Nave Diciotti. “Stanno tutti bene”, ma quale tortura, ma quale sequestro, quale ricatto…

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La cosa più disarmante di tutta la vicenda della nave Diciotti è stato il quotidiano tentativo di rassicurare tutti sulle condizioni dei migranti costretti a restare a bordo. “Stanno tutti bene” ci hanno ripetuto ogni giorno, come in un ossessivo bollettino medico che pretendeva di mostrare l’umanità di chi impediva a quelle persone di scendere dalla nave. “Stanno tutti bene” ci hanno detto ogni giorno, fino all’ultimo giorno, anche dopo che lo sbarco, finalmente, è stato ultimato. Ce lo hanno detto imbarazzati parlamentari cinque stelle, ce lo ha ripetuto il ministro della paura, lo hanno recitato come un mantra i seguaci della linea “pugnodiferro” del ministro papà.

A vicenda conclusa, il Presidente del Consiglio ha scritto, tra l’altro, che: “abbiamo prestato loro continua assistenza sanitaria e fornito tutto il vitto necessario”. Ma a che serve questa nuova, paradossale versione di “buonismo” che dichiara di voler preservare il benessere di quegli uomini, donne e bambini seppure usati come ostaggi e lasciati per giorni sul ponte della nave della Guardia Costiera?

Le parole hanno sempre un senso. I messaggi che le parole rimandano contengono la sintesi di una progettualità politica, la stessa che il ministro della paura poco tempo fa chiamava “la retorica della tortura” e in un filmato, autoprodotto senza alcuna mediazione giornalistica, mostrava il modello “innocuo” di un centro di detenzione in Libia. La stessa logica che ha spinto il ministro della paura a chiamare “illegali” quei naufraghi a bordo del pattugliatore Diciotti, che, ad onor del vero, se gli fosse stato consentito chiedere asilo, avremmo scoperto che ne avevano formalmente diritto. Non esiste un migrante “illegale”, neanche se entra in modo irregolare in Italia può essere definito “illegale”. E in questo specifico caso, ovvero eritrei e somali, sono rifugiati, in fuga da una dittatura sanguinaria, dalla guerra, rifugiati altro che “illegali”.

“Stanno tutti bene”, ma quale tortura, ma quale sequestro, quale ricatto. Si ripete come un mantra quel messaggio rassicurante per negare l’evidenza, ed è maledettamente simile nel significato a quelle rassicuranti fotografie di altri sequestri quelle con il quotidiano del giorno che mostrava l’esistenza in vita del sequestrato e ribadiva la necessità di pagare il riscatto, ottenere il risultato. Un ricatto, certo, un ricatto all’Europa. È stato scritto con grande evidenza in questi giorni, un ricatto perpetrato dalle istituzioni che hanno dimenticato di aver giurato sulla costituzione.

Le parole hanno sempre un senso. Il vicepremier Di Maio dice che quelle del ministro della paura sono scelte politiche condivise da tutto il governo e non sono in contraddizione con il “contratto di governo”. La politica viene prima del diritto, dunque, prima della costituzione? Dice in tv Giulia Bongiorno, ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione: “se c’è una limitazione della libertà che in astratto può sembrare un sequestro, se viene posta in essere per adempiere un dovere, è come si scriminasse il reato. Il ministro Salvini in questo momento sta adempiendo al suo dovere di Ministro, e lo sta esercitando con delle scelte politiche, che possono non essere condivise, ma sono scelte di un ministro”.

Il professore ordinario di diritto costituzionale Roberto Bin le risponde che questo pensiero è fascismo: “Lo avrebbe potuto esprimere qualche tirapiedi di Mussolini, non già un ministro della Repubblica italiana, che ha giurato fedeltà alla Costituzione nelle mani del Presidente della Repubblica. Perché la Costituzione è stata scritta proprio per questo, per mettere un argine al potere politico, imbrigliarlo in regole, procedure e limiti che servono a proteggere i nostri diritti e le nostre libertà. Il ministro che compie le sue scelte lo può e lo deve fare nell’ambito della Costituzione e delle leggi dello Stato. “In astratto può sembrare un sequestro di persona”: è un’affermazione gravissima, tanto più in bocca a un ministro e tanto più se il ministro è una donna di legge che, si deve ritenere, non parla a vanvera.”

Insomma, dire che “stanno tutti bene” serve a distrarci dal problema centrale di tutta questa vicenda fatta di azioni precise e parole fuorvianti che non hanno l’obiettivo di proteggere i nostri diritti e le nostre libertà.

Agire al di fuori delle leggi ha esattamente l’effetto opposto, riduce i diritti e le libertà di tutti. Lo ha scritto con chiarezza il Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà nell’informativa alle procure di Agrigento e Catania: “Alle persone non è consentito scendere dall’imbarcazione malgrado non vi sia alcun atto motivato di limitazione della libertà personale disposto nei loro confronti da parte della competente Autorità, né alcuna apparente ragione pratica di impedimento.”

Sequestro di persona, arresto illegale, abuso d’ufficio. Ne consegue l’avviso di garanzia al ministro ed al suo capo di gabinetto. E l’indagine fa perdere il controllo a quei giornali abituati alle urla che riprendono goffamente a seminare paura, come il Giornale che si dimentica di aver appena magnificato la riduzione di oltre l’80 per cento degli arrivi e torna a titolare “sbarchi senza sosta”. Ennesimo insulto al buon senso ed alla verità. Fuori dalle regole, fuori dalla costituzione, fuori dalle leggi. Certo, si chiamano reati. Ma state, stiamo tranquilli, “stanno tutti bene”.

 


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