemici da sbranare. Più che la fine del “politicamente corretto” siamo alla fine della correttezza e a un attacco alla convivenza. Magari alcuni dei protagonisti nemmeno si accorgono di quanto stanno facendo, travolti dallo “stato di guerra” e dal “fragore delle armi”, ma è così. Davies dice che nel nostro tempo la ricerca della “verità dei fatti” ( nei limiti di qualcosa che può essere successivamente rivisto e corretto) ha bisogno di un alleato fondamentale, il coraggio. Non accade solo in Italia, ma noi siamo in prima linea. Chi lo comprende scenda in campo. La Costituzione non è un pezzo di carta. Oggi abbiamo due problemi, la “forma di vita” isterica dei meccanismi informativi ( sapere tutto e subito, arrivare immediatamente alla conclusione) e la “chiamata alle armi” di chi la nostra Costituzione la vuole di fatto stracciare. Questo il punto che va affrontato con coraggio civile.


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